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Coronavirus, Gesù Bambino portaci il vaccino. Farina: "Solo così si torna alla normalità"

Renato Farina
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In tante cose la Santa Notte di quest' anno sarà diversa dalle precedenti duemila. La sua segreta essenza però non è perduta. La nostalgia dice una verità da rendere viva oggi. Questo è il tempo in cui - come ci fu insegnato - chiedere al Bambinello, il Dio incarnato in mezzo alla nostra miseria di poveri cristi, i doni desiderati. Si tratta di risvegliare il fanciullino che è noi. E se l'abbiamo ammazzato con dosi quotidiane di cinismo, è la volta buona di farlo risorgere. Stavolta chiediamo al figlio di Maria e Giuseppe, con la voce dei nostri piccoli, un regalo nuovo, una pozione sanificante: il vaccino. Oltre alla PlayStation n. 5 digitale, ovvio, guai se no, non guasterebbe una fornitura di siero, per tutti noi italiani e per tutto il mondo. Non è che stiamo chiedendo nulla di nuovo: invece della moltiplicazione dei pani e dei pesci, è il caso di aggiornare, in questo post-Concilio, anche i prodigi, e sfami la folla dotandola dell'arma letale contro il virus. Il vangelo dell'infanzia di Tommaso, apocrifo ma con aneddoti autentici, racconta di molti miracoli di Gesù Bambino. Sarebbe gradito e davvero inaudito il prodigio di uno sveltimento della burocrazia romana, instillandole una capacità organizzativa finora sconosciuta in questi mesi di pandemia. È necessario di sicuro, perché se va avanti così, pagheremo a caro prezzo i mortiferi ritardi che l'Europa e in particolare l'Italia hanno accumulato nel procurarsi e nell'iniettare il contravveleno del Covid. Russia, Gran Bretagna e Stati Uniti d'America stanno già procedendo da settimane o giorni, noi inizieremo il 27. Ma pare che il nostro Paese non abbia finito di attrezzare i primi ventidue padiglioni negli ospedali, e i medici ed infermieri non siano in numero bastevole.

