Cerca
Logo
Cerca
+

Coronavirus, Il vaccino Astrazeneca è in fase di approvazione. Pronte 40 milioni di dosi, ma attenti a Giuseppe Conte

Alessandro Gonzato
  • a
  • a
  • a

 La buona notizia è che entro giovedì, ma potrebbe essere già oggi, la britannica Medicine and Healthcare Regulatory Agency dovrebbe approvare il vaccino di Astrazeneca: l'Italia ha acquistato oltre 40 milioni di fiale. Quella cattiva, tanto per gli italiani quanto per il diretto interessato, è che la distribuzione sarà affidata a Domenico Arcuri, il commissario all'emergenza aggravata quotidianamente dalla sua impreparazione. Il vaccino anglo-italiano, realizzato dall'inglese Astrazeneca in collaborazione con l'Università di Oxford e la Irbm di Pomezia - azienda di biotecnologica molecolare romana su cui ha investito la Regina ma non l'avvocato di Volturara Appula - dovrebbe arrivare in Italia in due fasi: a gennaio sono attese 16 milioni di dosi e a febbraio altre 24. Ciò non potrebbe che modificare il fantasioso piano di Arcuri, il quale ha affermato che andremo avanti a 450 mila iniezioni alla settimana e peccato che così saremo tutti immunizzati non prima del 2022 inoltrato, altro che settembre 2021, data indicata dal braccio disarmato e disarmante di Giuseppe Conte.

Se davvero oltre i 17 milioni di vaccini Pfizer dovessimo avere i 40 di Astrazeneca, allora sì che potremmo pensare di annientare il Corona in concomitanza con l'estate, considerato anche che con l'inizio della bella stagione - ne abbiamo avuto la prova - il contagio cala già da solo. Che il via libera ad Astrazeneca sia questione di ore lo ha confermato il Sunday Times e la notizia è stata rilanciata da tutti gli organi d'informazione del Regno Unito: la distribuzione, in Inghilterra - 100 milioni le dosi prenotate - dovrebbe cominciare il 4 gennaio. L'arrivo in Europa è vincolato al successivo nulla osta dell'Agenzia europea per il farmaco: se le tempistiche dell'Ema saranno le stesse del siero Pfizer (ma al momento nessuno ne ha certezza), ecco che la data dovrebbe essere compresa tra il 20 e il 25 gennaio.

 

 

«Il nostro vaccino», ha affermato Pascal Soriot, amministratore delegato della multinazionale londinese, «è efficace al 95%, come quello di Pfizer-Biontech, ed è in grado di eliminare al 100% i sintomi del Covid». Il siero ha costi molto contenuti (4 dollari a dose) ma soprattutto può essere conservato a una temperatura compresa tra gli 8 e i 2 gradi sottozero, nulla a confronto degli 80 richiesti dal prodotto della Pfizer. È un fattore che dovrebbe velocizzarne di molto la distribuzione, ma il condizionale è sempre d'obbligo quando di mezzo ci sono Conte e la corte dei miracolati. Citiamo solo uno degli ultimi capolavori. Ieri, ossia l'indomani del "Vaccine-Day", il ministro della Salute Roberto Speranza si è spinto oltre il consentito dicendo che «nell'immediato la distribuzione del vaccino tra i singoli Stati può variare in base a fattori casuali». Fino a qui ci può anche stare. Ma sentite come ha proseguito: uno di questi «fattori», secondo il rappresentante dell'inesistente "Articolo 1", «è la distanza dagli stabilimenti. Quelli di Pfizer», ha tentato di spiegare Speranza, «sono a Bruxelles, quindi in Germania arrivano prima che da noi». Ora: d'accordo che al ministero degli Esteri c'è Luigi Di Maio, uno per il quale i libanesi e i libici sono la stessa cosa, Pinochet era venezuelano e la Russia è un Paese del Mediterraneo, ma a quanto ci risulta Italia e Spagna sono equidistanti da Bruxelles, eppure a Madrid domenica sono arrivate col primo carico 450 mila dosi, mentre al Paese di Giuseppi la miseria di 9.750.

A oggi non ci sono evidenze che la "variante inglese" del Covid possa inficiare il siero prodotto tra Oxford e Pomezia (in tal senso sono in corso approfondimenti), e questo mette ancor di più Arcuri con le spalle al muro. Il commissario calabrese pochi giorni fa ha avuto l'ardire di affermare che se a metà gennaio i casi di Corona non saranno azzerati la campagna vaccinale potrebbe risentirne sensibilmente: stupidi noi che pensavamo che il vaccino servisse proprio per debellare un virus nel momento in cui è particolarmente presente tra la popolazione. Ieri Alexander Gintsburg, responsabile del centro russo Gamaleya, ha informato che la combinazione tra il vaccino Astrazeneca e il siero Sputnik V darà un'immunità di due anni. Il vaccino anglo-inglese, a maggio, era quello in fase più avanzata e già allora i responsabili del progetto avevano comunicato che sarebbe stato pronto per la distribuzione tra dicembre e gennaio.

L'Italia aveva la soluzione in casa, si sarebbe potuta garantire una fornitura pari a quella inglese - di fatto rendendo molto meno urgente l'arrivo di immunizzanti realizzati da altre aziende - ma come dicevamo Conte non ha preso in considerazione il progetto presentatogli dalla Irbm. E dire che i vaccini sarebbero partiti per tutta Italia da Roma, che è più vicina di Bruxelles.

Dai blog