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Per Erdogan un matrimonio funziona se picchi la moglie: Turchia, altro colpo alla laicità

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Erdogan assesta un nuovo colpetto allo Stato laico trascinando la Turchia fuori della Convenzione europea contro la violenza sulle donne. E dire che il documento in questione era stato sottoscritto dai Paesi appartenenti al Consiglio d'Europa proprio a Istanbul nel 2011. La mossa del Sultano è, come detto, l'ennesima di una lunga serie; soltanto il giorno prima la magistratura turca aveva iniziato a vagliare la richiesta governativa di bandire il partito curdo (moderato) Hdp. L'uscita dalla Convenzione di Istanbul è un favore agli amici di lunga data del presidente e leader islamista, cioè i religiosi sunniti, che Recep Tayyip sta cercando con successo di tenere alleati alla destra nazionalista. 

Insomma: un colpo al curdo e uno alla laicità. Dei 47 Paesi del Consiglio d'Europa (organismo non Ue che vigila sul rispetto dei diritti dell'uomo) 34 avevano firmato e ratificato il documento. Ora restano 33 con la Turchia che raggiunge la Russia fra quelli totalmente contrari. Gli altri (tra cui Armenia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Moldavia, Slovacchia, Cechia, Regno Unito, Ucraina) hanno firmato ma poi i rispettivi parlamenti non hanno ratificato. Gli ambienti religiosi turchi non hanno mai digerito in particolare l'articolo 37 e il 42, il primo contro il matrimonio forzato, il secondo sul delitto d'onore, entrambi diffusi nelle aree arrretrate dell'Anatolia. Ma tutti i numeri sulla violenza contro le donne in Turchia sono drammatici. Secondo i dati della piattaforma contro i femminicidi (Kadin Cinayetlerini durduracagiz platformu), nel 2021 sono già state uccise 74 donne per mano di uomini, dopo che nel 2020 erano stati contati almeno 300 casi e 171 fra morti e suicidi sospetti. 

Nel 2019 e nel 2018 in Turchia erano stati contati rispettivamente 474 e 440 femminicidi. Tra i casi ritenuti sospetti non ci sono solo le morti avvenute in circostanze ancora da chiarire ma anche i suicidi, a cui molte donne si trovano costrette dal clima familiare di ripudio e odio che può scattare per una relazione che la famiglia non approva, o per aver rifiutato matrimoni combinati. La magistratura, ancora in parte laica, ha cercato di porre un freno, con 5.748 condanne a pene detentive inflitte lo scorso anno. 

Un numero minimo, se si considera che, in base ai dati forniti dal ministero degli Interni, nel 2020 ben 271.927 uomini sono stati soggetti a restrizioni imposte da autorità giudiziaria, 6.050 uomini sono stati condannati per violenza domestica, 99 donne sono state costrette a cambiare identità e residenza e 409 hanno dovuto abbandonare il luogo di lavoro. Migliaia di donne sono scese in piazza ieri a Istanbul per protestare contro la decisione del governo. Con loro anche attivisti gay e lesbiche. Il motivo della presenza di questi ultimi è che la Convenzione non si occupa delle donne in senso biologico ma in base alla "teoria del genere". Nell'art.3 (Definizioni), al comma c, si specifica che l'identità sessuale è «socialmente costruita». La formulazione è tuttora contestata anche da altri Paesi, in particolare dalla Polonia. Discussi sono anche gli articoli 60 e 61 che impegnano i firmatari a concedere permessi di soggiorno alle donne migranti vittime di abusi.

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