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Teresa Bellanova, la testa d'ariete di Italia viva contro il governo Conte: "Nessuno è insostituibile"

Francesco Specchia
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È un ironico destino, quello di Teresa Bellanova, strano impasto fra Nilde Iotti e Ave Ninchi, ministra delle Politiche Agricole che non ha mai fatto della «coerenza la sua principale occupazione», come scrisse Il Fatto Quotidiano; e che proprio, ora, invece, in nome di un'irrefrenabile coerenza per conto terzi, si ritrova a sfasciare il governo. Forse. O forse no. Chissà. Mah. Di solito - se ne si osserva la carriera a ritroso - il peso politico della Bellanova, ha la stessa imprevedibilità del suo sorriso da matrona pugliese e i colori impossibili del suo vestiario. Ma, in questi giorni d'irrequietezza governativa, la signora si distingue come furiosa "portatrice d'istanze", mina impazzita nell'esecutivo nonché rompighiaccio delle richieste di Renzi (Recovery- Mes- delega ai Servizi Segreti).

Bellanova è quella che, a testa bassa, fa l'ariete di sfondamento. E, onestamente, non lo fa malaccio. Prendete la giornata di ieri. «Il tempo per quanto mi riguarda è finito. Adesso devono arrivare le risposte perché sono mesi che chiediamo di avere un accordo programmatico di Governo perché non si può andare avanti con un Dpcm e un decreto legge la settimana», così, la ministra sentenzia al programma Ore 14 su Raidue, nel pomeriggio. Dopodiché dichiara all'Ansa «nessuno è insostituibile, non lo sono io, non lo è Iv, non lo è il Presidente del Consiglio». E di seguito, ai margini della liquida riunione serale per il Recovery Plan, prende di forza il Presidente del Consiglio e lo scuote per la pochette: «C'è un tentativo di campagna acquisti in corso: al premier non sta andando bene. Conte non minacciasse di andare in Parlamento perché in Parlamento bisogna andare, in Parlamento si va e si avanzano le proposte, se si ha il consenso si governa se no si passa la mano. Non chiediamo posti in più ma soluzioni che non sono arrivate. Il premier prenda atto che questa esperienza di governo è conclusa».

Bellanova incorna. Gli altri componenti dell'esecutivo, toreri senza muleta, rimangono spiazzati, specie la delegata di Leu, De Petris, la quale si lascia sfuggire che Bellanova «non aiuta molto, la crisi di governo sarebbe lunare». Il Pd, pur faticosamente, blinda il premier ventilando attraverso Bettini la "conta" in Parlamento. I due corazzieri della ministra, Boschi e Faraone colà assisi, ostentano lo stesso sorriso smerigliato di Renzi, per l'idea di un "nuovo patto di governo" che tutti sanno difficilmente potrà vedere la luce. Anche solo perché il Mes sanitario è un Moloch intoccabile per i 5 Stelle; e perché i ministri Iv, Bonetti e Bellanova stessa, chiedono per i propri dicasteri più soldi -4 miliardi contro 1,8 per le filiere agricole e altro- che mai arriveranno. E «il tempo è finito», e «Conte scenda dalla torre d'avorio», e «noi abbiamo consegnato un documento che non consente retroscena» (laddove tutto tattica e retroscena) ecc ecc: l'intero apparato retorico della titolare all'agricoltura è teso a mettere in scacco il Parlamento.

Siamo nelle mani della vispa Teresa. E non ho ancora capito, visto il contesto, se sia un bene o un male. Come si diceva, Bellanova, classe '60, brindisina di Ceglie Messapica lo stesso paese di Rocco Casalino, ha calpestato tutti i terreni delle sinistre; è stata ex militante Pci, poi sindacalista Cgil, poi allieva di D'Alema e del suo capocorrente pugliese Sandro Frisullo, poi dama dell'Ulivo, infine s' è illuminata sulla via della Leopolda. Non che sia un male, cercare un punto d'appoggio; diceva James Lowell che solo gli stupidi non cambiano opinione. E Bellanova è intelligentissima. Da ex bracciante e delegata sindacale è quella che -giustamente, per noi- abolisce l'articolo 18 come relatrice del Jobs Act; da custode del nostro marchio Dop è quella che vuole difendere i prodotti italiani rilanciando i trattati di liberi scambi (la morte del Dop) e che «per fare la lotta al cambiamento climatico manda in giro mercantili e aerei che inquinano come qualche milione di macchine a spostare merci dagli angoli più disparati del globo».

 

 

 

Bellanova ha pianto dopo essere riuscita a regolarizzare i lavoratori abusivi nei campi; ma non l'ha fatto per non essere mai riuscita, da sottosegretario allo Sviluppo Economico, a toccar palla sull'Ilva. Epperò, con i soli titoli di studio strappati alla vita, Bellanova è pure una stakanovista. Studia i dossier, sente tutte le campane, si informa, va in ufficio in tram con la mazzetta dei giornali sottobraccio; vi entra alle 9 e non esce mai prima delle 23. Matteo manda avanti Teresa. E si mette comodo, e prepara i pop corn...

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