Cerca
Logo
Cerca
+

Pietro Senaldi: "AstraZaneca boicottato perché costa meno". Cosa c'è dietro la campagna contro il vaccino

Pietro Senaldi

Pietro Senaldi
  • a
  • a
  • a

La colpa è di costare poco. Lo stop alla profilassi con il vaccino inglese è solo l'ultimo capitolo di una serie di falsi allarmi che hanno rallentato il cammino del ritrovato di Astrazeneca. Equivoci, contestazioni infondate, contrattempi che, se voluti, avrebbero richiesto la regia di entità superiori, sono arrivati al risultato di delegittimare in Europa il vaccino che costa poco. È stata Berlino a fermare per quattro giorni il siero britannico, obbligando Italia e Francia a seguirla sulla strada dell'allarmismo ingiustificato. Il risultato è che decine di milioni di europei oggi diffidano del prodotto di Astrazeneca, eppure nessuno può affermare che ci sia stata una volontà politica tedesca di ostacolarlo, anche se attraverso Biontech la Germania è socia della statunitense Pfizer, rivale dell'azienda farmaceutica inglese, e patria del vaccino Curevac, di prossima approvazione. Allo stesso modo, nessuno può denunciare un complotto dell'amministrazione americana ai danni di Astrazeneca. Però è incontestabile che la profilassi sia un affare da 150 miliardi di dollari nel solo 2021 e ci siano interessi geopolitici enormi dietro di essa. Per questo la scelta della casa inglese di non guadagnare dalla vaccinazione di massa può aver infastidito chi scommette sul mercato e chi lo muove.

 

 

Non si può affermare che il colosso britannico sia stato punito per tutelare interessi economici superiori, ma certo una comunicazione gratuitamente così ostile e costante nel tempo, partita dai grandi giornali americani e seguita da quelli tedeschi, orientata sempre in senso negativo, spinge a porsi domande, anche perché ogni accusa è inesorabilmente caduta. Chissà se qualcuno ricorda il comunicato stampa che il gruppo delle multinazionali impegnate nella produzione dei vaccini Usa, riunite a New York l'8 settembre 2020, mandò in rete. C'era scritto che le società firmatarie si impegnavano a non chiedere l'autorizzazione al commercio del loro vaccino fino a quando non avessero avuto la certezza della sicurezza ed efficacia del prodotto. Una cosa davvero singolare e incomprensibile. Come se i dirigenti dei commissariati di polizia si riunissero per impegnarsi a non arrestare gli innocenti.

LA YALTA DEI VACCINI - Riunione e relativo comunicato davvero inutili, a meno che l'incontro non sia stato la Yalta dei vaccini anti-Covid-19, con l'assegnazione all'inglese e generosa Astrazeneca dell'influenza pressoché esclusiva sul mercato del Commonwealth e dei Paesi poveri di Africa, Sud America e Asia (in concorrenza con cinesi e russi), in cambio di un rallentamento della registrazione da parte dell'Agenzia del Farmaco degli Stati Uniti (Fda), che tutti aspettavano a brevissimo, e di una non aggressività sui mercati ricchi di Usa ed Europa. Infatti il paradosso di Astrazeneca è che, alla fine, immunizzerà mezzo mondo, Inghilterra a parte quello più povero, mentre l'Occidente ha preferito perdere tempo e aumentare la lista dei decessi anziché prenotare il vaccino inglese. E questo nonostante Trump abbia finanziato robustamente Astrazeneca. Grazie a Donald oggi gli Stati Uniti hanno trenta milioni di dosi del prodotto inglese, ma esse restano inutilizzate perché non c'è il via libera della Fda e ciononostante Biden non consente che le fiale siano vendute all'estero, bloccando il mercato a vantaggio dei vaccini americani.

 

 

Altro giallo è il blocco della sperimentazione del vaccino inglese ordinato da Fda lo scorso autunno, che ha preteso che Astrazeneca ripetesse la fase 3, già eseguita a Londra, negli Usa. Uno stop che ha permesso nel frattempo l'approvazione dei prodotti come era stato posto, e il limite d'età è salito a 65 anni, dopo la ribellione della politica, che temeva che la decisione dell'Aifa facesse saltare il piano nazionale di profilassi. Infine c'è stato l'allarme arrivato dalla Norvegia, che ha bloccato Astrazeneca prima in Nord Europa, poi nei Paesi satelliti di Berlino, come l'Austria, infine anche in Germania. Il vaccino inglese fa venire le bolle rosse e la trombosi a uno su cinquantamila, era l'accusa, piuttosto debole anche se fosse stata vera. Ma è bastata a bloccare tutto malgrado l'Ema avesse dichiarato in proposito che «il vaccino è sicuro, efficace e utilizzabile senza limiti d'età in quanto tra i vaccinati si sono verificati meno casi di trombosi rispetto alla media».

UN BILANCIO - Tutto è bene quel che finisce bene? Dipende per chi. Certo non va bene per Astrazeneca, che deve ricostruire la propria immagine. E neppure bene va agli italiani, che hanno visto aumentare le proprie paure e hanno perso tempo. Per sei sospetti ammalati in Germania, nel nostro Paese per una settimana abbiamo avuto quasi cinquecento morti al giorno. Ma neppure bene va per Aifa, la nostra agenzia del farmaco, che dopo aver alimentato i dubbi è stata costretta ad approvare il vaccino senza limiti d'età. In compenso è andata bene a Pfizer, e anche alla tedesca Biontech, che ne è socia, che hanno visto aumentare da cento a seicento milioni il numero di dosi richiestele dall'Europa, al prezzo di dodici euro l'una.

 

 

Colpa anche di Draghi? Lo stop imposto dal premier forse era comprensibile, vista la situazione. L'opinione pubblica era stata messa in allarme dall'estero e il nostro esecutivo non avrebbe retto la pressione. E ora, torneremo a vaccinarci con Astrazeneca? Il presidente della filiale italiana del colosso inglese, Lorenzo Wittum, è indagato per omicidio colposo per la morte di un militare inoculato con il siero inglese in Sicilia, malgrado il pm che ha promosso l'inchiesta abbia già stabilito che non ci siano nessi tra siringa e decesso. Cionondimeno, il manager si sta industriando per far arrivare nel nostro Paese quante più fiale possibili. Ma non sarà facile convincere la multinazionale inglese ad avere un occhio di riguardo per l'Italia dopo che l'ex premier Conte ha minacciato di portarla in tribunale per i ritardi nelle consegne. Dopo aver bloccato le dosi destinate agli altri Paesi, come l'Australia, ci dovremo accontentare di quelle che produrremo in Europa e sperare che gli americani ci diano le loro fiale, che costano quattro volte di più.

Dai blog