L'intervista

Vladimir Luxuria a Libero: "Fr***o? Non sempre è politicamente scorretto, le parole vanno contestualizzate"

Gianluca Veneziani

Tra i suoi molteplici talenti, pochi conoscono quello di cantante. Vladimir Luxuria non è transgender solo in senso sessuale, ma anche in termini di eclettismo artistico-intellettuale: attivista Lgbt, personaggio tv ed ex parlamentare, se la cava egregiamente pure con la musica. Tanto da aver sfornato un singolo intitolato King Kong, con testo e musica di Gennaro Cosmo Parlato e Alessandro Graziano, prodotto per la Melody Records da Corrado Ferrante e Michelangelo Tagliente. Un omaggio orecchiabile al celebre gorilla della cinematografia.

Luxuria, perché questa canzone? Per dire che certi scimmioni sono migliori di alcuni esseri umani?
«Be', diciamoci la verità. Un animale non conosce la cattiveria, se uccide lo fa solo per difendersi o nutrirsi, non per odio gratuito o prevaricazione».

Il testo della canzone invita King Kong a distruggere quelle persone «molto peggio di me che non son santi soprattutto nel privé» e «hanno la faccia come il culo». È un affondo contro certi salotti buoni che buoni non sono?
«Sì, mi riferisco a quelli che fanno i moralisti, i savonarola, puntano il dito verso gli altri, ma al calar delle tenebre si calano le braghe». La canzone comincia con l'immagine di lei «legata a un palo come Jessica Lange».

 

 

Dietro c'è anche il sogno erotico proibito di un rapporto con King Kong?
«No, sennò Adinolfi direbbe che il mio è un inno alla zoofilia (ride, ndr). Mi concederei a un amore con King Kong ma in forma umana, non certo come gorilla. Mi attraggono i maschi alfa: è la parte di uomo che ho sempre rifiutato in me e cerco negli altri. Ma quest' uomo virile deve avere anche un animo sensibile, gentile, appunto come King Kong».

La canzone invita anche a «riprenderci la vita e quel che ci spetta». Mi sembra un messaggio perfetto per le riaperture. Draghi è il King Kong che spazzerà via virus e lockdown?
«Draghi evoca piuttosto il drago, un'altra creatura mostruosa che i cavalieri dovevano abbattere per liberare le belle principesse assediate. Lui ha credito, è conosciuto a livello internazionale, ma questo lo si diceva anche di Monti. Spero che non sia come lui solo un eroe del momento. Da lui intanto vorrei una parolina sul ddl Zan contro l'omofobia».

Sul tema si è espressa un'ex parlamentare di sinistra e lesbica come Paola Concia, secondo cui non è corretto includere nel testo le donne in quanto non sono una minoranza, e perciò ha ricevuto attacchi nella comunità Lgbt. Lei che ne pensa?
«La nostra comunità non dichiara il pensiero unico, e non mi spaventa che ci sia chi la pensa diversamente. Vorrei far notare però alla Concia che questa non è una legge sulle minoranze, ma sui reati di odio e riguarda tutti, anche gli eterosessuali e le donne, che sono le maggiori vittime di odio».

 

 

Platinette invece in un'intervista a Libero ha detto che «inserire l'identità di genere nei programmi scolastici è una violenza», sostenendo che «i veri discriminati sono gli eterosessuali». È anche lui un gay traditore della causa Lgbt?
«Per ciò che riguarda l'identità di genere, purtroppo Platinette usa lo stesso linguaggio di coloro che rifiutano questa legge. E ritengono che si voglia andare nelle scuole a deviare i bambini, promuovendo l'omosessualità. Invece non è affatto così: se uno è etero, etero rimane. Nessuno andrà a dire ai maschietti "vestitevi da donne". Istituire una giornata nazionale contro l'omofobia e la transfobia significa piuttosto educare a un comportamento civile, contrastare il bullismo di tutti i tipi, anche omofobo. Mi dispiace che una persona intelligente come Platinette dica delle cose senza probabilmente neanche aver letto la legge».

La Mussolini intanto ha pubblicato un post mostrando sulle mani la scritta "Ddl Zan"? È una sincera conversione rispetto a quando le urlava contro «Meglio fascista che fr***o»?
«La Mussolini già tanti anni fa rilasciò un'intervista sul Corriere della Sera in cui diceva di essere favorevole alle adozioni gay. La vera Alessandra è quella».

Con il ddl Zan non è a rischio la libertà di espressione?
«Sono certa che, anche dopo l'approvazione della legge, si potrà continuare a dire "sono contrario alle nozze gay e all'utero in affitto". Del resto, anche io sono contraria all'utero in affitto quando prevede lo sfruttamento di una donna tramite soldi e non è un atto di libera scelta. Pertanto sono la prima persona a dire che, se ci fosse mai un processo intentato contro qualcuno, ad esempio un giornalista, solo perché ha espresso la sua contrarietà ai matrimoni gay in modo civile, sarei la prima a oppormi».

Come vive la tirannia del politicamente corretto che ci vuole rieducare a parlare?
«Le parole vanno sempre contestualizzate, anche la parola "fr***": ci sono dei contesti in cui non sono politicamente scorrette. Nella comunità Lgbt ad esempio si usa molto questa parola: "Che roba frocia, che musica frocia", diciamo. Così come tra i neri spesso ci si chiama "nigga", n***". Questo principio vale anche quando quelle parole vengono pronunciate dall'esterno senza l'intenzione di offendere. Per questo do ragione a Pio e Amedeo quando rivendicano il diritto di dire "frocio": l'offesa non è nella parola in sé ma nelle intenzioni di chi la pronuncia e nel contesto. Dobbiamo ricordarci di questo principio, sennò diventiamo integralisti».

Ora si vuole vietare anche il blackface in Rai, usato ad esempio a Tale e quale show per interpretare cantanti di colore. Sbagliato?
«Anche qui bisogna contestualizzare. Se uno si dipinge la faccia di nero e fa bububu, è chiaro che ti prende in giro. Se una persona a Tale e quale show, per somigliare al personaggio che deve interpretare, assume la fisionomia di quella persona, dov' è il razzismo? Io ad esempio ho interpretato Ghali e usato un fondotinta più pesante e poi ho assunto le sembianze di Grace Jones: come facevo ad assomigliarle se non mi dipingevo la faccia di nero?».

Le piacciono le desinenze in "a" amate dalla Boldrini: avvocata, assessora, sindaca?
«La lingua italiana è dinamica. Oggi non parliamo lo stesso italiano degli anni '50: se diciamo sindaca e non più solo sindaco, è perché i sindaci non sono più soltanto uomini».

 

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Della Meloni che pensa?
«Non mi piacerebbe come leader al governo, ma devo ammettere che è una donna coerente. E poi, è vero, Fratelli d'Italia è l'unico grande partito italiano guidato da una donna, mentre in partiti come il Pd c'è un problema di rappresentanza: ancora oggi ci sono segretari di partito uomini che decidono chi mettere nelle varie segreterie».

Il suo giudizio sul video di Grillo a difesa del figlio?
«Ho perso stima di Grillo dal 2006. Andai a un suo spettacolo e, avendo saputo la notizia che mi sarei candidata, lui sul palco disse: dove andremo a finire se ora candidano i travestiti? L'avevo già bollato come transfobo, dopo quel video ho avuto conferma che è anche misogino»

A lei non manca la politica? Ci tornerebbe?
«Non escludo niente. Secondo me sono più io che manco alla politica».

Ha definitivamente rinunciato a un cambio di sesso tramite operazione chirurgica?
«Nella vita non c'è mai nulla di definitivo».