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Vittorio Feltri e l'appello a Sergio Mattarella sull'accusa di vilipendio: "Ponga fine a cose ridicole"

Vittorio Feltri
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Illustre presidente Mattarella, le rivolgo una preghiera: dica ai carabinieri del Ros di lasciar perdere, essendo ridicolo compiere perquisizioni, autorizzate dalla magistratura, in casa di gente che sui social network e altri mezzi di comunicazione ha osato criticarla per vari motivi. Nulla di offensivo, semplici osservazioni a mio giudizio non infondate.

Undici persone hanno ricevuto a domicilio la visita sgradita di uomini dell'Arma soltanto perché hanno espresso, rispettosamente, ciò che pensavano del Quirinale. Frasi magari aspre eppure non tali da sconfinare nel vilipendio. Quindi, se il capo dello Stato permette, qui siamo alla manifestazione del libero pensiero, garantito dalla Costituzione di cui lei dovrebbe essere custode e non nemico. Se a un cittadino si vieta di esternare una idea sul Colle significa renderlo vittima di censura, ed è costui che dovrebbe denunciare la limitazione inflittagli dallo Stato attraverso i suoi organi.

 

 

 

 

Se si insiste nell'impedire agli italiani di pubblicare le proprie opinioni sull’operato del governo e della presidenza della Repubblica, ci tocca nostro malgrado prendere atto che la democrazia è morta, o almeno è in coma profondo. Sono convinto, illustre presidente, che lei fosse all’oscuro della iniziativa dispotica assunta dalla procura per applicare la museruola agli undici individui in questione, i quali hanno subito una ingiustizia assai grave. Lei non credo avrebbe consentito una azione tanto oppressiva. Pertanto la supplico di intervenire affinché una inchiesta così cretina venga chiusa alla chetichella, se non altro per evitare a lei non solamente una scocciatura ma pure una figura barbina che i suoi predecessori, per esempio Leone e Cossiga, avrebbero schivato con cura. Uno dei perseguiti e perseguitati in questa vicenda paradossale lo conosco bene e lo leggo volentieri sulle colonne del Giornale.

Si chiama Marco Gervasoni, è un apprezzato professore universitario nonché un brillante editorialista, totalmente incapace di fare del male seppure con la penna. Le pare normale, stimato Mattarella, che un uomo tanto probo sia stato spettatore di una irruzione nel proprio appartamento per aver vergato qualche valutazione negativa sulla attività della Presidenza più alta del Paese? Le confesso di essere sconcertato, incredulo, non in grado di afferrare il senso della operazione poliziesca che colpisce in maniera sgangherata un accademico e altri dieci individui cui si attribuisce un reato che tale non è, non può essere.

 

 

 

 

 

Scusi Mattarella,ma questaè una storia vergognosa alla quale lei stesso dovrebbe porre termine per non accreditare la tesi che ormai l’Italia sia una fogna in cui la Carta sia mischiata allo sterco. In effetti la tendenza a tappare la bocca a chi non si adegua al conformismo dominante e alla subcultura di sinistra si sta consolidando nella società. Mi rattristerebbe se ciò avvenisse anche col suo contributo.

 

 

 

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