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Politicamente corretto e cancel culture, "i nuovi Mussolini e Stalin che cancellano la libertà di pensiero e il diritto di critica"

Francesco Bertolini
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Quando si pensa alla dittatura si pensa a Mussolini, a Hitler, a Stalin o, per i più esotici, a Pol Pot o a Bokassa. Viviamo in una democrazia, dove la libertà di stampa è garantita e ognuno può dire quello che vuole. Almeno questo è quello che si pensa. Non sono più i poveri giornali ormai che rappresentano la stampa, la loro tiratura e i loro lettori sono ormai ridotti a pochi anziani che ripetono un rito quotidiano che li accompagna da una vita e da pochi altri. L'informazione libera ormai è su altri canali, su schermi più o meno grandi dove chiunque può attingere e farsi le proprie idee. L'importante è che queste idee siano coerenti con un codice etico, un modello di pensiero politicamente corretto; quanto è moralmente corrotto un approccio di questo tipo. Si chiudono canali social che raccontano visioni diverse della pandemia, si bloccano profili che utilizzano termini o concetti che tutti pensano ma che non si possono dire, il popolo va educato, qualcuno ha deciso che per legge il mondo dovrà essere inclusivo, sostenibile, equo e solidale, secondo norme decise in pochi giorni da poche persone. In molti forse onestamente credono in buona fede a questa visione, in molti la subiscono passivamente, alcuni provano a evidenziarne la follia. La follia di creare l'uomo giusto, la follia di eliminare il male per legge, la follia di uniformare popoli e culture a una unica visione globale.

 

Si vuole proteggere la biodiversità e si vuole distruggere la biodiversità sociale, culturale e storica. La cancel culture, quella che vuole abbattere le statue di Cristoforo Colombo andrebbe presa a pedate nel sedere; e invece viene tollerata, se non addirittura sostenuta da pseudo intellettuali che vedono tutto solo in chiave di antagonismo politico. Difendono l'indifendibile solo perché l'indifendibile non è difeso dall'avversario politico, diventando così non solo ridicoli e patetici, ma anche pericolosi perché avallano in questo modo culture e logiche che non possono che portare a divisioni sempre più ampie. Il lavoro di chirurgia sociale che sembra essere in atto sta entrando in profondità nei tessuti, plasmando una società dove l'individuo sarà sempre più sacrificato per il bene della collettività, con buona pace di secoli di evoluzione civile che avevano posto i diritti dell'individuo al centro delle regole di convivenza. La critica consapevole è a rischio, la propaganda ha come scopo ultimo la sua stessa eliminazione, facendo si che diventi normale, non inducendo più alcuna domanda sul perché vengano fatte certe scelte rispetto a altre. L'uso massiccio della propaganda è sempre stato foriero di disastri; l'illusione di tappare le menti si è sempre infranta contro menti libere che lentamente hanno portato avanti la lotta per consentire che tutti avessero la possibilità di esprimere le loro opinioni, anche se contrarie ai loro credo. Speriamo avvenga lo stesso anche stavolta.

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