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Roberto Occhiuto, il mastino di Silvio Berlusconi che va all'attacco di sinistra e M5s

Alessandro Giuli
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«È giusto che Forza Italia non si annulli nell'azione di governo» «La delega governativa alle politiche antidroga? È curioso che la scelta sia ricaduta su Fabiana Dadone, dichiaratamente antiproibizionista» In Forza Italia è nata una stellina: Roberto Occhiuto, calabrese cinquantaduenne che un mese fa ha ereditato da Mariastella Gelmini il ruolo di capogruppo alla Camera dei Deputati. Eletto per acclamazione, indiziato d'essere il nome giusto per la presidenza della Regione Calabria (suo fratello è sindaco della natìa Cosenza), a guardare il suo curriculum si direbbe che Occhiuto è un dinamico democristiano con il pallino per il giornalismo televisivo locale e trascorsi da berlusconiano della seconda ondata che si è concesso una redditizia scappatella con l'Udc di Casini e Cesa per entrare in Parlamento nel 2008 e poi è ritornato all'ovile. Insomma la classica banalità del Sud: un giovin signore delle tessere con il suo posto al sole nei palazzi romani.

E invece, guarda un po', alla prova dei fatti si sta rivelando una scoperta positiva di cui i grandi media per ora si disinteressano. Occhiuto, cognomen omen, è diventato in poche settimane un pungolo implacabile nelle larghe intese su cui poggia il governo di Mario Draghi. E non gliene fa passare una, quando si tratta di contrastare i robusti residui della ex maggioranza giallorossa. Di recente ha ingaggiato battaglia contro l'affidamento alla ministra grillina Fabiana Dadone delle deleghe alla politica anti droga: «È curioso il fatto che la scelta sia ricaduta su Dadone, titolare delle Politiche giovanili e dichiaratamente antiproibizionista». Dello stesso tenore è stata l'immediata bocciatura della prima proposta politica concepita da Enrico Letta, neosegretario del Pd alleato di Forza Italia: «Lo ius soli? Sarà l'ultima delle priorità». E tanto per rincarare la dose, eccolo aggredire con piglio salviniano (il leader leghista gli è molto simpatico) anche la legge Zan sull'omotransfobia: «Con il suo atteggiamento, Letta dichiara guerra al governo Draghi».

 

 

Ma il meglio di sé, mentre i suoi colleghi-ministri volano bassi per non intralciare l'attività di Palazzo Chigi, Occhiuto lo sta offrendo nel rappresentare le istanze dei ceti medi massacrati dagli effetti reclusivi della pandemia. Risale a un paio di settimane fa, durante una conferenza stampa di presentazione degli emendamenti al decreto sostegni, quello che al netto del gergo felpato di un centrista poteva risuonare addirittura come un ultimatum: «Forza Italia ha una posizione responsabile, non chiediamo fughe in avanti, ma riteniamo che in questa fase sia imprescindibile dare un segnale di ottimismo ai cittadini noi sosteniamo l'esecutivo lealmente, ma non rinunciamo al nostro ruolo, cioè essere la voce di chi lavora e produce lavoro». Morale: «Serve un tagliando al governo, in modo di fare riaprire chi può farlo». I risultati sembrano dargli ragione.

Ma certo se a pronunciare queste parole fosse stato Matteo Salvini, oppure un capogruppo della Lega, i giornaloni avrebbero ricamato (strumentalmente) titoli cubitali in prima pagina per denunciare un'imminente crisi di governo. Siccome si tratta di Occhiuto, se lo filano poco. E fanno male, perché Forza Italia è un contraente fondamentale del patto su cui si regge il governo Draghi e il capogruppo rappresenta con crescente autorevolezza l'ala massimalista dell'anima liberale berlusconiana. Tendenza Maurizio Gasparri, per intenderci, con cui ha un buon rapporto (Gasparri in Calabria è di casa e vanta uno storico insediamento elettorale) e accanto al quale viene spesso citato dalle agenzie per le esternazioni meno accondiscendenti verso il governo.

 

 

 

 

Come una Gelmini rafforzata, diciamo, nella distrazione generale Occhiuto tira bordate continue e se necessario dispensa voti assai negativi sull'operato dell'ex governatore della Bce e del commissario Figliuolo: «Sui vaccini c'è stata una comunicazione evidentemente insufficiente». Non è ancora certo se sarà Occhiuto il prescelto del centrodestra per il ruolo che fu della compianta Jole Santelli, però è sicuro che lui a quello punta: «Sarò capogruppo finché non ci sarà la possibilità di candidarmi in Calabria». Buona fortuna, naturalmente, ma che peccato dover già rinunciare a un assillo così promettente.

 

 

 

 

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