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Roberto Speranza, "l'Italia merita di meglio". Nel libro in piena pandemia, le parole di uno che ha sbagliato mestiere

Renato Farina
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Ci fu chi scrisse del diritto a dire di un libro: non l'ho letto, ma non mi piace. Qui si va più in là, che è un problema di coscienza: è possibile recensire un saggio che però non risulta esistere? Però l'abbiamo trovato lo stesso. Uno di quei casi di oggetti emersi da mondi paralleli, come teorizzato da alcuni arditi scienziati, probabilmente inclusi nel Comitato tecnico scientifico. Ci riferiamo all'opera di Roberto Speranza Perché Guariremo. Dai giorni più duri a una nuova idea di salute (Feltrinelli. 234 pagine). Sulla copertina c'è scritto euro 15,00, ma a noi, come è giusto per le cose provenienti da un'altra dimensione come gli Ufo, ci è costato assai di più: 54 euro e rotti. Il libro in sé viene via a poco: 4,99 euro perché in quell'altra galassia, fuori dal tempo e dallo spazio, c'è il comunismo e tutto è a buon mercato come l'autore prevede che capiterà anche a noi grazie alla pandemia, ma le spese di spedizione assommano a 49 euro. Lo si trova su Ebay, i più abili lo recuperano a prezzi minori tramite Amazon Francia. Che dire? Ne vale la pena. I diritti d'autore finiranno ad associazioni benefiche, e impareremo leggendolo a conoscere quale siano i contenuti di una delle zucche più pure della sinistra contemporanea. Abbiamo capito perché Speranza sia stato convinto a ritirarlo precipitosamente dai magazzini da cui stava per essere smistato alle librerie in Italia nello scorso ottobre. Dev' essere capitato come alle mascherine cinesi procurate dal suo sodale Domenico Arcuri: facevano un po' schifo, secondo i suoi consiglieri. In realtà è un testo molto istruttivo. La sintesi è questa, e Speranza si mette subito una medaglia da solo, altro che il generale Figliuolo: «È un libro di attualità e di impegno civile». Come Franz Kafka, ma a differenza di Marcel Proust che «andava a letto presto la sera», questo volume immortale è stato scritto «nelle ore più drammatiche della tempesta, nelle lunghe notti in cui il sonno mi sfuggiva».

 

 

 

Sentimentalismi

È un saggio dove, modestamente, l'autore «propone idee, valori, progetti», ma che a noi pare anche un documento imperdibile di letteratura romantica. Lui forse ha creduto di porsi soltanto sulla scia biografica del "giovane Marx", che però non fu mai ministro, o più probabilmente del "giovane Koba-Stalin", ma qui siamo davanti anche agli esperimenti giovanili di uno Shakespeare. Si immagini trasferito a teatro un dialogo come questo. Siamo in piena pandemia. Sono «ore difficilissime». Come Alessandro Magno prima della battaglia di Guagamela, 331 a.C., annota nel suo diario napoleonico il momento in cui lascia la sua tenda al luogotenente, in questo caso Domenico Arcuri, detto Mimmo il Tenace. Roberto Speranza in quel momento sta per tornare al campo base,lasciando la casamatta al Commissario straordinario per l'emergenza. E qui trascriviamo senza sciupare una virgola, mandando a capo per non perdere i sussulti di poesia, l'arte delle pause, questa pagina di diario datata 14 marzo 2020. «Mentre lascio la sede della Protezione civile per tornare a lavorare al ministero, mi volto verso Federica e Massimo (gli attendenti, ndr), che mi stanno accompagnando. Mi colpisce un pensiero: non posso lasciare solo Domenico Arcuri. «Voi restate qui, per favore», dico ai miei collaboratori. «Ma tu come fai da solo?», protestano. «Poi vediamo. Intanto date una mano a Domenico» (pag. 126, da ritagliare e incorniciare se non fosse un sacrilegio rovinare un volume raro). Sublime, non trovate? Del resto tutto è un impegno civico, ma soprattutto una tremenda necessità spirituale. Impossibile trattenere la penna: «La forza dei tanti ricordi che si rincorrono nella mia mente è straripante», e infatti straripano. Come può non raccogliere in questa esondazione del grande fiume che è la sua mente questo frammento foscoliano? Racconta la gioia di tagliarsi i capelli alla riapertura dei barbieri: «Finalmente, posso anch' io tagliarmi i capelli. Era dai tempi del mio Erasmus a Copenaghen che non li avevo così lunghi, ma quella volta era stato per scelta». È molto bello immaginarselo capellone. E per fortuna non mancano simpatici flash-back sulle sue avventure giovanili. Del resto, si definisce «esponente della generazione Erasmus», proprio così "esponente", magari capogruppo o qualcosa del genere. Spiega i capisaldi di quella generazione, con enormi zaini, in tre arrivano a Parigi. Vanno a ritrovare al cimitero Jim Morrison e Oscar Wilde (segnatevi l'indirizzo: camposanto Père Lachaise). Lui però è già un europeista, e trascina i suoi sventurati compagni in pellegrinaggio alla sede del parlamento europeo a Bruxelles. Dopo di che si precipitano nel sud della Francia. «A Marsiglia, una notte, incappammo in un uomo con il coltello che voleva derubarci. Provai ad argomentare che non avevamo nulla e rapinarci era quindi assolutamente inutile: funzionò. Me la cavai dando all'aspirante ladro un pacco di biscotti». Speranza fa rilucere qui le sue doti di mediazione. Deve aver fregato così le Regioni nelle trattative sulla zona rossa, un biscottino e via.

 

 

 

Esame di coscienza

Questa trattativa felicemente conclusa lo ha di sicuro sospinto ai vertici della Sinistra Giovanile, da cui è rimbalzato a 34 anni a capogruppo del Pd alla Camera nel 2013. Bisogna riconoscere che ha saputo dimettersi da questo posto di potere, finendo nel gruppuscolo separatista di Pierluigi Bersani, in Articolo 1, poi Leu: «Non era quella che si usa definire una mossa politica astuta. La coerenza, d'altra parte, spesso non coincide con l'astuzia». Ma un po' di presunzioncella gli è rimasta attaccata, questa superiorità morale, per cui è molto portato «all'esame di coscienza», ed esaminata la coscienza per lungo tempo si è creduto il miglior ministro della Salute dell'orfanotrofio. Per puro scrupolo offriamo alcuni diamanti pescati tra le pagine. Frasi che saranno presto patrimonio immateriale tutelato dall'Unesco. La vita interiore: «La vaga inquietudine che provo... si coagula in preoccupazione»; «La nube che mi pesa sulla mente si solleva». Il ruolo della donna: «Sandra Zampa, persona seria e leale... mi impone di mangiare e bere quando non ho nemmeno il tempo di respirare»; «Nella mia stanza comparirà ogni giorno Silvia con tè e biscotti». Anatomia dei sentimenti: «Io penso anche a questo, ai nostri anziani»; «Non dimenticherò mai i medici cubani». Considerazioni di geopolitica: «Viviamo su un unico pianeta». Soprattutto, a pagina 142, la confessione definitiva: «Il Paese merita molto di più».

 

 

 

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