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Vittorio Feltri contro il matrimonio: "Un intralcio. Uomo e donna? Non sono fatti l'uno per l'altro"

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Vittorio Feltri
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Natalia Aspesi, giornalista di talento, viene letta da decenni su vari giornali ed è apprezzata dal pubblico perché non scrive mai banalità. Ciò detto, ieri su Repubblica ho gustato un suo articolo riguardante le donne che sfondano e quelle che affondano. Conteneva osservazioni interessanti, però complessivamente ricalcava vecchi concetti, diciamo pure un po' scontati. Ai suoi ragionamenti, comunque non contestabili, vorrei aggiungere alcune riflessioni compiute esaminando la realtà. La maturazione femminile è avvenuta molto rapidamente dalla seconda guerra mondiale in poi. Le ragazze finalmente, spinte dalle famiglie, hanno spalancato le porte dell'Università e hanno a poco a poco conquistato le sfere più elevate della cultura.

 

 

Oggi dimostra di essere inferiore nell'ambito della erudizione chi suppone che le signore non siano all'altezza degli uomini. Basta dare una occhiata ai livelli che esse hanno raggiunto nelle varie professioni un tempo riservate ai maschi. Inutile ricordare che le loro scalate sono state faticose e intralciate dai noti pregiudizi. Le più evolute, a mio giudizio, sono quelle che non hanno mitizzato il matrimonio, la convivenza con un compagno, e non sono ossessionate dal desiderio di maternità, assai diffuso per questioni naturali. Non è vietato sposarsi, ovvio, tuttavia ciò può essere un intralcio, una scocciatura, addirittura un peso. Due persone possono amarsi più a lungo e più intensamente se non campano sotto lo stesso tetto. La qualcosa comporta difficoltà insuperabili. Dopo un periodo in cui lui e lei stanno accanto di giorno e di notte, scatta l'insofferenza.

 

 

Dormire in due nel medesimo letto poi è contro ogni logica. Basta uno sbadiglio a disturbare il partner, non parliamo poi se uno dei due russa, è la fine dell'affetto non solo del trasporto. La questione sessuale è molto delicata. Il desiderio viene ammazzato dall'abitudine, gli stessi esercizi ripetuti lo annullano senza soluzione. E qui scattano le corna che non aiutano certo la concordia coniugale, insomma o due sposi si conquistano spazi individuali (due stanze separate e due bagni sono il minimo sindacale) oppure lo sfascio è garantito al 90 per cento. Inoltre, la pace è assicurata soltanto da patti chiari. La moglie non è una serva, i lavori domestici devono essere svolti pure dal marito, altrimenti la parità va a farsi benedire. Nel caso poi ci siano di mezzo dei figli, la spartizione dei compiti va fatta col bilancino. Altrimenti le donne vengono penalizzate persino sul lavoro, il quale richiede impegno totale. Lo spirito che eventualmente deve sostituire l'attrazione fisica, mai duratura, è quello del mutuo soccorso. Le unioni matrimoniali per resistere devono obbedire alle stesse regole che governano una società imprenditoriale. In caso contrario il nucleo familiare diventa un inferno in cui germogliano perfino violenze. Per concludere veniamo alla prole. Non solo la educazione da impartire occorre sia concordata, ma altresì gli impegni che essa comporta o sono spartiti tra i genitori oppure anche i bambini cresceranno pieni di preconcetti. Uomini e donne sono uguali in tutto. Se non ce ne convinciamo la sofferenza sarà un prodotto ineliminabile. Le donne lo sanno. Gli uomini mica tanto.

 

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