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Matteo Renzi, Antonio Socci: "Ora può farci sognare col governo dei migliori. Addio Conte per Draghi?"

Antonio Socci
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 I parametri vitali del governo Conte bis ieri indicavano "decesso", a voler prendere per buone le parole di Ettore Rosato, vicepresidente della Camera e coordinatore nazionale di "Italia Viva", che ha dichiarato: «A oggi non c'è più la fiducia tra la maggioranza e il premier». Infatti un tempo, dopo un'esternazione simile di un importante esponente di un partito di governo, il presidente del Consiglio sarebbe salito al Quirinale a rassegnare le dimissioni. Ma ormai è totalmente saltata la grammatica istituzionale e politica e sappiamo che parole come quelle di Rosato prospettano, casomai, una trapasso in differita. Infatti i quotidiani da giorni mettono in pagina la cronaca di una morte annunciata che sembrerebbe doversi verificare, definitivamente, dopo il 6 gennaio. In questo caso l'Epifania, che «tutte le feste si porta via», ci libererebbe pure dei guastafeste (come ieri li ha definiti Vittorio Feltri).

C'è chi sostiene (in genere chi è parte del governo) che una crisi nel pieno della pandemia sarebbe irresponsabile e verrebbe giudicata come deplorevole dal Paese. Molti al contrario, nel Paese, pensano che irresponsabile sarebbe semmai la stanca sopravvivenza di un governo così disastroso, in una crisi tanto drammatica. Lo scenario peggiore è l'"ammuina" nel caso in cui tutto si risolvesse in una giostra di poltrone. Questo sì verrebbe probabilmente percepito dal Paese come un inaccettabile gioco di potere nel Palazzo, come una dimostrazione di cinismo, nel pieno di un'emergenza sanitaria ed economica. Infatti se i partiti di governo ritengono che il governo attuale vada bene e stia dando ottimi risultati devono lasciarlo lavorare. Se lo giudicano inadeguato e deludente deve essere cambiato per il bene del Paese.

 

 

 

Nessuno, anche fra i partiti di governo, può davvero affermare che questo governo vada bene. Sarebbe impossibile: «Il nostro Paese è quello con il tasso di mortalità più alto in assoluto in Europa», ha ricordato Rosato. E disastrosi sono anche i dati economici. Secondo Rosato «gli altri partner di governo sono d'accordo con noi». Ma nei partiti governativi prevale il desiderio di tenersi stretto il potere, casomai ridisegnando la mappa delle poltrone ministeriali e ridimensionando lo strapotere del premier accentratore. La voglia di una nuova spartizione è però attenuata dalla paura in quanto l'apertura di un'eventuale crisi di governo potrebbe avere esiti imprevedibili e, alla fine, destabilizzare il loro monopolio del potere. Per questo stanno cercando degli espedienti per sostituire qualche ministro senza aprire direttamente una crisi. Ma con un cosiddetto "rimpasto" - termine che viene dalla prima repubblica, quando appunto si litigava per ridistribuire quote di potere - si possono cambiare due o tre ministri senza aprire la crisi? Difficile anche per l'incognita rappresentata da "Italia viva" di Matteo Renzi. Non perché il partito dell'ex premier sia insensibile all'idea di ridiscutere le poltrone ministeriali. Ma per un motivo strategico di fondo che, per Renzi, è molto più importante. Il politico fiorentino sa tre cose certe. La prima è che questo governo, già fallimentare nella lotta alla pandemia, non è assolutamente in grado di affrontare la grande emergenza economica che sta piombando sul Paese e che potrebbe farlo crollare. La seconda è questa: andando avanti con il governo Conte si arriva subito al semestre bianco e poi alle elezioni del 2023 e "Italia viva", del tutto marginale, con qualunque legge elettorale diventerebbe un gruppuscolo residuale (anche per il taglio dei parlamentari).

Ricerca di una nuova fase - La terza: in caso di crisi di governo le elezioni anticipate non ci saranno (anche perché le vorrebbero solo Lega e FdI) e Renzi avrebbe l'opportunità di lanciare (magari con il nome di Draghi) un governo "di alto profilo" e finalmente "all'altezza" per uscire dall'emergenza sanitaria e affrontare "da competenti" l'emergenza economica. Lui sarebbe lo stratega (come nell'estate 2019) di una nuova fase, con un governo che - nei suoi disegni - spaccherebbe i due poli e pure il M5S dando proprio a Renzi la centralità politica che, in prospettiva, nelle sue speranze, gli permetterebbe di aggregare attorno a sé un polo moderato. Certo, a gennaio può capitare pure che Renzi faccia marcia indietro e si accomodi alla redistribuzione delle poltrone ministeriali. Ma così sa che non avrebbe più futuro. Mentre la svolta che ha in mente sarebbe da lui promossa come un urgente piano di salvataggio - sanitario ed economico - dell'Italia. Un governo d'emergenza in cui lui sarebbe protagonista e a cui Conte e Zingaretti potrebbero contrapporre solo lo stanco trascinamento, per tre anni, di un governo senza bussola che si impantana perfino con le date del pasticciato Dpcm natalizio. La partita è aperta.

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