Cerca
Logo
Cerca
+

Vittorio Feltri, il mio amico coronavirus: "Perché il morbo assomiglia agli uomini, anzi forse è meglio"

Vittorio Feltri
  • a
  • a
  • a

Per gentile concessione del mensile «Arbiter» proponiamo l'articolo di Vittorio Feltri pubblicato sul numero di aprile. 

Le presentazioni innanzi tutto. Virus, questo è l'uomo. Uomo, questo è il virus. Ehi perché sorridete? Vi conoscete già? Il Coronavirus offre la possibilità di fare qualche considerazione semiseria sui massimi sistemi. Mettiamo da parte grafici, statistiche ed esperti, e riflettiamo su una cosa. Il virus punta a riprodursi. Perché? Per sopravvivere. Colonizza i suoi ospiti, dilaga nel corpo altrui, si fa trasportare qua e là fino a quando è possibile. Poi gli ospiti cedono, i corpi si spezzano. Se ne muoiono troppi, zac, il virus ha condannato anche se stesso. Se l'ospite è intelligente, e inventa sistemi difensivi efficaci, zac, l'ospite condanna a morte il virus. 

 

Se il virus muta, e riesce a eludere l'efficacia dei sistemi difensivi, uno a uno e palla al centro, ricomincia la partita, vinca il migliore. È la questione delle varianti che abbiamo davanti agli occhi proprio in questi giorni. Il virus cerca di battere in fantasia il vaccino che ha iniziato a fare strage di Covid, specie in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. L'epidemia è diventata pandemia. A questo punto il virus ci ha preso gusto e non vuole mollare la presa per nessun motivo. Getty) A sin. la copertina del mensile «Arbiter» in edicola questo mese ( La volontà del virus è cieca. Lui è programmato per far quello, e lo fa con una certa insistenza: infetta ospiti. Non è cattivo né buono. Ha soltanto uno spiccato senso della necessità: vogliamo criticarlo per questo? Non è neppure auto-cosciente, per quello che ne sappiamo. È l'innocenza fatta virus. Non uccide per il piacere di farlo. È un effetto collaterale indesiderato. Se può evitare, evita. 

«CIAO, SONO TANIA»
Il virus sembra davvero un virus digitale, quello che distrugge i computer, ruba i dati nei film, serve a far rapine, fa crollare le difese della Cia nei film, ti frega il numero della carta di credito, ti manda mail con scritto: "Ciao sono Tania e sono nei guai all'aeroporto del Burundi, mi spedisci 10 dollari per aiutarmi? Sei la mia unica speranza, ti prego". E tu pensi: ma chi è questa Tania? Non conosco alcuna Tania, e i soldi non glieli mandi... Il virus, quello reale, sembra una invenzione umana. È vero anche il contrario, molti sostengono che anche la nostra specie sia un virus con qualche cellula in più del solito. Arriviamo in un luogo, il pianeta Terra o in piccolo qualunque altro ecosistema, lo scopriamo, lo usiamo per i nostri scopi, che ruotano poi sempre intorno al nutrirsi, direttamente o indirettamente, e quando non c'è più niente da sfruttare, ne cerchiamo un altro. 

 

Uccidiamo senza problemi, le altre specie ma anche i nostri simili, e spesso questa azione non comporta una presa di coscienza superiore a quella di un virus nel corpo umano. Noi uccidiamo per necessità ma anche perché, in fondo, ci piace essere crudeli. Ciao, sono un essere umano e faccio cose terribili. Il virus neanche ci pensa, non può pensare. Ammazza per esuberanza, per eccesso di personalità. L'uomo ammazza per un sì o per un no, per ordine o per scelta, per passione o per ragionamento, per farsi bello con gli amici o per vendicare offese immaginarie e non ci vuole nemmeno una personalità particolare. Al limite una forte volontà. Dunque, signori, siamo forse arrivati a una conclusione neppure troppo sorprendente ma senz' altro interessante e vorrei aggiungere umiliante. La superiorità della nostra specie si dimostra presunzione. 

LA NUOVA FRONTIERA
L'uomo ha creato i virus digitali, replicando la natura. Ma chi ha creato l'uomo? E cosa è? Il virus, quello vero, potrebbe essere la versione "migliorata" dell'uomo, spogliata da ogni orpello, sollevata dal peso del libero arbitrio, finalmente in grado di valorizzare le sue qualità fondamentali e circolare senza falsi problemi di coscienza. Potremmo essere virus obsoleti, rallentati dai sentimentalismi, dai pensieri, dai dubbi. Oppure il contrario: potremmo essere la nuova frontiera del virus, grazie alla scienza, presto o tardi sbaragliamo la concorrenza; grazie all'intelligenza ci adattiamo alle condizioni più avverse; e grazie alla mancanza di pietà, affondiamo il colpo dove fa più male, anzi dove uccide. 

Come efficienza siamo messi bene e si può sempre migliorare. Tuttavia nulla è certo. Forse il nostro destino è essere debellati dagli anticorpi del pianeta-ospite, questa cellula appartenente al corpo dell'universo. Forse un altro virus, più efficiente, prenderà il nostro posto e riderà delle nostre città, organizzando la vita in un modo parassitario che non riusciamo a immaginare. Oppure... Forse partiremo per le stelle, e saremo un virus in viaggio verso ospiti ancora da scoprire, nella speranza, connaturata a ogni virus, di espanderci e conquistare. Coronavirus, qua la mano. In fondo siamo più simili di quanto pensassimo. Questo non vuol dire che ti lasceremo vincere, sai com' è, noi siamo più spietati e non accettiamo la concorrenza. Dunque preparati a essere sbaragliato. E ora, addio. Torna nel nulla da cui sei sbucato.

 

Dai blog