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DiMartedì, Pietro Senaldi contro Concita De Gregorio: "Il reato d'opinione non vale per Fedez ma per i leghisti sì"

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"Tutto sta nell'essere contro o a favore al reato d'opinione". Secondo Pietro Senaldi, in collegamento con Giovanni Floris a DiMartedì su La7, il punto è questo. Nella settimana successiva alle clamorose polemiche intorno a due show nel giro di poche ore, Pio e Amedeo "politicamente scorretti" su gay e persone di colore a Felicissima sera su Canale 5 e Fedez, che ha accusato la Rai di aver tentato di censurarlo al Concertone del Primo maggio per il suo monologo su Ddl Zan e leghisti, il direttore di Libero sottolinea come sia "curioso che tra chi è a favore del reato d'opinione ci siano persone che danno del fascista agli altri". Vale a dire, la sinistra, ben rappresentata in studio a La7 da Concita De Gregorio, ex direttore dell'Unità e penna di punta di Repubblica. Che mentre parla Senaldi, scuote spesso il capo in segno di disappunto. 

 

 

 



D'altronde, suggerisce Senaldi, sono proprio quegli stessi per cui, quasi magicamente, le critiche e gli attacchi vengono "sospesi" qualora incappino in qualche buccia di banana. Un esempio? Fedez sbeffeggia Tiziano Ferro per il suo coming out ("Cristicchi, vuoi che te lo ficchi?", recitava un suo pezzo) e nessuno dice nulla. Pio e Amedeo su Canale 5 suggeriscono a un omosessuale di farsi una risata se qualcuno per strada lo chiama "ricch***e" e vengono tacciati di omofobia a tempo di record.

 

 

 

 



"Se Fedez dice che a Tiziano Ferro piacciono i wurstel, allora nessuno dice niente perché è un artista - sottolinea non a caso Senaldi -. Se quattro consiglieri leghisti assolutamente periferici e alcuni anche espulsi dalla Lega dicono certe cose, allora diventano oggetti di un comizio e oggetti di condanna". "Le stesse cose, persone diverse. Questo è il pericolo del reato d'opinione, che si giudichi non  la cosa in sé ma chi l'ha detta". 

 

 

 

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