Ritardi e furbizie - Un altro regalo del Divin Pargolo assai gradito dal popolo dei fedeli e degli increduli sarebbe quello di dissolvere il fumo della corruzione e di rimediare ai suoi danni gravissimi. Secondo le rivelazioni del settimanale tedesco Spiegel, la Commissione europea per i farmaci, l'Ema, avrebbe ritardato il nulla osta al vaccino Pfizer -Biontech (americano e tedesco) e ne avrebbe prenotato dosi insufficienti per i 500 milioni di europei per consentire ai francesi di Sanofi la approvazione e la vendita delle loro dosi. Ma hanno fatto un mezzo fiasco e sono in clamoroso ritardo. Risultato, rischiamo di non riuscire a essere "pungiuti" entro l'autunno prossimo! La Germania aveva fiutato la truffa. La Merkel, che ha già costretto l'Ema a pronunciarsi una settimana prima rispetto all'agenda sonnacchiosa preventivata, si sta muovendo ad acquistare per conto proprio le fiale, e al diavolo il carrozzone maleodorante di Bruxelles. Ci sono altri vaccini americani tipo quello di Moderna acquisibili. Ci sarebbe da acquistare anche quello russo, che per noi italiani arriverebbe via Berlusconi in un batter d'occhi, ma sarebbe necessario un rapido cambio di governo, e nell'emergenza scavalcare per ragioni umanitarie l'Ue. Figuriamoci se lo fanno i giallorossi. Impossibile però che il Bambinello faccia il miracolo del cambio di governo: il Figlioletto della Madonna non andrebbe mai contro la Costituzione e le prerogative del capo dello Stato, ma un simpatico pizzicotto potrebbe darlo al presidente Mattarella, e nell'attesa che Sergio si decida, già che c'è convinca lo Spirito Santo a dare una spruzzata del don dell'intelletto a Conte, Speranza e Arcuri. Forse però ce ne vorrebbe una damigiana. Comunque sia, smettiamola per un momento di lamentarci e mettiamo un altro disco: quello della speranza in questi giorni vigiliari, senza smettere di vigilare come dice la parola stessa. Sicuri di un fatto: non bastano il Covid e il governo Conte a strappare il cuore al Natale, a mutargli il Dna. Certo, mancheranno gli abbracci, il radunarsi con i propri cari. Ed è tanta roba. Spiace anche per non poter respirare quei profumi musicali che ci tiriamo dietro dall'infanzia come una nebbia zuccherata. Vietato cantare a cappella Astro del Ciel, perché gli spruzzi delle voci bianche innaffierebbero i devoti di coronavirus come i Canadair. Addio suonatori di piva e di zampogna, che peccato mortale. Ancora nel 2019 arrivarono fino a Milano. Li davano per morti già trent' anni fa, spariti come dicevano fosse capitato alle lucciole, ma sono tornati sempre, lucciole e zampognari. Stavolta niente pive. Il Dpcm non ha previsto deroghe per i pastori d'Abruzzo, neppure ci saranno ristori e crediti d'imposta per loro. Gli scriteriati andavano in giro senza dare ricevute per gli spiccioli dei nostri nipoti incantati. Pazienza. Ci ostiniamo a credere che sia Gesù Bambino a essere il festeggiato, non c'è virus o disposizione governativa che possa spegnere la sua luce. Possiamo anzi liberarla dalle cianfrusaglie di tradizioni fasulle. Quest' anno abbiamo una grande occasione. Chi di presenza, chi in video chiamata, possiamo e dobbiamo finalmente dichiarare morto l'inutile usurpatore del buon Gesù, quel Babbo Natale troppo fifone per affrontare la traversata in atmosfere contaminate dal Covid, quindi annegato a causa del disgelo della calotta artica per punizione divina. Le sue renne liberate dalla schiavitù sono felici in Lapponia. Anzi no. Basta palle, bastano quelle attaccate all'abete. Spieghiamo ai piccoli che questo periodo della nostra vita è troppo serio per farsi burlare dal marketing della Coca Cola. Non è più tempo di finzioni, e non ci sono storie e verità più belle di quelle narrate nei vangeli.

Racconti aggiornati - I presepi viventi sono stati soppressi, per ovvie ragioni di sicurezza. Lo strepitio dei figuranti con indosso le ali degli angeli annullato. Il fiato dell'asino cui porgere la guancia gelata del nipotino, questo Natale non si fa. Ma si può raccontare il coraggioso viaggio di Maria e di Giuseppe. L'antica storia dei Magi, vera e leggendaria, storica ma fantastica, colorata com' è dalle narrazioni primitive, può essere utilmente trasformata in una parabola concreta come il torrone e i giocattoli posati vicino all'albero. Si tratta di aggiornare il genere antico dei racconti di Natale. Niente a che fare, non siamo mitomani, con quelli meravigliosi di Charles Dickens e neppure vivaci al modo delle varianti amabili tramandate nelle valli alpine e poi transumate nelle pianure, ma una storia autentica e persino poetica la si può imbastire. Anche il Tg 1 insieme a tutti gli altri ne mostrerà le immagini veritiere. Invece dei cammelli indolenti con le zampe sanguinanti a causa dell'abrasione sul nostro asfalto, loro che erano abituati alla soffice sabbia del deserto, la carovana è quella dei Tir che dal Belgio proprio la Vigilia di Natale attraverseranno le Alpi e arriveranno a Roma, portando nel freddo e nel gelo i vaccini. E dallo Spallanzani, al centro della raggiera, partiranno i camion dell'esercito. Sono loro i soldati del bene che trasferiranno le fiale negli altri 21 ospedali destinati a distribuire questo regalo di Gesù, e se vogliamo essere precisi, anche dei Re Magi. 

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