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Pietro Senaldi, "la battaglia Salvini ce l'ha in casa": tra Fdi e Giorgetti, le grane interne aumentano

Pietro Senaldi
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E se Salvini avesse paura degli extraterrestri? La risposta che il Capitano leghista ha dato ai giornalisti che ieri davanti al Parlamento gli chiedevano se temesse un sorpasso della Meloni nei sondaggi tradisce un certo nervosismo. «Non sono preoccupato dalle rilevazioni, il centrodestra è maggioranza assoluta, dovrebbe preoccuparsi Letta. Quanto al sorpasso di Fdi, e se sbarcassero gli alieni? Mi preoccuperò quando sbarcheranno, non penso a breve». Così ha parlato Matteo, al quale ronza ancora fastidiosamente nelle orecchie l'autocandidatura della leader di Fratelli d'Italia a premier, una settimana fa. Poiché ogni azione ha una conseguenza, dopo qualche ora è arrivata la risposta meditata della leader dell'opposizione. «Siamo una coalizione vincente e facciamo paura, non prestiamo il fianco a chi ci vuole dividere». Giorgia ha messo un fiore nel cannone dell'alleato, ma non una toppa, perché è innegabile che c'è qualche crepa nel centrodestra, e a due giorni dal vertice per decidere i candidati sindaci delle principali città i botta e risposta non sono un bello spettacolo. «Io e Matteo ci mandiamo spesso messaggi» rassicura la Meloni. Ma è dai primi di febbraio che i due non si vedono ufficialmente. Il guaio è che il grande freddo tra i due rischia di raggelare anche l'elettorato, e sarebbe un peccato, anzi un delitto, visto che i giallorossi, sia sul fronte Pd che su quello M5S, sono più morti che vivi.

 

 

GALLI NEL POLLAIO
A chi giova il battibecco? L'impressione è che della leadership del centrodestra importi il giusto ai contendenti e ai loro parlamentari ma quasi nulla agli elettori, ai quali va bene avere più galli nel pollaio, purché non si becchino di continuo. Ieri Libero ha reso noto un sondaggio di Alessandra Ghisleri che dava la Lega al 21,1% e Fratelli d'Italia al 19%. La rivalità è nei numeri, diverso però è il modo di gestirla e presentarla. Giorgia fa la parte della fatina dagli occhi azzurri, quella cresciuta quasi senza volerlo, in forza del suo percorso coerente. Come tutti i leader politici, ha giustamente artigli lunghissimi e ferocia da combattente, ma è abile a dissimularli, si dà un'immagine ecumenica, una mamma che cerca di tenere insieme la famiglia del centrodestra. Lei nega, ma è nelle cose che c'è molta strategia nella scelta di stare da sola all'opposizione, che fa di Giorgia una sirena per l'elettorato leghista più allergico a Draghi, a Forza Italia, al Pd di Letta e ai grillini.

 

 

Nell'immaginario collettivo è la classica donna con le palle, e siamo certi che non ci accuserà di sessismo per questo. Di contro, Salvini è leader di panza e sostanza. Gioca a fare il duro, anche se chiunque lo frequenta gli rimprovera come massimo difetto il fatto di essere troppo di cuore. È arrivato al 17% brandendo il rosario, ma per salire al 34% ha mostrato i muscoli con gli immigrati e con l'allora alleato grillino. Sta tra la gente e parla come le partite Iva e i ristoratori per i quali sta combattendo dall'inizio della pandemia. Questo lo fa apparire ruvido, cosa che quando si tratta di menare fendenti alla sinistra va bene ma ne riduce l'autorevolezza quando si rivolge con gli stessi toni agli alleati. Da leader della coalizione, dovrebbe sapersi fare concavo e convesso a seconda delle circostanze, come faceva il suo predecessore, al quale pure gli alleati di un tempo hanno portato tribolazioni peggiori.

 

 

FRONTI APERTI
Tanti nemici, molto onore, ma ancora più guai. E per Matteo i fronti aperti sono parecchi, anche all'interno del suo partito. Se i governatori delle Regioni rispondono, confortati dall'ingresso del partito nel governo e dai successi ottenuti in termini di riaperture e sostegni, è tra la Lega fuori e quella dentro al Palazzo che si notano movimenti carsici. Il plenipotenziario di governo, Giorgetti, è per lavoro tenuto a intrecciare trattative con il nemico e si muove felpato cercando di dare al Carroccio un profilo più moderato. Il ministro dello Sviluppo ama il lavoro nelle retrovie, non è un competitor di Salvini per la leadership, però è l'uomo che media i rapporti del Capitano con Draghi e con l'Europa, da dove qualcuno gradirebbe una sostituzione nella cabina di comando della Lega. L'alieno potrebbe non aver bisogno di sbarcare in quanto già in casa.

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