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Alessandro Sallusti: "Fini, Alfano e adesso Brugnaro", chi molla Berlusconi è destinato a finire male

Alessandro Sallusti
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Le fibrillazioni e le incertezze interne al Centrodestra stanno scuotendo sia la Lega che Forza Italia. Al punto che a ore potrebbe nascere un nuovo gruppo parlamentare - di fatto un nuovo partito - composto da fuoriusciti soprattutto da Forza Italia sotto la regia di Luigi Brugnaro, bravo amministratore e imprenditore di successo. Se il progetto andrà in porto lo si vedrà nelle prossime ore ma senza voler essere giudici di nessuno la notizia ci lascia perplessi. Una ennesima frammentazione è davvero quello che serve per contrastare sinistra e grillini? A occhio direi di no ma è normale che le logiche di palazzo non sono quelle di noi comuni mortali.

 

 

Se davvero Brugnaro ha in testa il salto da Venezia a Roma gli faccio i miei auguri. Ma lo metto in guardia sul fatto che il "nuovo" non è un triste spacchettamento del "vecchio", per cui se avesse in testa qualche cosa di più o di diverso dal solito giochino di potere - cioè il tradimento per utilità personale mascherato da nobili principi - farebbe bene a dirlo subito e chiaramente. Altrimenti questo nuovo gruppo parlamentare, semmai dovesse nascere, farà la fine di quelli che li hanno preceduti, cioè morirà di suo inghiottito dai pescecani della politica. In questo la storia insegna, anche con il fallimento di avventure apparentemente ben più solide di questa. Nel 2010 fu Gianfranco Fini a staccarsi dal Pdl di Silvio Berlusconi con un gruppo parlamentare, chiamato Fli, poi diventato un partito che si è schiantato alla prima prova.

 

 

Tre anni dopo ci provò Angelino Alfano, che di Forza Italia era addirittura il segretario, e non andò meglio. Stessa sorte per Ala, il partito fondato al Senato nel 2015 da Denis Verdini, plenipotenzario di Berlusconi entrato in rotta di collisione con il capo. E anche l'uscita di Giovanni Toti con il suo «Cambiamo» per ora non ha cambiato un bel nulla né a lui né a noi. Insomma, è a furia di divisioni che la tortona dei centristi è diventata una tortina e onestamente non si sente la necessità di perdere altre briciole. A meno che ci sfugga qualcosa. Ma se sfugge a noi, immagino sfugga anche agli elettori, che di tutto hanno bisogno meno che di nuove incomprensibli scissioni.

 

 

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