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Roma, una persona su dieci possiede una pistola in casa: paura e affari sporchi le cause

Chiara Pellegrini
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Che siano pistole o fucili, i dati sono inequivocabili: un romano su undici detiene un'arma da fuoco in casa. Gli ultimi numeri della Questura (anticipati dal sito Tpi.it), sono allarmanti. A Roma città, su oltre due milioni e 800 mila residenti, le armi da fuoco regolari sono 253.055, con 176.450 possessori. In provincia ce ne sono 171.812 (128.237 persone autorizzate), senza considerare l'arsenale in possesso dei circa 20mila degli istituti di vigilanza privati. I fatti di cronaca degli ultimi mesi mettono in luce il quadro di una città dal grilletto facile. Basti pensare che a casa di uno dei 3 minorenni indagati per la rissa al Pincio di due settimane fa è stata ritrovata una pistola. Solo tre giorni fa due ventenni armati di pistola hanno rapinato la microcar di un 70enne, costringendolo ad uscire dal mezzo per poi scappare via. E poi negli ultimi mesi sparatorie in strada, nei quartieri periferici Trullo e San Basilio, ma anche nel quartiere bene di Balduina a Nord della Capitale. Ad agosto un bambino di 7 anni è morto a causa di un colpo esploso dalla pistola detenuta regolarmente dal nonno 76enne. Solo a giugno, alla Magliana, gli agenti della polizia hanno scoperto un box auto trasformato in arsenale. Due cittadini italiani di 30 e 31, ci tenevano armi mai denunciate. Armi ma anche altri "attrezzi" pronti ad essere venduti on line: sfollagente tipo tonfa e telescopici, calci per armi lunghe tipo Ak, blocco percussore per pistole Glock, vari pugnali e Karambit. Pochi mesi prima, a maggio, un'altra Santabarbara è stata rinvenuta nell'intercapedine di un sottotetto a Città Giardino.

 

 

Ma perché questa corsa alla rivoltella tra i romani? Per tentare di comprendere le motivazioni si può scorrere l'analisi condotta dall'Fbi sul bisogno di sicurezza negli Stati Uniti. I ricercatori del Brookings Institute di Washington, incrociando i dati del National Instant Criminal Background Check System (Nics), hanno scoperto che a partire dal marzo scorso - immediatamente dopo la proclamazione da parte del presidente Donald Trump dello stato di emergenza nazionale per l'epidemia di Covid-19 - è stato registrato un aumento di oltre 3 milioni di armi vendute rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, la metà nel solo mese di giugno in concomitanza con il peggioramento dell'epidemia. Negli Usa il ricorso all'arma di autodifesa comporta meno obblighi burocratici e autorizzativi.

Da noi la procedura sarà anche più complessa ma resta lacunosa. Alle 250mila armi denunciate bisogna infatti aggiungere il "non emerso". Tutti quelli che una volta intascata la licenza per uso sportivo o per la caccia non si recano al poligono ma tengono l'arma in casa, a volte in ufficio o in auto senza alcun obbligo di rinnovare il documento di anno in anno. E invece il porto d'armi (norme del 2014) andrebbe rinnovato ogni 6 anni. Però le conseguenze per chi viene beccato con il porto d'armi scaduto sono assi blande. L'arma non viene ritirata. Al possessore vengono concessi altri 30 giorni per chiedere il rinnovo.

Secondo l'Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal) di Brescia da 2 anni in Italia gli omicidi commessi con armi legali superano quelli di tipo mafioso: nel 2018 e 2019 sono 19 e 28 gli omicidi di mafia, ma 54 e 34 quelli con armi legali. Nel 2018 gli italiani in possesso di una licenza sportiva erano più di 585mila. Per ottenere l'autorizzazione dalla Questura bisogna presentare il certificato medico di idoneità psico-fisica e quello di abilitazione al maneggio delle armi. Poi basta presentarsi in un'armeria e comprare l'arma che si desidera. Ma pochissimi si esercitano al poligono. Gli affiliati alla Federazione tiro a volo (Fitav) e Unione italiana tiro a segno (Uits), nel 2018 erano appena 97mila, se poi si sommano i tesserati della Federazione Italiana Tiro Dinamico Sportivo (poco più di centomila) e gli 80.000 circa dei circoli privati e federazioni riconosciute, siamo ad una cifra ben lontana dall'1,4 milioni di licenze e porti d'armi (dati ministero dell'Interno 2017) concesse in Italia. Tutti gli altri sono "tiratori fantasma".

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