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Vercelli, l'impiegata fa fallire la sua azienda: quanto ha speso in scarpe e borse, cifre sconvolgenti

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Simona Bertuzzi
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Per tutti era solo la contabile della cooperativa. La vedevano entrare di buon mattino dai cancelli affacciati sullo stradone di Borgo Vercelli. E uscire a sera inoltrata I faldoni sotto il braccio, il passo svelto. Giovanissima, educata, abile nel tenere i conti dell'azienda di ricambi d'auto nata negli anni '90 e diventata in breve tempo un punto di riferimento del settore. E lei si era conquistata la fiducia di tutti i colleghi. Gestiva la parte economica della cooperativa, si occupava delle operazioni, aveva accesso ai conti e alla cassa. Soci da pagare, stipendi da liquidare.

Un fiume di denaro che entrava ed usciva dalla società ed era lei ad avere le redini di tutto. Poi si sa come si insinuano nella mente certi pensieri perversi. Guardi la tua vita da un'angolatura diversa. Quel tran tran costellato di giornate tutte uguali comincia a darti sui nervi. Sveglia all'alba, otto ore di lavoro, qualche uscita il sabato e la domenica passata a reprimere il pensiero orrendo del lunedì mattina. Oddio che squallore. E così l'impeccabile impiegata comincia a rimuginare una via di fuga. In fondo che ci vuole. Ha i conti della ditta in mano. La fiducia dei colleghi. Chi mai potrebbe sospettare di una brava ragazza assunta nel 2016? Basta non dare nell'occhio. Sorridere. Lavorare duramente. Continuare a essere l'impiegata modello di sempre. Il piano criminale è perfetto, secondo quanto ha ricostruito la Procura di Vercelli e racconta Repubblica Torino.

 

 

 

 

La ragazza comincia a spostare ingenti somme di denaro dal conto della cooperativa camuffandole da operazioni contabili. I bonifici vengono fatti in favore di una seconda società con sede a Genova e poi da lì sul suo conto e su quelli di una terza ditta di idraulica, di cui lei risulta titolare e dipendenti il padre e il fidanzato. Il denaro infine finisce su uno dei suoi conti. Un gioco da ragazzi, insomma. Ma il profumo dei soldi inebria, si sa. E l'impiegata modello a quel punto vuole tutto. La possibilità di una vita agiata. Passare davanti alle vetrine e ridere dei tempi bui, lo voglio e lo posso comprare. Un giorno acquista una borsa Louis Vuitton. Un altro, un paio di bellissime scarpe Gucci.

Le prime volte la mano indugia nel portafoglio. Il labbro trema, sudore e voglia di proibito. Poi i freni scivolano via come le chiavi dai lucchetti. Compri tutto. E chissà quante risate si sarà fatta pensando alla vita grama che conducevano i suoi colleghi sempre chini negli uffici e sulle scartoffie, ad attendere l'onesto bonifico di fine mese. Raccontano che il periodo d'oro, l'impeccabile impiegata, l'ab  bia toccato nella pandemia. Il paese era in lockdown e le aziende chiudevano una dopo l'altra.

 

 

 

 

Per una cooperativa di ricambi d'auto, normale non registrare incassi esorbitanti. Dunque l'azienda perdeva e lei incassava comodamente. A settembre però il piano truffaldino mostra le prime sbavature. C'è da riprendere l'attività e tornare ai livelli di sempre e il titolare della ditta si accorge che sui conti della cooperativa non ci sono abbastanza soldi per eseguire i bonifici e liquidare gli utili del mese ai soci. Controlli, verifiche più accurate. I bilanci che gridano profondo rosso e l'ammanco che corre veloce e arriva a un milione e mezzo di euro. Chi può essere stato? Un cliente? Un socio? O forse lei, la contabile che sembrava esterrefatta da quegli ammanchi e poi forse, nelle vie di Novara dove viveva, commetteva le sue imprudenze? La Louis Vuitton a tracolla nella passeggiata della domenica. La scarpina Gucci calzata con nonchalance al ristorante.

 

 

 

 

 

I carabinieri del Nucleo investigativo vercellese, che hanno condotto le indagini per conto della procura di Vercelli con i militari di Novara, le hanno trovato una Mercedes e altre costose macchine, tra cui una Porsche Cayenne. Ora la ventottenne è stata denunciata per furto aggravato ed è stata licenziata dalla cooperativa. Il guaio è che la ditta è stata costretta a chiudere e i dieci poveretti che ci lavoravano sono stati lasciati a casa, rovinati a colpi di tacco 12 e borsa Vuitton, dalla collega infedele. In paese, è ovvio non si parla d'altro. Il sindaco Mario Demagistri non si capacita: «È una notizia che ci sconcerta». Invece al bar non smettono di spettegolare, ricordano di quando la ragazza passava con quell'aria ingenua e quel fare anonimo da impiegata. Certo, aveva scarpe di lusso... e qualcuno giura di averla persino beccata in Porsche in una strada del centro. Ma vai a immaginare un piano tanto diabolico. Nessuno pensava che mentre loro ciarlavano di covid e Dpcm, la brava impiegata contasse la refurtiva nel silenzio della sua casetta.

 

 

 

 

 

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