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Giuseppe Conte, il sospetto di Pietro Senaldi: "Dispiegamento di agenti per Natale? Teme una sedizione di massa"

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Pietro Senaldi
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Mentre Putin vaccina gratis i russi, Conte tiene prigionieri in casa gli italiani a Natale, Santo Stefano e Capodanno. I fini analisti raccontano che lo zar Wladimir è un dittatore mentre Giuseppe è l'avvocato del popolo, ma per le feste i due sembrano essersi scambiati i ruoli. «Non militarizzeremo l'Italia» promette la ministra dell'Interno, che forse pensa davvero di essere in guerra. I progetti del governo però la contraddicono, almeno in parte. Il premier schiererà per le strade 70mila agenti, chiamati a verificare se davvero, con la macchina carica di pacchettini regalo e i figli sul sedile posteriore, stiamo andando dai nonni o a un rave-party privato in qualche cantina di periferia. È una situazione tragicomica. Per il 25 dicembre sono previsti non più di cinquemila contagi al giorno in tutta Italia e un indice di trasmissione del virus tra lo 0,5 e lo 0,7%, più o meno quello che avevamo a giugno, eppure il governo organizza controlli a tappeto che non si sono visti neppure ai tempi del sequestro Moro.

 

 

La Lamorgese si è vantata di aver fatto sei milioni di controlli nelle ultime settimane. Se avessimo impiegato contro gli immigrati clandestini, la n'drangheta o gli stupratori la metà delle forze dell'ordine e delle energie economiche e mentali utilizzate per far la guerra agli italiani in questi mesi, avremmo guarito per sempre una delle piaghe del Paese. I casi sono due. O il premier ritiene che gli italiani siano completamente tonti, oppure teme una sedizione di massa. Altrimenti non si spiega un simile schieramento di forze, che comporta anche un esborso considerevole per le casse dello Stato, visto che il lavoro straordinario a Natale e Capodanno non è gratis. Probabilmente sono vere entrambe le cose.

LONTANO DALLA REALTà
Nei giorni pari Conte ci tratta come dei bambini. Ci parla con tono paternalistico, prevalentemente nei fine settimana, riempiendoci di affettuose raccomandazioni e impegnandosi a sembrare preoccupato per noi. Alterna bastone e carota, ci fa i complimenti per la nostra responsabilità ma poi ci riempie di disposizioni come una madre apprensiva, con il risultato di confonderci. Non rende conto degli errori che commette e non spiega nulla di quel che fa né delle ragioni che lo muovono. Quando si rende conto di aver fatto un casino, passa alle maniere forti e ci mette in punizione nello stanzino di casa.

Nei giorni dispari il premier pensa invece che siamo un popolo di potenziali criminali e aspiranti untori-stragisti. Veste la divisa del maresciallo, non dà retta a nessuno, tantomeno agli amministratori locali, a differenza sua eletti direttamente dal popolo, ed emana provvedimenti limitativi della libertà dei cittadini che hanno paragoni solo in Cina e nei regimi del Sud-Est asiatico. In ogni caso, malgrado i modi azzimati, il sequestratore del popolo appare sempre prepotente, in ritardo, sospettoso e distante dalla realtà quotidiana dei cittadini. Tanto che non si capisce se i 70mila agenti di Natale servano per difendere gli italiani da loro stessi o da lui. Oppure per difendere lui dagli italiani, popolo fastidiosamente placido e non ricco di coraggio, tantomeno di istinto di rivolta, ma che sembra intenzionato a passare il 25 dicembre ignorando le grida del governo che per ora, con i suoi provvedimenti, è riuscito a congestionare i mezzi di trasporto per tutta la settimana prenatalizia.

Non potendo lasciare il proprio Comune dopo il 20 dicembre, treni e aerei hanno esaurito le prenotazioni per i giorni precedenti e si pensa a rafforzare le tratte. Per non contagiarci al cenone, finiremo per farlo in viaggio. Il governo sarà felice: a Natale le famiglie non si raduneranno intorno al tavolo del nonno, come temuto. Ci assembreremo al pronto soccorso con tutti i nostri congiunti, che avremo già contagiato.

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