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Vaccino, San Marino ci offre Sputnik ma Roberto Speranza tace: perché il governo non risponde?

Benedetta Vitetta
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 Entro fine mese contano di raggiungere l’immunità di “comunità” diventando una sorta di isola felice all’interno dell’Italia. Stiamo parlando della Repubblica di San Marino che, grazie soprattutto al recente accordo stipulato con la Russia per il vaccino "Sputnik V", ora sta riuscendo a vedere ad uscire dall'incubo pandemia. Che ancora, a distanza di più di un anno, ancora squassa gran parte del pianeta. «Non siamo ancora Covid free» racconta a Libero, Roberto Ciavatta, segretario di Stato per la Sanità e la Sicurezza sociale della Repubblica sammarinese, «ma speriamo di arrivarci presto. Entro aprile vogliamo terminare la somministrazione della prima dose a tutta la popolazione andando poi verso una situazione di protezione diffusa rispetto al virus».

E il successo della campagna vaccinale sta dando i primi visibili risultati: nel terzo più piccolo Stato d'Europa, ora la gran parte delle attività stanno riaprendo. Locali, bar e ristoranti sono aperti anche la sera, serrande alzate pure per le palestre e anche le scuole sono tutte in presenza («Noi su questo fronte abbiamo sempre optato per un modello aperturista» sottolinea Ciavatta) e da lunedì 26 il coprifuoco verrà posticipato a mezzanotte. Alla luce dell'avanzamento della campagna vaccinale che oggi ha già coperto il 40% della popolazione (oltre 20mila le dosi somministrate) - percentuale che supera il 51% se si considerano anche i cittadini che hanno contratto il virus e che ora hanno gli anticorpi - ora lo Stato del Tita no si trova nella situazione migliore con dosi di siero in eccesso (anche Pfitzer) da poter cedere ad altri. 

 

 

 

«Da diverse settimane abbiamo dato al goveno italiano la nostra disponibilità a vaccinare sia i frontalieri sia altre categorie di persone che entrano quotidianamente a San Marino» precisa Ciavatta, «ma fino a quando dal ministero della Salute, guidato da Speranza, non arriverà una nota, non restiamo fermi. Non possiamo decidere unilateralmente di vaccinare persone di un Paese terzo. Comunque io confido che il via libera ministeriale da parte dell'Italia arrivi molto presto». Se ciò accadesse significherebbe vaccinare subito con il siero Pfitzer più di 6mila frontalieri cui si potrebbero poi aggiungere altre categorie di persone. Un aiuto non indifferente per l'Italia, ma anche un vantaggio per entrambi visto che un'isola Covid free nel cuore della Penisola - San Marino si trova tra l'Emilia Romagna e le Marche - non giova granchè. «Per noi era fondamentale diventare Covid free» conclude Ciavatta, «perchè avevamo troppi contagi, dovevamo far partire l'economia interna visto che, al contrario degli Stati Ue, noi non abbiamo alcun aiuto o Recovery Plan. E perchè la nostra vocazione è turistica».

Per questo a San Marino conviene vaccinare i territori vicini. In primis Rimini e le zone circostanti. «Abbiamo perso fin troppo tempo in questa battaglia ideologica contro lo Sputnik V» spiega Lucio Paesani, responsabile Mio (Movimento imprese ospitalità) dell'Emilia Romagna e prossimo candidato sindaco di Rimini con una lista civica, «perchè mentre noi restiamo in attesa dell'ok via di Ema, la Germania ha già siglato un'intesa coi russi per il siero. Avremo dovuto cavalcare da subito anche la battaglia del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, per le isole Covid free per non gettare al vento una seconda stagione estiva» continua l'imprenditore, «non è un caso che San Marino punti sul turismo visto che il binomio Riviera romagnola-Stato sovrano sono un'occasione da non farsi sfuggire». «Ci sono già segni di turbolenze istituzionali da parte italiana e risentimenti inutili per la procedura che si è deciso di seguire e la mancanza di informazioni e di preventiva consultazione, più che sul contenuto stesso, che verrà rivisto dal Ministro della Salute, apparentemente preso di sorpresa». È la mail del direttore Oms Ranieri Guerra del 14 maggio al ricercatore Francesco Zambon che in un report poi ritirato notava l'assenza di piani pandemici aggiornati.

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