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Virginia Raggi, la drastica accusa di Pietro Senaldi: morti, così la giunta della grillina fa a gara col Covid

Pietro Senaldi
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L'altra sera a Roma è morto in un incidente stradale il diciannovenne Daniel Guerini. Le cronache dicono che il frontale che gli è costato la vita è dovuto con buone probabilità a una delle tante buche che costellano il manto stradale capitolino. Abbiamo saputo del fatto solo perché il ragazzo era un calciatore della Lazio, una promessa, come si dice in gergo. Così come, tre anni fa, siamo stati informati della medesima sorte toccata a Noemi Carrozza, ventenne stella del nuoto sincronizzato che ha trovato la sua fine in una voragine della Cristoforo Colombo, una sorta di autostrada cittadina, dove era precipitata con il suo motorino. Virginia Raggi, 42 anni, sindaca di Roma dal 22 giugno 2016 Il destino di Daniel e Noemi non è insolito per i sudditi della giunta Raggi. Molti e molti di più sono quelli che, nell'anonimato, fanno la stessa fine dei due ragazzi. Già, perché a Roma ci sono circa 12mila incidenti stradali l'anno, oltre 5mila dei quali motociclistici, e uccidono una persona ogni sessanta ore. È stato calcolato che sono almeno una trentina ogni dodici mesi le vittime delle buche in città.

 

 

SITUAZIONE PEGGIORATA
Lo stato delle strade della capitale meriterebbe l'intervento della Protezione Civile ed è la principale ragione per cui la città ha il più alto tasso in Italia di decessi per incidenti automobilistici in rapporto alla popolazione: 4,6 abitanti ogni centomila. L'incapacità della giunta Raggi di tappare le buche stradali si sta rivelando più letale del Covid, che finora ha ammazzato 1,4 cittadini ogni mille. Anche questo è il modello Roma, e gli abitanti della città lo sanno bene. Prendere un'automobile o, peggio, un motorino nella Capitale significa scommettere sulla propria vita. Pochi anni fa ebbi l'occasione di trasferirmi nella Capitale per lavoro. Da motociclista valutavo di prendere casa in quartieri verdi, fuori dal centro. Mi sconsigliarono tutti: se ogni giorno fai trenta chilometri in moto a Roma, non sopravvivi un anno, era il mantra. Torno nella Capitale sovente e la sensazione è che la situazione sia peggiorata.

 

 

Prendere un taxi, anche se sei abituato, ti dà la medesima ebbrezza delle montagne russe. Le voragini assassine delle strade romane non sono addebitabili solo alla gestione Raggi, ma certo questa ha complicato anziché risolvere. La giunta ha fatto poco, e pure male, perché imbevuta dell'ideologia grillina dell'uno vale uno. Perciò si sono fatti pochi lavori, visto che la pecunia scarseggia, e tutti al massimo ribasso. Solo che guardare solo il prezzo e fregarsene della qualità dell'opera comporta che si spende per nulla e si spreca anziché risparmiare: si paga meno ma non si ha il risultato, e nel giro di qualche mese la buca si ripresenta, più grande di prima. In teoria, per riparare il manto stradale ci sarebbero i quattrini racimolati con le multe. Si tratta di una cifra non indifferente, poco sotto i duecento milioni di euro, ma i quattrini finiscono nei risarcimenti alle vittime delle fosse urbane anziché essere usati per colmarle. Nel 2019 una legge dello Stato condonò un miliardo e mezzo di voragine economica alla Capitale e addebitò la somma al Tesoro, quindi a noi tutti. Ma la toppa alla buca nei conti non servì a tappare le buche cittadine.

 

 

QUESTIONE VACCINI
Sono mesi che, in chiave elettorale, l'amministrazione laziale viene spacciata come la cura al virus e a ogni male. La leggenda giallorossa narra che Roma sia la capitale dei vaccini, ma il mito si regge su uno 0,2% di cittadini immunizzati in più rispetto alla Lombardia, che viceversa costituirebbe il modello negativo. Quando si parla di vita e di morte, è opportuno che ideologia e partigianeria cedano il passo ai numeri. La Lombardia ha un sesto degli abitanti della nazione e un sesto degli italiani vaccinati sono lombardi. In Lazio vive poco più di un dodicesimo dei nostri connazionali e tale è la percentuale di laziali immunizzati rispetto alla popolazione del Paese. A Roma sulla strada ne muoiono cinque ogni centomila, a Milano esattamente la metà.

 

 

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