Ad alzo zero

Vittorio Feltri, ma quale Unità d'Italia? "Chi vive sperando spira bestemmiando", cannonata a Mario Draghi

Si continua a ripetere sconsideratamente che l'Unità d'Italia è troppo recente per consentire al Paese di essere davvero coeso. Non è vero, la Nazione nacque 160 anni orsono e ieri il presidente Sergio Mattarella ne ha celebrato la inaugurazione con parole di circostanza, ma un po' distanti dalla realtà. Il cosiddetto risorgimento, come sosteneva Giuseppe Prezzolini, fu una manovra elitaria, praticata senza la partecipazione passionale del popolo. Fu cioè essenzialmente la rivoluzione di una classe, quella media, imposta da una minoranza. I combattenti risorgimentali erano avvocati, professori, preti, mercanti, studenti e alcuni mazziniani, gente povera ma illusa. 

 

Infatti, fra i Mille di Garibaldi non risultava neanche un contadino, e i trecento bergamaschi che parteciparono alle spedizioni del generale dei due mondi erano valligiani seriani che furono assoldati in quanto vennero assicurati loro due pasti al dì, una divisa di lana, qualche bicchiere di vino e un sigaro toscano. Dopo di che costoro, avendo l'abitudine storica di menare le mani di brutto, combatterono - si narra - eroicamente. Qua e là si legge che le battaglie, poche, si conclusero quasi sempre con vittorie facili perché i presunti nemici non avevano alcuna voglia di guerreggiare. Insomma la retorica risorgimentale, di cui ancora oggi siamo inondati, assomiglia più alle canzonette sciape del Festival di Sanremo che alla verità.

A quasi due secoli dai tempi garibaldini l'Unità d'Italia rimane un sogno realizzato soltanto in parte, una parte minima. Nord e Sud, Est e Ovest sono appiccicati solamente sulle carte geografiche. Per il resto sono distanti sia sul piano economico e sociale, sia su quello dei costumi. Chi non se ne rende conto è perché non conosce le nostre regioni se non superficialmente. Col trascorrere degli anni, se possibile, registrammo notevoli peggioramenti. La prima guerra mondiale fu promossa con ardore dalle stesse categorie di signori che avevano preteso la fasulla Unità: borghesi e borghesucci di varia estrazione. I quali ebbero la crudeltà di spedire nelle trincee dei poveri cristi, costretti ad ubbidire per via della leva obbligatoria, uomini provenienti dalle valli settentrionali nonché calabresi, abruzzesi, eccetera. Data la profonda diversità dei dialetti, i commilitoni nemmeno erano in grado di colloquiare. 

D'altronde tra un bergamasco e un crotonese è arduo immaginare un dialogo chiaro. Nei combattimenti insensati con gli austriaci i nostri soldati ci lasciarono le penne a centinaia di migliaia, nessuno di loro aveva capito i motivi della belligeranza. Una guerra più cretina e improduttiva non era ipotizzabile. Pur avendola vinta non ne traemmo alcun vantaggio se non di tipo funerario. Dimenticavo, nelle trattative di pace - si fa per dire - ottenemmo l'annessione del Sudtirolo chiamandolo italianamente e stupidamente Alto Adige, dove dalla mattina alla sera gli abitanti furono obbligati a fingere di comprendere la nostra lingua. Bell'affare. 

 

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Non fosse bastato il primo conflitto mostruoso, due decenni dopo ci avventurammo in un secondo disastro, quello benedetto da Benito Mussolini, essendo diventato complice di Hitler. Un'altra guerra scellerata, cataste di cadaveri, militari inviati in Russia con gli zoccoli, malamente armati, senza contare i bombardamenti patiti dalle nostre città. Tutto ciò che ho brevemente raccontato dimostra che l'Unità d'Italia, come è avvenuta e come si è sviluppata, ha prodotto immani disgrazie da cui non ci siamo ancora sollevati. I cittadini non si fidano dello Stato e di chi lo guida, ben sapendo che nessuno fa il loro interesse, li tutela e li protegge, e dopo averli mandati al fronte adesso li manda in malora. Ancora oggi il Parlamento è un club di sfaccendati che non incidono minimamente sui destini nazionali; i governi formalmente non sono dittatoriali, tuttavia impongono provvedimenti restrittivi degni della Corea del Nord. 

Inoltre l'Italia si è lasciata ingabbiare da un'Europa sfilacciata e pasticciona, incapace perfino di procacciarsi i vaccini per impedirci di crepare come mosche. Siamo talmente ingenui che confidiamo ancora in Mario Draghi, da cui ci aspettiamo una svolta che però non scorgiamo all'orizzonte. Chi vive sperando spira bestemmiando.