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Vittorio Feltri: ecco perché il 25 Aprile ormai si è ammuffito

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 Vittorio Feltri

Vittorio Feltri
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Il 25 aprile 1945 l'Italia si liberò definitivamente del fascismo ed è normale considerarla una data importante, meritevole di essere ricordata. Ma bisogna vedere come. Da quel giorno sono trascorsi 76 anni e fatalmente la memoria si è offuscata. Tutti i protagonisti - tranne rarissimi sopravvissuti quasi centenari - della resistenza sono morti e non possono più testimoniare. Questo non implica che certe pagine della nostra storia debbano finire nel dimenticatoio, però sarebbe ora di ripulirle dalla muffa che su di esse si è stratificata. Sarebbe opportuno smetterla con la retorica e conferire alla ricorrenza un significato più vicino alla attualità, trasformandola in festa della libertà, della quale abbiamo bisogno anche in questo momento in cui gli italiani vivono praticamente in stato di segregazione, a causa del Covid che non è provocato da leggi di Mussolini bensì della nostra Repubblica democratica, si fa per dire.

 

 

 

E invece questo non avviene poiché la sinistra continua a ritenere che i suoi nemici siano i fascisti inesistenti in quanto finiti al cimitero da tempo remoto. Organizzare ancora cortei e comizi per rammentare in piazza le eroiche gesta dei padri della patria è una operazione poco intelligente pure dal punto di vista propagandistico. Non c'è in giro un solo italiano che paventi il ritorno delle camicie nere. Chi parla di minaccia fascista mente sapendo di mentire, si inventa un pericolo che alberga soltanto nella mente malata di qualche comunista residuale il quale, puerilmente, gradisce combattere gli squadristi scomparsi per comodità: sconfiggere i fantasmi è molto facile.

 

 

 

Oggi è giusto commemorare e rendere onore a chi si è sacrificato per abbattere un regime dispotico che trascinò per giunta il Paese in una guerra assurda e devastante, purché sia una cerimonia composta e svelenita, non consistente in una serie di frasi fatte dall'acre sapore nostalgico per un periodo di lotte fratricide. Mio padre fu un fascista della prima ora e un fratello di mia madre fu un partigiano, ma, a guerra ormai conclusa e quasi dimenticata, quando si incontravano brindavano insieme alla pace conquistata. Non mi pare un cattivo esempio.

 

 

 

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