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M5s, l'affondo di Giuseppe Conte e il silenzio di Luigi Di Maio: il piano per sbarazzarsi di Beppe Grillo dopo il video

Elisa Calessi
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Alla fine parla anche Giuseppe Conte. Un tempo che dice meglio di ogni considerazione la difficoltà, l'imbarazzo, la delicatezza della vicenda. Ma nella bufera trasversale che ha travolto Beppe Grillo, per il video in difesa del figlio accusato di stupro, tacere, per Conte, sarebbe stato peggio. Anche perché il Pd, alleato in pectore anche alle prossime amministrative, cominciava a innervosirsi. E allora ecco che arrivano, condite da mille premesse e giustificazioni al "padre", le parole dell'ex premier. «Ho avuto modo di parlare con Beppe Grillo in più occasioni e conosco bene la sua sensibilità su temi particolarmente delicati. Sono ben consapevole di quanto questa vicenda familiare lo abbia provato e sconvolto. Comprendo le preoccupazioni e l'angoscia di un padre, ma non possiamo trascurare che in questa vicenda ci sono anche altre persone, che vanno protette e i cui sentimenti vanno assolutamente rispettati, vale a dire la presunta vittima, la giovane ragazza coinvolta nella vicenda e i suoi familiari». Ribadisce, poi «l'autonomia e il lavoro della magistratura» così come «la lotta contro la violenza sulle donne» condotta in questi anni dal M5S. 

 

 

 

 

 

 

Gli altri big tacciono. Chi lo fa, cerca di salvare capra e cavoli. Davide Crippa, capogruppo alla Camera, pungolato da un dibattito che esplode in Aula, risponde così: «Sta alla giustizia fare il suo corso e stabilire la verità giudiziaria, però distinguerei la vicenda personale di un padre, emotivamente coinvolto, come abbiamo potuto vedere, e quella del Movimento 5 Stelle». C'è imbarazzo e le mille contraddizioni che il M5S si porta dietro esplodono, ancora una volta, quando i principi, usati come clave, toccano il M5S. Destino vuole, poi, che tutto questo accade mentre molti eletti partecipano al corso organizzato per insegnare loro a parlare in pubblico. «Noi siamo qui a imparare le regole e poi Grillo fa quel video che è un incredibile boomerang mediatico?», si domanda uno dei presenti. Ma qualcuno, anche nel M5S, parla, sia pure provando a distinguere il padre dalle parole, perdonando il primo e condannando le seconde.

Una distinzione che, però, non è mai stata usata per gli avversari politici. «Il contenuto di quel video», dice l'ex ministro della Difesa e senatrice M5S, Elisabetta Trenta, «rinnega i nostri valori. Caro Beppe, capisco il tuo dolore di padre, capisco la rabbia dei processi mediatici che colpiscono di più le persone conosciute, ma la tua rabbia e il tuo dolore non devono offendere la rabbia e il dolore dei genitori della ragazza». Le fa eco Vittoria Baldino, deputata M5S: «Voglio molto bene a Beppe Grillo», è la premessa. Ma ricorda come il M5S abbia contribuito a far approvare «una legge, il Codice Rosso, che ha segnato un punto di svolta importante per la tutela delle donne».

In conclusione, il messaggio di Grillo «è sbagliato: noi non sappiamo cosa sia accaduto, ma ciò che dobbiamo ribadire con forza è che la veridicità di un'accusa non si misura dal tempo intercorso dal fatto alla data della denuncia». Ancora più netto è Giampiero Trizzino, deputato del M5S: «Il linguaggio utilizzato da Beppe è ingiustificabile, benché mosso dal legittimo desiderio di voler proteggere il proprio figlio. Chiunque subisca una violenza, ha il diritto di prendersi tutto il tempo del mondo prima di denunciare l'accaduto». Prende le distanze da Grillo anche Valentina Sganga, capogruppo M5S al comune di Torino: «Una donna deve essere sempre libera di denunciare una violenza quando se lo sente (un giorno, una settimana, un mese, un anno, non è importante) senza che nessuno possa permettersi di sentenziare in base a questo». Stessa posizione ribadita da Alessandra Todde, vice-ministra dello Sviluppo economico: «Nessuno può discutere lo sfogo di un padre, ma è chiaro, e lo rivendico, che una donna ha diritto di denunciare quando meglio crede».

 

 

 

 

Le parole di Grillo certo non aiutano il rapporto con il Pd, dove la condanna è unanime, ma anche faticosa, imbarazzato, come dimostra il tentativo di assolvere il padre e condannare il politico. Il video di Grillo, ha detto Nicola Zingaretti, è «un bruttissimo modo per affrontare, purtroppo, un tema privato». «Ci fidiamo della magistratura», dice Francesco Boccia. Durissimo, invece, è Peppe Provenzano, vicesegretario Pd che definisce «inaccettabili» le parole di Grillo. Ed esprime «tutta la solidarietà» del Pd «alla ragazza denigrata. Il M5S acceleri la sua transizione e con la guida di Conte abbracci garanzie e principi dello Stato di diritto, in cui quel video è semplicemente inconcepibile e da condannare». Ne fa una questione politica, invece, Andrea Marcucci: «Il silenzio del M5s renderebbe molto più difficile anche il solo ipotizzare alleanze privilegiate con loro».

 

 

 

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