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Roberto Speranza, "commissione d'inchiesta": asse Lega-Forza Italia contro il ministro, si smarcano da FdI

Elisa Calessi
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La formula, "centrodestra di governo", aveva fatto la sua comparsa per la prima volta martedì sera, quando Lega e Forza Italia non avevano partecipato al voto sulla mozione presentata da FdI sul coprifuoco. È ritornata ieri, allargata a Udc, "Cambiamo" di Giovanni e Toti e "Noi con l'Italia" di Maurizio Lupi, quando Forza Italia e Lega hanno deciso, sempre insieme, di votare contro la mozione di sfiducia presentata da FdI al ministro Roberto Speranza. La riproposizione dell'asse Lega e Forza Italia più centristi, il pezzo di centrodestra al governo, è stata la vera novità di una giornata che, per il resto, è andata come era previsto: la maggioranza di governo ha votato compatta contro e il ministro è salvo.

La mozione non è passata, facendo guadagnare, all'iniziativa di FdI, il record della seconda mozione meno votata della storia (la prima resta quella presentata contro Giulio Andreotti nel 1984). Un esito che era stato scritto martedì sera, quando Mario Draghi, di fronte alla scelta di Lega e Fi di smarcarsi sul coprifuoco, aveva accettato di riconsiderare a metà maggio l'orario, ma a un patto: «Mi aspetto che domani siate leali». Poco prima che iniziasse la seduta al Senato. Matteo Salvini e Antonio Tajani si sono sentiti. Scelta difficile, perché i dubbi di leghisti e forzisti nei confronti dell'operato del ministro e dei suoi collaboratori sono noti. Il mancato aggiornamento del piano pandemico è un tema che leghisti e azzurri rimproverano a Speranza, così come la gestione dell'emergenza.

 

 

 

E i dubbi si sono visti nel voto: 49 assenze tra Lega e Forza Italia. Il 46% dei senatori di Forza Italia, 24 su 52, e il 39% di quelli della Lega, 25 su 64, non hanno partecipato al voto. Ma la realpolitik imponeva una scelta. Colpire Speranza, significava colpire il governo. Per questo, poco prima che iniziasse la seduta, il "centrodestra di governo" ha reso pubblica la decisione: voto contro. Anche se, contestualmente, ha chiesto l'istituzione di «una commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia da parte del ministero della Salute». E subito dopo il voto Salvini, Tajani e Licia Ronzulli, per sancire la scelta, si sono visti per valutare il voto e analizzare il testo per istituire la commissione.

Un atto pressoché simbolico, perché chi conosce il Parlamento sa che per istituire una commissione ci vogliono anni e comunque i risultati difficilmente cambiano qualcosa. Tant' è. «Noi diamo la fiducia a Draghi. Speranza non lo stimo ma noi lavoriamo da dentro per migliorare i documenti come il Pnrr che è migliorato rispetto a quello di Conte», ha spiegato Salvini. «Diciamo a Fratelli d'Italia che è molto meglio lavorare su una commissione d'inchiesta piuttosto che presentare mozioni che hanno più lo scopo mettere in difficoltà la Lega e Forza Italia che Speranza», ha aggiunto il capogruppo del Carroccio, Massimiliano Romeo. «Forza Italia ha scelto di votare contro la mozione di sfiducia, nel solco della responsabilità», ha spiegato Renato Schifani, di Fi.

 

 

 

Di tutt' altro avviso è il partito di Giorgia Meloni. «Il ministro Speranza si deve dimettere perché è il principale responsabile del fallimento della guerra contro il Covid», spiegava il capogruppo di FdI a Palazzo Madama Luca Ciriani. «I partiti della maggioranza hanno deciso così di sostenere le scelte della gestione opaca e fallimentare della pandemia. Chissà se gli italiani la pensano allo stesso modo», è stato il durissimo commento di Giorgia Meloni. Del resto non solo nel centrodestra ci sono stati i distinguo. «Noi riteniamo questa mozione legittima, ma sbagliata politicamente e umanamente», ha spiegato il capogruppo al Senato di Iv, Davide Faraone, dicendosi favorevole, però, a una commissione d'inchiesta. In Fi ha preso le distanze il senatore Maurizio Gasparri: «Se Draghi ha la mia fiducia, Speranza non può averla».

Alla fine tutte e tre le mozioni sono state bocciate. Quella presentata da FdI con 221 no, 29 sì, 3 astenuti e 49 assenti. In particolare, nella Lega non hanno votato 25 senatori di cui 11 in missione o congedo e 14 non partecipanti al voto. Tra i forzisti, si contano 24 assenze cioè 6 senatori in missione o congedo e 18 che non hanno partecipato al voto. Favorevoli i 20 senatori di Fdi e i 9 del Misto tra cui i firmatari delle altre due mozioni di sfiducia proposte, Mattia Crucioli e Gianluigi Paragone. Tre gli astenuti: Carlo Doria della Lega e Silvana Giannuzzi ed Elio Lannutti, entrambi del Misto. Presente in aula ma non votante il senatore Dessì, ex M5s ora al Misto.

 

 

 

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