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Coronavirus, Pietro Senaldi: "Perché i tedeschi vogliono processare Conte e Speranza. E hanno ragione"

Pietro Senaldi
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I tedeschi ce l'hanno con noi... Sai che novità. È passato sotto traccia, ripresa in apertura solo dal quotidiano il Tempo, il violentissimo attacco che il settimanale teutonico Der Spiegel ha sferrato contro Giuseppe Conte e Roberto Speranza per la loro gestione fallimentare della pandemia. La pubblicazione di Amburgo riporta la notizia dell'inchiesta aperta dalla Procura di Bergamo nella primavera scorsa, dopo la denuncia collettiva presentata da cinquecento famiglie che avevano parenti stroncati dal Covid. L'indagine è dormiente, anche se periodicamente l'ex premier e il ministro della Sanità tuttora in carica si recano in Lombardia, cosa che praticamente non fecero mai mentre il contagio mieteva migliaia di vittime nella provincia orobica, ma stando ai sospetti insinuati dai colleghi tedeschi potrebbe essere vicina a una svolta.

 

 

Per i toni con cui descrive la vicenda, parlando di «insabbiamento, omissioni che vengono alla luce di continuo, errori documentati, reazioni tardive e sbagliate», Der Spiegel sembra quasi invocare il rinvio a giudizio della coppia giallorossa del Covid, in quello che potrebbe diventare "il processo del secolo". D'altronde, un'eventuale incriminazione sarebbe accolta con applauso liberatorio almeno dai settantamila e passa iscritti al sito «Noi denunceremo», nato per promuovere azioni legali contro il Gatto Speranza e la Volpe Conte. Nella realtà siamo ancora lontani da questo momento, che potrebbe anche non verificarsi. I tedeschi però ci credono, al punto da rievocare la famosa storia del rapporto sull'impreparazione dell'Italia alla pandemia di Covid apparso sul sito dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e poi subito rimosso, pare in seguito alle vibranti lamentele di Speranza e alla reazione fattiva di Ranieri Guerra. Il medico, ex direttore vicario dell'Oms ed ex direttore generale dell'Ufficio di Prevenzione del ministero della Salute, è accusato, tra l'altro, di non aver mai aggiornato il piano nazionale anti-pandemia, risalente al 2006.

 

 

CORTINA FUMOGENA
Non può sfuggire che una contestazione così frontale e mediaticamente impattante portata dall'autorevole settimanale tedesco ha inevitabilmente, o forse volutamente, l'effetto di puntare un faro sulle disavventure italiane quasi a nascondere il disastro attuale della battaglia contro il Covid in Germania. Nel regno della Merkel, dove si vaccina meno che da noi, è tutto chiuso da prima di Natale e lo resterà fino a data da destinarsi, scoppiano scandali impensabili, come un ministro che con i soldi pubblici acquista mascherine dalla ditta del suo fidanzato, e la crisi economica, partita ai tempi della guerra commerciale con Trump, si è trasformata in una crisi istituzionale, che l'emergenza sanitaria rende irrisolvibile. Però è altrettanto vero che le argomentazioni tedesche hanno le basi solide. Se così non fosse, il nuovo premier Draghi non sarebbe impegnato in una raffinata opera di rimozione di chiunque abbia avuto responsabilità di rilievo durante la pandemia giallorossa. Unico a salvarsi, il ministro Speranza, inizialmente rimasto al governo per volontà supreme e oggi impegnato a fare il San Sebastiano dell'esecutivo, legato alla poltrona come a un albero per fare da bersaglio alle frecce.

 

 

LE MANCANZE
Difficilmente Conte e Speranza finiranno in ceppi a causa della pandemia. Un po' perché, più grandi sono gli errori, più è difficile risalire ai veri colpevoli. Molto perché l'incompetenza è colpa grave ma, nella fattispecie, il dolo del Gatto e della Volpe è ravvisabile nell'aver voluto restare in un posto del quale non erano all'altezza e non certo nell'aver provocato direttamente le morti per Covid, che ci sono state in tutto il mondo, anche se da noi mediamente un po' di più. In particolare, è sconvolgente che, tra una proroga a interim dello stato d'emergenza e un decreto presidenziale via l'altro, emanati senza passaggi parlamentari, al fine giurista che c'era a Chigi non sia venuto in mente di emanare una legge generale che regolasse la lotta alla pandemia, in nome del diritto alla salute come bene collettivo previsto e tutelato dall'articolo 32 della Costituzione. Ma capita a chi si guarda troppo allo specchio e si bea troppo di se stesso quando va in tv di curarsi dei particolari perdendo di vista i fondamentali. È forse questa la colpa più grande di Conte e Speranza, impegnati per un anno a sgovernare l'Italia, chiuderla senza guarirla e terrorizzare i cittadini, con le bare come sfondo della loro performance.

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