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Coronavirus, "aiutino" al Lazio: arrivano le dosi di vaccino e se le prende Zingaretti per primo

Fabio Rubini
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Ci risiamo con gli “aiutini” alla Regione Lazio. Ieri all’aeroporto di Pratica diMare (Roma Sud), è arrivato il carico da un milione e mezzo di dosi di vaccini AstraZeneca. Una buona notizia per la campagna di immunizzazione che così non si fermerà nemmeno nei giorni di festa. Una buonissima notizia per il Lazio che, come sempre, riceverà le dosi in anticipo rispetto a tutte le altre regioni. Nello specifico 200mila iniezioni in più che da ieri hanno iniziato a girare sul territorio regionale.

Tutte (o quasi) le altre regioni, invece, dovranno aspettare anche più di un giorno per averle. Già, perché dall'aeroporto, una volta scaricate, vanno divise e poi trasportate con i mezzi dell'esercito verso tutti gli altri territori. E non è finita qui, perché una volta giunti nei depositi regionali, le operazioni di sballaggio e redistribuzione si ripetono. Risultato: la Lombardia per esempio, in media "perde" un giorno per queste procedure, così come il Veneto che proprio ieri ha rischiato di dover fermare la campagna vaccinale per mancanza di dosi («Abbiamo inoculato più di 24 mila vaccini, 10 mila in meno rispetto al giorno precedente perché non sono arrivati i vaccini», si è lamentato il governatore Luca Zaia). Il Lazio, invece, no, ha potuto marciare spedito rifornendo in tempo reale i propri centri vaccinali. La cosa che si fatica a comprendere è perché non ci si possa organizzare per dividere la consegna delle dosi a livello geografico. Possibile che a Nord e a Sud di Roma non ci sia un aeroporto attrezzato per ricevere i vaccini in modo da consegnarli in maniera più rapida e con meno spostamenti? Misteri della campagna vaccinale.

 

 

Questo però non è il solo "aiutino" che Regione Lazio ha ricevuto in questi mesi. Solo pochi giorni fa vi avevamo raccontato di come la regione governata dall'ex segretario del Pd Nicola Zingaretti, avesse goduto di un trattamento di favore nella distribuzione dei vaccini. Conti alla mano avevamo dimostrato di come, sia prendendo in considerazione l'intera popolazione, sia limitandosi alla platea scelta dal Ministero della Salute che aveva diritto ad essere immunizzata, il Lazio aveva, in proporzione, una percentuale di vaccini maggiore rispetto, ad esempio, alla Lombardia. Giusto per rinfrescarci la memoria ricordiamo che prendendo a modello la "platea" degli aventi diritto il Lazio ha ricevuto una dose ogni 1,5 abitante vaccinabile; la Lombardia una ogni 1,4. Una differenza di circa il 7%, che sui numeri totali delle dosi distribuite fa circa 130mila iniezioni in meno a disposizione della Lombardia rispetto al Lazio. E se prendiamo a modello l'intera popolazione, anche in questo caso i conti non tornano. Anzi, il divario aumenta: secondo i dati forniti dal Ministero, al Lazio viene spedita una dose ogni 5,1 abitante, mentre alla Lombardia una ogni 5,6. Una differenza del 9,8%, che in dosi fa quasi 200mila che mancano all'appello nei centri vaccinali della Lombardia. Numero curiosamente simile alle inoculazioni che Zingaretti è riuscito a distribuire ieri in tempo reale.

 

 

 

Queste disparità si verificano non da ieri, bensì dall'inizio della campagna ed è la ragione principale per la quale la regione di Zingaretti fino a poco tempo fa svettava nelle classifiche e veniva presa a modello. Una "pacchia", per dirla alla Salvini. Eppure, nonostante i numeri che abbiamo dato, la ripresa della Lombardia inizia ad essere visibile. Giusto per fare un esempio potremmo prendere i dati relativi alle vaccinazioni degli ultra novantenni.

Ebbene la regione di Attilio Fontana, a trazione centrodestra, a ieri aveva vaccinato (almeno con la prima dose) il 70% di questa categoria. Un dato di molto superiore alla media nazionale che è del 63% e anche a quello del "modello" Lazio fermo al 65%. Per non parlare della Toscana, che impegnata a vaccinare categorie a caso, si è dimenticata di immunizzare gli anziani. Ma ovviamente essendo governata da una giunta di centrosinistra, l'inefficienza non fa notizia.

 

 

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