Cerca
Logo
Cerca
+

Coronavirus, Paolo Becchi: "La ricetta cinese? Far finta di niente. E noi crediamo al loro successo"

Paolo Becchi e Giovanni Zibordi
  • a
  • a
  • a

Sun Tzu diceva che saper utilizzare l'astuzia a volte e più importante dell'uso della forza. E i cinesi lo hanno esemplarmente confermato nella gestione politica del virus. Il successo della Cina nello sconfiggere il virus è il miraggio frutto di una abile propaganda e le immagini e filmati dal Wuhan - dove da giugno tutti si assembrano a concerti, feste, discoteche o al Capodanno a migliaia ammassati uno sull'altro -, lo provano ampiamente. La verità è che il governo cinese si è reso conto in meno di due mesi che moriva poca gente in percentuale della popolazione e che si trattava in larga parte di anziani e già malati, per cui da aprile (la quarantena è stata tolta l'8 aprile in Wuhan) ha di fatto trattato il coronavirus come una delle tante patologie respiratorie, senza riportare tutti i "morti Covid" come facciamo noi.

 

 

La dimostrazione è nei dati sulla mortalità. In Italia, in Europa e America l'età media dei decessi catalogati Covid è intorno a 81 anni e la maggioranza sono oltre 80 anni. In Cina, negli studi pubblicati sulla mortalità e contagio in Wuhan, solo il 3% dei morti Covid risulta avere più di 80 anni e la media è 54 anni . In Cina l'88% dei decessi Covid risultava sotto i 70 anni. In Italia è l'esatto contrario, circa il 90% è sopra i 70 anni. Dato che l'aspettativa di vita media in Cina è in realtà quasi uguale a quella italiana, vale a dire non parliamo di una popolazione giovane come può essere in Africa o India, difficile pensare che lo stesso virus possa causare morti quasi tutti sopra i 70 anni in Italia e quasi tutti sotto i 70 anni in Cina. È assurdo che lo stesso virus causi in Cina decessi in prevalenza tra i cinquantenni e in Occidente tra gli ottantenni. Questo vuol dire che il governo cinese non riporta come decessi Covid quelli di persone già malate e anziane. Dato che sotto i 65 anni la Covid-19 ha una mortalità simile all'influenza e alla polmonite e per le persone già anziane e malate è difficile stabilire la causa esatta, il problema della supposta epidemia in Cina è stato risolto subito.

CHIUDERE GLI OCCHI
Uno studio effettuato in maggio su tutti i residenti del Wuhan, dieci milioni di persone, appena pubblicato lo dimostra. In sintesi: «sono stati rilevati 300 casi asintomatici e nessun caso sintomatico. Tra i contatti più stretti delle persone risultate positive ma asintomatiche, 1.174 persone, non si sono rilevati tamponi positivi». Questo vuole dire che secondo i cinesi gli asintomatici non hanno contagiato nessuno. Di conseguenza, se anche ci sono in giro per la Cina migliaia o decine di migliaia di persone "positive" al tampone, ma asintomatiche, non se ne preoccupano. Da noi il 90% dell'attenzione dei politici, delle autorità sanitarie e dei media è indirizzato verso questi supposti "contagiati" che non sanno di esserlo perché stanno bene, ma risultano positivi ai tamponi. Ma nello studio cinese, fatto su tutti i residenti del Wuhan in maggio, nessuno dei "positivi" asintomatici ha contagiato qualcuno. Per cui non c'è ragione di sottoporre a tampone milioni di persone per rintracciare asintomatici che non contagiano.

L'ECONOMIA VOLA
In Cina gli anziani sopra gli 80 anni e i malati che muoiono con altre patologie non vengono classificati come morti Covid ed inoltre gli asintomatici non sono considerati contagiosi. Di conseguenza hanno riaperto tutto in aprile e da allora il problema dell'epidemia non esiste più. L'economia cinese è salita del 4% mentre l'Occidente è tutto in recessione e l'export cinese è ai massimi storici perché appunto da noi si è prodotto di meno, a causa delle restrizioni dei lockdown. Infine, i governi occidentali per compensare i lockdown hanno pompato migliaia di miliardi di liquidità e fatto migliaia di miliardi di deficit. La Borsa che ne ha beneficiato di più è quella cinese salita del 40%, con dozzine di società cinesi che sono state quotate a New York raccogliendo centinaia di miliardi di capitale.

La gestione del virus quindi è risultato di un successo spettacolare della Cina, sia propagandistico che politico, perché ha ad esempio indebolito l'America che con Trump stava mettendo dazi e minacciando una guerra commerciale. Da noi però si continua a prendere per buona la propaganda cinese per cui c'era una epidemia in febbraio per la quale la gente cadeva morta in mezzo alla strada, ma dopo un mese e mezzo 1.400 milioni di cinesi erano stati tracciati, monitorati, controllati e questo aveva consentito di sradicare il virus. Balle. La realtà è un'altra se si gratta via la propaganda. Una volta resosi conto che il coronavirus era poco più letale dell'influenza e delle polmoniti e colpiva persone anziane già malate, il governo cinese lo ha ignorato. Una volta capito che non c'era un pericolo reale per la popolazione, che la mortalità era appena sopra la media e concentrata tra persone già malate, le autorità cinesi hanno riaperto tutto. Ma hanno mantenuto la facciata della propaganda che "la Cina ha sradicato subito il virus" da far credere ad americani ed europei, che ci sono cascati come polli.

Dai blog