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Matteo Salvini, la confidenza pesantissima di Vittorio Feltri: "È incavolato nero con me. Finirà presto la sua via Crucis?"

 Vittorio Feltri

Vittorio Feltri
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Matteo Salvini è incavolato nero con me perché ieri in tv, ospite a L'Aria che tira, ho tentato a modo mio di spiegare per quale motivo la Lega in questo momento è in difficoltà, avendo disperso parecchi consensi regalandoli a Giorgia Meloni. Il che è un dato di fatto, purtroppo, e non la mia trascurabile opinione. Al microfono ho raccontato quanto accaduto negli ultimi tre anni. Come noto il M5S vinse le elezioni politiche del marzo del 2018 raccattando addirittura il 33 per cento dei voti. Cosicché nacque il primo governo Conte, appoggiato da una maggioranza comprendente il Carroccio. Il Capitano divenne ministro dell'Interno comportandosi alla grande, ossia combattendo con successo l'immigrazione selvaggia e fornendo forza all'ordine pubblico. Il popolo gradì assai le sue operazioni e, allorché si trattò di rinnovare il parlamento europeo, egli col suo bel partito superò il 30 per cento. Segno evidente che la politica di Matteo era azzeccata.

 

 

 

A un certo punto, inaspettatamente, il leghista ritirò la sua delegazione da Palazzo Chigi, aprendo una crisi che non determinò la decisione di Mattarella di indire nuove consultazioni, cogliendo di sorpresa la Lega che si attendeva lo scioglimento delle Camere. Il Quirinale trovò la maniera di costituire una novella maggioranza, includendo in essa il Pd in sostituzione del gruppo di Alberto da Giussano, il quale rimase fuori dai giochi di vertice. Quindi, a giudicare dagli esiti delle manovre, questo fu il primordiale errore di Salvini, probabilmente ingannato da Nicola Zingaretti, il quale aveva giurato che mai e poi mai sarebbe divenuto alleato dei grillini. Balle. Gli ex comunisti sposarono i pentastellati, contraddicendosi platealmente, e partorendo il Conte due. La Lega lentamente cominciò a scendere nei sondaggi in quanto la base non aveva capito determinate scelte poco produttive. Poi l'avvocato degli italiani incespicò e Renzi fece il diavolo a quattro per farlo cadere. Si trattava di istituire un altro esecutivo. Per guidarlo fu individuato Mario Draghi e Salvini di buon grado accettò di seguirlo incurante del fatto che si sarebbe trovato ancora una volta in compagnia del M5S, che aveva abbandonato per incompatibilità un anno prima, e degli ex comunisti, avversari ormai storici.

 

 

 

A questo punto era fatale che gli ex padani non avrebbero compreso il viavai del capo leghista staccandosi dalla Lega, come si evince dai sondaggi che la danno in allarmante decrescita. Secondo me, la base ha vissuto codesti repentini sbandamenti con fastidio, accusando il leader di aver ammainato una bandiera per issarne sul pennone una che non garba. Naturalmente posso sbagliarmi ma, invece di sbattermi la porta in faccia, sarebbe stato meglio dimostrare dove sia il mio abbaglio interpretativo della crisi, cui fa riscontro un forte incremento di Giorgia Meloni, ossia di Fratelli d'Italia, che ha tenuto la barra dritta. A Salvini va riconosciuto il merito di aver premuto allo scopo di candidare Gabriele Albertini a sindaco di Milano, mentre il resto del centrodestra ha remato contro o quantomeno non a favore di corrente, cosa che comporterà la vittoria scontata della sinistra, adesso senza qualcuno capace di contrastarla. Mancano pochi mesi all'apertura dei seggi e non c'è tempo per trovare una alternativa credibile al citato Albertini. Salvini aveva ragione e i suoi soci torto marcio. Sarebbe opportuno che il terzetto si desse una regolata altrimenti tra un po' perderanno anche la guida di Regione Lombardia.

 

 

 

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