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Pietro Senaldi, ribellarsi a volte serve: dopo le rivolte in piazza, il governo Draghi ascolta

Pietro Senaldi
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Alzare la voce paga. Il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, aveva vietato ai ristoratori di scendere a Roma per manifestare contro le chiusure, minacciando controlli in autostrada e sulle ferrovie. Ma chi non ha più niente da perdere, ha poco da temere. La protesta quindi c'è stata, anche con momenti di tensione, culminati con la riprovevole esplosione di una bomba carta. Ci sono stati pure dei fermi e le solite infiltrazioni di chi scende in piazza solo per fare casino. La notizia però è che, malgrado questo, la gente in piazza è stata ascoltata. Chi ha infranto le regole fin dallo slogan (la protesta era battezzata «Io apro») è stato compreso più che punito. È segno che la politica sa di averla fatta grossa e di avere la coscienza sporca rispetto a milioni di italiani. Non tanto per le chiusure, quanto perché esse sono state inutili al fine di liberarci del virus. Per di più, le persone a cui è stato imposto di non lavorare, e quindi non guadagnare, sono state abbandonate dallo Stato, che non ha curato le ferite al tessuto socio-economico che ha lacerato.

 

 

 

Di nuovo, rispetto al governo giallorosso, è che Draghi sembra avere preso coscienza di questo e ha chiesto al Comitato Tecnico Scientifico di lavorare a un allargamento delle maglie e a un'accelerata nelle riaperture. Gli esperti dietro i quali si è nascosto il ministro Speranza ogni volta che è dovuto ricorrere alle chiusure, per la sua incapacità di far convivere l'Italia con il virus, sono ora chiamati a fare un programma per il ritorno alla vita. Nei piani del premier, palestre, bar, ristoranti e piscine dovrebbero tornare operativi da maggio e il Cts dovrà scrivere le regole che devono seguire. Per la verità, i tecnici elaborarono il decalogo alla fine dell'estate scorsa, ristoratori e centri sportivi si adeguarono, spendendo parecchi soldi, poi Conte li chiuse comunque a fine ottobre. Stavolta dovrebbe andare diversamente. La sinistra ha annusato che il premier non vuol fare il cane da guardia di Speranza e si è allineata. Franceschini e soci ora parlano di riaperture, mentre fino alla settimana scorsa davano del matto a Salvini, che era il solo a chiederle con la Meloni. La sensazione è che stavolta si riaprirà, non come a febbraio, quando il governo fece saltare la settimana bianca la domenica sera, 12 ore prima che iniziasse. Si riaprirà perché si sta avvicinando la bella stagione e solo un contagio su mille avviene all'aperto e perché, anche se molto più lentamente che nel resto d'Europa, la profilassi sta procedendo.

 

 

 

Soprattutto si riaprirà perché Draghi sa quel che Conte non ha mai compreso: far girare l'economia a mezzo servizio per un tempo così lungo è peggio che bloccarla del tutto per due o tre mesi ma poi farla ripartire sul serio. Gli inglesi hanno fatto così, e ora godono. Il governo precedente, senza vaccini, senza cultura d'impresa e incapace di organizzare le attività in sicurezza, ha sfibrato il Paese con mesi di mezze chiusure, inutili sia in termini sanitari che economici. Per questo oggi Draghi si trova a dover dare ragione alla gente in piazza e la Lamorgese deve chiudere un occhio se qualche esasperato infrange la legge.

 

 

 

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