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Pietro Senaldi, contagi truccati in Sicilia contro la zona rossa? "Lazio, che stupore": il sospetto del direttore

Pietro Senaldi
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È caduto il segreto di Pulcinella: c'era chi truccava i dati dei contagi e rimescolava a piacimento le date dei decessi per non entrare in zona rossa. In Sicilia sono scattate le manette e c'è finito dentro anche un assessore. Non è escluso che così facessero anche altri. Ha sempre stupito che il Lazio sia rimasto in zona gialla per tutto il periodo in cui Zingaretti era segretario del Pd e, la settimana dopo le dimissioni del leader, sia scattato in area rossa con un dubbio balzo degno di un trapezista. Sorprendente è anche la dichiarazione di ieri del capo della Protezione Civile, l'integerrimo e indiscutibile Curcio, il quale ha detto che la Lombardia è la Regione che ha vaccinato di più, non solo in numeri assoluti ma anche in rapporto alle dosi ricevute. Eppure è stata additata come la patria del caos totale; figurarsi gli altri...

 

 

 CARNEVALATA
L'inchiesta siciliana, gravissima, è la prova che i numeri sull'epidemia sono una carnevalata. Sono soggetti a varianti a seconda di chi li fornisce e di chi li legge come neanche il virus da inizio anno... A proposito, la variante inglese, per timore della quale abbiamo richiuso tutto, comprese le scuole elementari, che pure da settembre erano sempre rimaste aperte, è così letale che lunedì a Londra non si è registrato neppure un morto di Covid. Dovremmo stenderle i tappeti rossi anziché temerla. Merito del vaccino Astrazeneca, quello che costa meno di tutti e che l'Europa ha approvato per ultimo, provando anche a sabotarlo un paio di settimane fa, salvo poi minacciare ritorsioni 48 ore dopo se la casa inglese non l'avesse riempita di fiale. Gli amministratori siciliani fanno rabbia. Se saranno confermate le accuse a loro carico, si può anche dire che sono dei delinquenti. Di certo pagheranno, mentre altri no. Truccare il numero dei morti non è poi molto diverso dallo spettacolo al quale stiamo assistendo da un anno: un elenco di vittime senza età, patologie pregresse, storie cliniche, buttato sul tavolo della stampa dal governo per terrorizzare così come i contagi siciliani venivano nascosti per tranquillizzare. Vigliacco che un ministro si presentasse ogni giorno per comunicare l'età media dei deceduti, quanti anni aveva il morto più giovane e in che condizioni di salute era, che percentuale rappresentano i guariti rispetto ai defunti.

 

 

LA LEZIONE DA TRARRE
Altro insegnamento dello scandalo siciliano è che il tarocco al ribasso dei contagiati non ha moltiplicato i morti. La Sicilia se ne è stata in zona gialla pur avendo un tasso di positività da zona arancione ma questo non ha fatto esplodere terapie intensive e trapassi. Il che, aristotelicamente parlando, è uno sfregio alla narrazione del Comitato tecnico scientifico e del ministro della Salute Speranza, che vogliono tenerci in zona arancione o rossa per un altro mese sostenendo che la zona gialla sarebbe l'anticamera della morte in corsia. Non è vero. A Palermo e Trapani sono stati gialli con numeri da arancione e non si è avuta un'impennata di morti. Con i discendenti di Annibale al di là del mare, Marco Porcio Catone per un lungo tempo concludeva ogni sua orazione in Senato, di qualunque cosa parlasse, con la frase: «Comunque bisogna distruggere Cartagine». Oltre duemila anni dopo, con dodici mesi di disastrosa esperienza alle spalle, siamo tutti autorizzati a concludere ogni articolo sul Covid con l'auspicio «comunque, bisogna cacciare Speranza». Perché finché c'è Speranza, non ci sarà più vita.

 

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