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Paolo Becchi, apprezzamento per la mossa sulla giustizia di Matteo Salvini: con i referendum riconquisterà le piazze

Paolo Becchi - Giuseppe Palma
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Con la mossa del referendum sulla giustizia Matteo Salvini è tornato protagonista, dividendo anche i suoi avversari. La proposta del referendum ha ricompattato il centrodestra e ha portato ad una intesa coi radicali di Emma Bonino, che di fatto condurranno la battaglia al fianco del leader della Lega, spaccando così il centrosinistra, visto che anche ItaliaViva e Azione alla fine sosterranno i quesiti referendari. Si tratta di un referendum abrogativo, cioè di quello previsto dall'articolo 75 della Costituzione, con diversi quesiti.

Tra questi l'abrogazione delle disposizioni di legge del regio decreto n. 12 del 1941 e successive modifiche che consentono ai magistrati inquirenti di passare alla magistratura giudicante e viceversa, l'abrogazione dei limiti legislativi previsti dalla legge n. 117 del 1988 che riparano i giudici dalla responsabilità civile introdotta dalla medesima legge e l'abrogazione delle norme vigenti sulla elezione dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura.

Occorre anzitutto raccogliere 500mila firme valide tra i cittadini che hanno il diritto di voto e superare il filtro di ammissibilità dei quesiti referendari in Corte costituzionale. Sul primo aspetto occorrerà raccogliere non meno di un milione di firme perché il controllo da parte della Corte di Cassazione - visto il tema - sarà scrupoloso e puntiglioso, mentre sulla ammissibilità dei quesiti occorrerà interessare anche i giuristi di quella parte della sinistra d'accordo con questo referendum (ItaliaViva e PiùEuropa) perché - inutile negarlo - se restasse un referendum leghista si rischierebbe la stessa fine del quesito sulla legge elettorale che Calderoli si è visto respingere senza peraltro validi motivi.

Occorre dunque coinvolgere nella raccolta delle firme e nella elaborazione dei quesiti una parte del centrosinistra: Renzi, Bonino e Calenda sono sufficienti per mandare in tilt i giallo-rossi. La raccolta firme dovrebbe iniziare il prima possibile, col rischio che Pd, LeU e M5S spingano Draghi a prolungare le misure emergenziali che vietano gli assembramenti (basta gonfiare il numero dei morti o dei contagi e il gioco è fatto). Sarebbe un attacco alla democrazia, ma ci siamo abituati.

 

 

 

Salvini può comunque contare su cinque Regioni a maggioranza di centrodestra per richiedere il referendum, in modo da evitare i trappoloni di Letta e Conte, i custodi - per evidenti tornaconti politici - dello strapotere di una parte della magistratura. Nel merito ci si potrebbe domandare perché Salvini non abbia accettato le proposte di riforma contenute nel Pnrr, in materia di giustizia e la risposta è facile. Quelle proposte sono solo un abile maquillage che - come abbiamo scritto ieri su questo giornale - serve alla Cartabia per andare al Colle tra meno di 9 mesi ma non sciolgono i nodi della giustizia nel nostro Paese. Per questo l'idea del referendum ha mandato in fibrillazione una parte della magistratura e quasi tutto il centrosinistra.

Una volta raccolte le firme e ammessi i quesiti referendari si passa al voto popolare, e occorre il voto favorevole all'abrogazione della maggioranza dei voti validamente espressi. Trattandosi di referendum abrogativo, per la sua validità occorre anche un quorum costitutivo, cioè che si rechi a votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto. Se i quesiti fossero presentati entro il 30 settembre 2021, il referendum si terrà entro il 15 giugno dell'anno prossimo, il 2022, salvo eventuali elezioni politiche anticipate, infatti in tal caso - come previsto dall'art. 34 della Legge n. 352 del 1970 - il referendum viene rinviato di un anno.

 

 

 

Per evitare di vedersi abrogate le norme che li proteggono, a certi super-giudici e ai loro protettori politici converrebbe persino andare ad elezioni anticipate entro l'estate del 2022, pur di far saltare il referendum. In ogni caso Salvini potrebbe andare all'incasso. Quella del referendum è stata dunque una mossa azzeccata. Il Capitano potrà di nuovo tornare nelle piazze che tanto gli mancano e nessuno potrà dire che sta remando contro il governo, perché la riforma della giustizia è da esso considerata prioritaria.

 

 

 

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