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Filippo Facci: "Beppe Grillo dà i numeri, vietato interrompere un 5 Stelle che parla"

 Beppe Grillo

Filippo Facci
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È al centro dei nostri pensieri, un chiodo fisso, qualcosa che scandisce i ritmi della nostra giornata, insomma non pensiamo ad altro: alla transizione ecologica, anzi alla «transizione MiTe» come la scrive e descrive Giuseppe Piero Grillo (Beppe per gli amici) sul suo blog. Il comico-politico Grillo dev' esser convinto che anche Mario Draghi non pensi ad altro, al punto da aver esposto proprio sul suo blog - attenzione - una nuova «Etica dell'informazione». Ne ha riscritto le regole che ora vi riportiamo, anche se - scusate lo spoiler - la sostanza è questa: bisogna comportarsi al contrario di come hanno sempre fatto i grillini.

Beppe Grillo, fondatore del M5S e grande urlatore, adesso vuole toni soft Prima cosa da notare: Grillo è quel signore che aveva detto che (anche) la tv era morta, ma ora parla solo di comportamenti televisivi: la prima notizia, quindi, è che la tv è resuscitata (periodo pasquale, sapete). Ora scrive che «La transizione MiTe impone un diverso approccio, etico e riguardoso della persona e della sua immagine anche negli spazi televisivi dedicati alla politica», quindi dobbiamo dedurre che prima (prima della mitica transizione) negli spazi dedicati alla politica andasse bene anche un approccio immorale e irriguardoso: ecco perché gli ospiti grillini facevano sempre un gran casino e rendevano ingovernabili i talkshow. Era una strategia. Non è che fossero incivili di loro. Che furbi.

 

 

LA "SVOLTA ETICA" - Ma proseguiamo con la svolta etica di Grillo: «Non è più tollerabile che il dibattito venga svilito da una sorta di competizione al ribasso dove vince chi urla più forte», scrive l'inventore del «Vaffanc***» come manifesto politico. Prima, deduciamo, era tollerabile: e siccome gli specialisti erano ancora i grillini, comprendiamo che trattavasi anch' essa di strategia: ora si passerà al «pssst.. shhh fai piano vaffanc***». Diabolico. E ancora: «Non è più ammissibile che l'ospite venga continuamente interrotto quando da altri ospiti, quando dal conduttore, quando dalla pubblicità immolando il rispetto della persona sull'altare dell'audience». Anche qui: rivoluzionario. In pratica va abolito il dibattito (si deve parlare uno alla volta, in sequenza) e va abolita anche la cosiddetta scaletta, quella che serve a contingentare i tempi e gli argomenti previsti, e che comprendono anche i contributi filmati (i servizi, i collegamenti) per non sforare a fine trasmissione, col rischio di escludere la pubblicità che tiene in piedi la baracca. Straordinario. Ma non è finita, perché Grillo passa ai consigli di regia: «Non è più accettabile che le immagini dei servizi e degli ospiti vengano svilite con inquadrature spezzettate e artatamente indirizzate». Ergo, inquadrature fisse come negli anni Settanta quando c'era «Tribuna politica» o «Vangelo vivo», grandi successi ai tempi in cui l'Auditel non esisteva. E ha ragione. Basta con le regie sincopate e mosse (spesso rimontate e spezzettate in falsa diretta, in post-produzione) e viva la camera fissa, magari senza operatore, e perché no, senza regista: basterà un timer e la camera si sposta da sola.

 

 

Nostro contributo: suggeriamo anche fari a occhio di bue sparati dall'alto, stile Santoro: sono più drammatici e darebbero carisma anche a un cavolfiore; sconsigliamo invece la luce diffusa, tipo show pomeridiano della domenica: spiana le rughe, ma fa sembrare più grassi. Parentesi: non si vorrebbe mai, ora, che qualcuno stesse pensando che stiamo sfottendo Beppe Grillo. Guai. Falso. Anche perché, da un'informazione meno urlata, dove ciascuno abbia tempi e modi per esporre pacatamente le proprie idee (cioè quelle dettate dalla segreteria) in fondo hanno tutti da guadagnarci. Non è forse vero - domanda - che ci lamentiamo di continuo perché nei talkshow «non si capisce niente» perché «urlano tutti» anche se poi ce li guardiamo lo stesso da perfetti coglioni? Non è forse vero che anche i giornaloni, nelle loro articolesse, lamentano l'infimo livello di certi pollai televisivi anche se poi, nei loro siti internet, nella colonnina di destra, riportano solo i video in cui Tizio s' azzuffa con Caio e si esprime sulla madre di Sempronio?

La faccenda è seria, e se qualcuno sta pensando che stiamo sfottendo Beppe Grillo, sappia, insomma, che ha ragione. Perché Grillo, vedete, si riferisce agli ospiti dei talkshow, immaginiamo i politici: ma mica tutti. Parla solo dei suoi. Scrive: «D'ora in poi, per rispetto dell'informazione e dei cittadini che seguono da casa, chiediamo che i nostri portavoce, ospiti in trasmissioni televisive, siano messi in condizione di poter esprimere i propri concetti senza interruzioni di sorta». Questo, naturalmente, «con uguali regole per il diritto di replica, che dovrà sempre essere accordato». Pure la replica obbligatoria: anche se magari non ti ha filato nessuno. Ci sono anche i dettagli di regia personalizzzati: «Chiediamo che i nostri portavoce siano inquadrati in modalità singola, senza stacchi sugli altri ospiti presenti o sulle calzature indossate».

 

 

Grillo deve pensare che abbiano scarpe inguardabili. O forse ignora che nelle puntate registrate (regola valida per tutti) quegli stacchetti, quei tagli delle camere sulle scarpe o su un altro ospite o su altro ancora, servono a movimentare o a tagliare i dialoghi troppo lunghi o ripetitivi nelle puntate registrate, in cui talvolta si registra più del dovuto. Come nei film. Il cambio rapido d'inquadratura inoltre serve proprio per spezzare la monotonia dell'inquadratura fissa che Grillo vorrebbe accoppiare col monologo fisso. Una tv in stile vecchia Polonia.

PEDAGOGO - Oddio: esistono anche persone civili che si rendono conto che il tempo è contingentato e che hanno l'accortezza di dire addirittura «grazie, ho finito, questo volevo dire». Quanti ne avete visti? In Italia, s' intende. Tra i grillini, soprattutto. Conclusione del Grillo in versione pedagogo televisivo - uno che notoriamente non esce mai dalle righe - è scolastica: «Poche regole di buon senso, oltre che di buona educazione, che se osservate consentiranno ai portavoce del M5S di presenziare a trasmissioni televisive con la giusta considerazione». Sintesi nostra: bisogna far parlare i grillini inquadrandoli fissi e senza interromperli, anzi, aspettando che siano loro a smettere di parlare. Gli altri continuino pure a scannarsi.

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