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Maurizio Landini, l'umile "auto di rappresentanza" del leader Cgil: la scelta del compagno

Benedetta Vitetta
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Due Audi A6, nere, nuove di zecca a sua disposizione per girare l'Italia dalla Fiat all'Ilva passando per la Whirlpool di Napoli. Non si può certo dire che manchi di buon gusto e senso estetico visto che auto del genere sono, oltre che di prestigio, anche molto eleganti. Un gran bel regalo di Natale o di buon auspicio per il 2021, visto che i bolidi sono stati consegnati in Corso Italia - sede nazionale della Cgil - proprio nei primi giorni dell'anno. Un dono recapitato a Maurizio Landini, numero uno del sindacato più grande d'Italia, ma che fa pensare parecchio. Era proprio necessario un'auto padronale? Una sorta di status symbol poco c'azzecca con il leader della Cgil, con un passato nella Fiom e che tutti abbiamo imparato a riconoscere anche grazie alle coloratissime felpe che indossava precorrendo persino la moda salviniana. E che ora, invece, si è voluto concedere persino un'auto blu. Segnando un deciso cambio di passo rispetto al passato. Forse stavolta Landini, anziché i toni, ha sbagliato modi e tempi.

 

 

 

 

 

L'accostamento auto padronale/sindacato stride. E farà di certo storcere il naso a molti iscritti che quando l'attenderanno davanti ai cancelli delle fabbriche lo vedranno scendere dalla stessa identica auto del padrone. «L'abbiamo fatto ora perché i contratti erano in scadenza. Le due Passat (Volkswagen, ndr) avevano già sei anni e 350mila km visto che viaggio molto» mette le mani avanti Landini parlando a Libero, «abbiamo valutato 4 offerte» aggiunge, «ci hanno consigliato Audi perché ci fa anche risparmiare soldi rispetto a prima».

 

 

 

Ma nel giustificarsi il segretario dimentica quel piccolo dettaglio dell'auto blu, in carico alla Cgil. Landini avrebbe potuto scegliere qualsiasi auto, ci mancherebbe: un modello solido e duraturo, con una buona cilindrata, ma un'auto padronale è una svolta di non poco conto. E ci chiediamo come lo giustificherà ai lavoratori dell'Ilva di Taranto, città in cui, tra l'altro, non è mai andato da quando è segretario, e che parole userà davanti ai cancelli della Whirpool di Napoli con gli operai che, a meno di colpi di scena, saranno presto lasciati senza nemmeno la Cig.

 

 

 

Forse agirà come la maggior parte dei politici (ricordiamo che anni fa aveva a una discesa in campo, poi finita con un repentino dietrofront) rifugiandosi in auto, fuggendo via di corsa portandosi dietro gli sguardi attoniti di persone che nel sindacato han sempre creduto e che ora non riconoscono più? Se questa è una delle mosse più bizzarre che ha fatto (ricordiamo che il neo premier Draghi è arrivato a Palazzo Chigi con una giardinetta Volkswagen) in realtà da quando è in sella alla Cgil, Landini ha iniziato una lenta ma continua trasformazione pure sul fronte del look. Dopo l'addio alle felpe "Fiom", ha optato per lo stile casual - girocollo, camicia sbottonata e maglia "della salute" sempre ben in vista - ma ora ecco il recente restyling: giacca blu, camicia bianca e cravatta. In pieno stile renziano. Attendiamo ansiosi il prossimo cambio. 

 

 

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