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Raoul Casadei, perché se ne è andato un pezzo di storia e cultura: la bandiera del popolo romagnolo

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Raffaello Tonon
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Permette un ballo? Questo era l'approccio che esisteva anni fa,il modo di iniziare a conoscere, emozionarsi e magari amare. Si ballava nelle balere, nelle piazze, in casa alle feste. Tempi che furono. Sì, purtroppo. Oggi ballano le dita non le gambe, si scrive, si chatta in una comunità reale, ma virtuale, niente mani sorrisi o ceffoni per una stretta ose in pista. Bisogna adeguarsi al progresso, capisco ma non accetto. 

Ecco perché considero Casadei un pezzo importante della nostra storia e della nostra cultura. Proprio nella terra di Romagna sono arrivate frotte di turisti dal nord Europa negli anni del boom perché c'era an questa realtà, che rallegrava i loro freddi inverni con il ricordo e la voglia di ritornare baciati dal sole e dall'allergia.Raoul lo ricordiamo con il microfono, il sorriso e la pipa. Oggi va ricordato come colui il quale continuando a credere nella cultura popolare ha contribuito alla cultura genuina del nostro paese. 

Il dialetto, le storie e i costumi di ogni regione cuciti insieme sono la nostra bandiera. La piazza in periodo di pandemia è sconsigliata e addirittura vietata e lui se ne va, come per protesta, ne era il re dell'animazione. La sua musica accompagnava risate, conoscenze, amicizie, amori e scappatelle. 

È morto un'esempio che ci deve fare riflettere sulla bellezza della nostra lingua, dei nostri dialetti e su ciò che in fondo seppur diviso da chilometri tra una regione e l'altra ha fatto grande il nostro popolo: essere lavoratori e al momento giusto scanzonati, goderecci e fantasiosi. Con Casadei non se ne va nulla se non il suo corpo, rimarrà sempre la nostra identità , da conservare. Rimane lo spirito Italiano.

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