Un anno dopo

Vittorio Feltri contro Michele Serra e compagni: "Avete infangato la Lombardia, ora dovete nascondervi"

Vittorio Feltri

Oltre un anno fa la Lombardia era la regione più sbeffeggiata d’Italia, soprattutto dalla stampa, specialmente quella di sinistra, ossia quasi tutta. Le erano rivolte accuse sanguinose perché travolta dalla pandemia che l’aveva colpita aggressivamente, provocando una strage. Allora la malattia era contrastata da tentativi terapeutici improvvisati e quasi mai efficaci al punto di poter guarire chi ne era affetto. La gente era terrorizzata e non sapeva a quale santo votarsi. Anche nel resto del Paese il virus mieteva vittime, ma ancora non era dilagato come da noi, dove la densità abitativa è intensa, per cui il pericolo di contagio altissimo. Cosicché era opinione diffusa che al Nord la sanità non fosse di alto livello come si pensava.

Il primo ad essere bersagliato fu il capo del Pirellone, Attilio Fontana, contro il quale si scagliarono politici e giornalisti progressisti. Ricordo un articolo becero di Michele Serra, apparso sula Repubblica, nel quale i lombardi furono presi a pesci in faccia, descritti come colpevoli del proprio destino in quanto portati a vivere solo per guadagnare, trascurando qualsiasi altro valore. Tutta la pubblicistica nazionale si uniformò a questo giudizio sommario.

Emergeva dai testi una malcelata soddisfazione nel constatare che la regione più ricca e organizzata si rivelasse la più massacrata dal Covid. Intanto il governatore della Lombardia subiva addirittura inchieste giudiziarie quasi che l'untore fosse lui. Non usciva una prima pagina di quotidiano che non recasse un titolo grondante disprezzo nei confronti della Lombardia negletta. Fu una campagna denigratoria senza precedenti. L'ondata delle infezioni intanto divenne straripante, e la Giunta regionale, davanti alle statistiche mortuarie spaventose e al tutto esaurito nei vari ospedali, decise di costruire al volo una struttura sanitaria suppletiva alla Fiera di Milano. Fu realizzata in tempi da record grazie alle donazioni dei cittadini, tra i quali partecipammo con cifre non miserrime anche Alessandro Sallusti, allora direttore del Giornale, e il sottoscritto, anzi soprascritto.

Egli ed io promuovemmo con le nostre testate sottoscri zioni che valsero la raccolta di alcuni milioni. Naturalmente, invece di essere applauditi, fummo coinvolti in polemiche prive di senso. Passammo per complici di Fontana, quasi che costruire in fretta un nosocomio per soccorrere chi rischiava la pelle fosse un grave reato. Poi la Lombardia reagì con i fatti: arrivarono Moratti e Bertolaso e miracolosamente la situazione si ribaltò. I meccanismi del soccorso a chi era sul punto di andare all'altro mondo furono perfezionati e, per non farla troppo lunga, ora questa è la regione più efficiente, secondo tradizione, e nessuno osa più sputare su di essa. L'ospedale in fiera ha dimesso l'ultimo paziente, i vaccini procedono a ritmo veloce. Insomma, il problema è in via di soluzione. Qualcuno (tanti) ci dovrebbe delle scuse, che non giungeranno. Fontana non sarà risarcito, scoveranno altri motivi per rompergli le scatole. Siamo abituati al peggio. Infine, una notizia. A Bergamo e provincia, luoghi massacrati lo scorso anno dal virus, ormai non si muore più. Lo scandalo consiste in questo dettaglio: nessuno lo dice.