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Pietro Senaldi contro il Pd: "Ci attaccano perché diciamo la verità sui vaccini"

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C'era una volta un partito della sinistra, grande nei numeri, nelle ambizioni, e nelle scemenze con cui lavava il cervello ai suoi elettori. Era il Pd, ex Pds, ex Ds, ex Pci. Oggi quel partito non ha più numeri adeguati che gli consentano di menare il torrone. Vivacchia alla metà dei consensi ai quali lo portò Matteo Renzi, alle Europee del 2014. Ma oggi quel partito non è più grande neppure nelle ambizioni. 

È riuscito ad arrivare al governo con un gioco di palazzo, dopo che gli italiani lo avevano bocciato sonoramente, relegandolo dietro al centrodestra e ai grillini, ma di fatto non governa, e neppure desidera farlo. Si limita a occupare poltrone, delegando ogni responsabilità e scelta a Conte, ai suoi commissari, alla Ue, perfino a Di Maio. Gli italiani, anche i più informati, non sanno quale idea del Paese abbiano Franceschini, Boccia, Zingaretti, Marcucci, la De Micheli e Orlando, l'attuale crème dell'ex carrozzone rosso. Il migliore in circolazione sembrerebbe il ministro Amendola, costretto al ruolo di funambolo tra Bruxelles, Palazzo Chigi, le mattane di Casalino, i tremori di Speranza, la calcolatrice rotta e le lenti appannate di Gualtieri, ministro dell'Economia senza laurea in Economia. 

 

Le sole cose che sono rimaste davvero grandi nel Partito Democratico sono le incredibili frottole che i suoi esponenti sfornano a getto continuo per infangare chi li critica, sperando di pulirsi il cappotto scaricando sugli altri il letame con il quale se lo sono lerciati. Così due giorni fa i deputati dem, i quali hanno ottenuto seggio e stipendio grazie a Renzi, che oggi schifano e combattono pur di tenersi la poltrona, hanno fatto un comunicato contro il nostro giornale accusandoci di sfornare «fake news che sono un insulto al Paese». I progressisti reputano che sia «intollerabile» che Libero non fermi la sua propaganda neppure davanti ai vaccini». I trinariciuti ce l'hanno con noi perché abbiamo scritto che tutti i Paesi stanno vaccinando a più non posso tranne l'Italia, a causa di Arcuri, che ha comprato meno dosi degli altri, non si è coordinato con le Regioni, ha sbagliato l'acquisto delle siringhe, non ha coinvolto nell'operazione la sanità privata e ha fatto un bando per l'assunzione a tempo degli infermieri necessari al programma di profilassi tardivo e impreciso. 

Sono tutte verità documentate. Quando abbiamo scritto l'articolo per cui ci accusano l'Italia aveva utilizzato meno del 10% delle dosi di siero di cui disponeva, che comunque sono di numero ben inferiore (470mila) rispetto a quelle in dotazione agli altri Stati. E ancora oggi abbiamo un decimo dei vaccinati rispetto alla Gran Bretagna e a Israele, la metà di quelli tedeschi e, parametrati alla popolazione, il 25% di quelli ungheresi e un ottavo dei portoghesi o dei danesi. Abbiamo calcolato che, andando avanti a questo ritmo, serviranno 23 anni per vaccinare tutti gli italiani. Si tratta di matematica, non opinioni. Peraltro le responsabilità principali non sarebbero neppure da imputare ai dem, visto che Conte, Casalino, Arcuri e Speranza, governano la pandemia da soli. Ma i deputati Pd, anziché difendere il popolo, difendono l'avvocato del popolo e delle cause perse. Brutta fine. 

 

Si chiamano democratici ma si accontentano di fare le belle statuine in Parlamento, inghiottendo senza fiatare decreti presidenziali e approvando manovre finanziarie in barba a ogni prassi e regolamento. Hanno abdicato al ruolo di partito guida della sinistra per fare i reggicoda del premier e del super commissario alla pandemia. Un tempo i comunisti mentivano in nome dell'ideologia, per convincere la gente che, se avessero governato loro, sarebbe stata meglio. Oggi mentono in nome della difesa della propria poltrona. Siccome urlare più forte di chi urla di mestiere non fa per noi, come sempre ci sediamo sulla riva del fiume e aspettiamo. Il governo ha detto che entro marzo saranno vaccinate tredici milioni di persone. Saremmo felici se, per una volta, avesse ragione lui e non noi. Ma i primi a non crederci sono i pochi piddini onesti. «Bisogna fare di più per i vaccini, o finiremo tra dieci anni» recita la nota divulgata ieri dal dem Stefano Pedica, che prevediamo sarà anch' egli criticato dai compagni di partito per aver detto la verità. 

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