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Giustizia, messaggio al governo: le riforme non hanno bisogno di essere promesse, si fanno e basta

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Iuri Maria Prado
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Non fare promesse di riforme irrealizzabili è in linea di principio molto saggio. Bisogna tuttavia capire se sono irrealizzabili davvero, o solo perché manca la convinzione che sia imperativo realizzarle: o - ed è peggio - perché realizzarle significa andar contro lo spirito generale che non le vuole. L'impressione è che tutte le cautele riformiste sulla giustizia trovino causa in queste altre ragioni inibitorie - la mancanza di convinzione, il timore di urtare la sensibilità comune - piuttosto che in un impedimento effettivo. In un sistema di diritto, ben disposto alla tutela delle libertà personali e alla garanzia della difesa, le riforme illiberali e autoritarie che qui hanno avuto facile e veloce corso non si sarebbero neppure immaginate: e questo significa che, quando si vuole, riforme pure notevolissime non hanno bisogno neanche di essere promesse, si fanno e basta.

 

 

 

Ma sono le riforme che compromettono l'effettività dello Stato di diritto anziché quelle che la riaffermano; sono le riforme che comprimono i diritti personali e di difesa anziché quelle che li esaltano; sono le riforme che sbrigliano la disinvoltura dei pm anziché quelle che la temperano. Il problema non è dunque l'oggetto delle riforme, che è sempre lo stesso: il problema è la direzione, e chissà perché quelle in senso liberale vanno lente, semmai vanno, mentre quelle in senso contrario procedono spedite.

Ora, se ci fossero di mezzo piccole faccenduole non sarebbe un grande guaio, ma qui discutiamo del bene supremo e cioè della libertà delle persone: gli uomini e le donne che in Italia sono sistematicamente oggetto di indagini ingiuste, processi ingiusti, carcerazioni ingiuste, in un meccanismo che non riesce a rispettare nemmeno la propria legalità già degradata.

 

 

Infine, a guarnizione di questo sistema doppiamente ingiusto - perché retto da norme ingiuste e perché irrispettoso persino della propria ingiusta legalità - c'è quel che vedono tutti perfettamente: c'è la prepotenza del mostro giudiziario, una cosa malata che lavora simultaneamente nel ventre dello Stato e sulla scena pubblica opponendosi a qualsiasi ipotesi di revoca del suo potere. Ma le riforme, quelle necessarie al ripristino dell'ordinamento costituzionale, passano da qui: dalla revoca di quel potere ingiusto e illegale. Gradualità nell'affrontarlo significa soltanto arrendervisi.

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