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Ddl Zan, una scomoda verità: "Solo autoritarismo di stampo progressista, nessuna difesa dei diritti"

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 Manifestazione a favore del Ddl Zan

Iuri Maria Prado
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Del disegno di legge Zan, quello che rende leciti gli assembramenti democratici e spazza via un anno di decretazioni sulla salute prima di tutto, s' è detto quel che c'era da dire in punta di diritto: e cioè che è una cag*** pazzesca. Quel che tuttavia non emerge bene è l'oscenità dell'istanza libertaria da cui fa le viste di provenire quella legislazione sgrammaticata, con le corporazioni dirittiste tutelate a suon di manette. Perché non è che se istighi alla discriminazione, tipo il preside che dice al prof di promuovere solo gli alunni gay, ti becchi un'ammenda o il licenziamento: macché, gli etero insorgono e tu vai al gabbio.

 

 

O che so? Tu hai un giornale e giustamente assumi solo croniste lesbiche e di sinistra, e se ne scopri una che vota Lega e dissimula il coniugio con un maschio la cacci a pedate, che è quel che bisogna fare per garantire il tenore democratico della testata: ma c'è la reclusione, mica storie. È una bellezza assistere a come proprio in queste cose, nei "diritti", nelle "battaglie di civiltà", irrompe sfrenato il cupo autoritarismo di stampo progressista, galera, galera, galera, la libertà di orientamento sessuale affidata alle cure dei pubblici ministeri.

 

 

E quando glielo fai notare, quando cioè spieghi che forse la società non si incivilisce imprigionando un cretino che metterebbe nel forno il figlio frocio, ma riaffermando che bisogna tutelare gli individui, non i bianchi o i neri, non i maschi o le femmine, non i credenti o gli atei, e il diritto di chiunque di fare quel che gli pare a patto che non leda i diritti degli altri, allora ti dicono che sei "di destra", e te pareva. A dimostrazione che questo ddl Zan non è buono per quel che prescrive, ma perché è de sinistra, e pace se precipita nella solita ricetta illiberale e forcaiola travestita da inevitabilità democratica nell'assedio dell'omofobia organizzata.

 

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