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Mario Draghi, i ministri ridotti a tappezzeria parac***: tutti i nomi, ciò che non sapevate sul governo

Alessandro Giuli
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C'è poco da cincischiare: in Italia comanda Mario Draghi e lo fa con una squadra di fedelissimi, dentro e fuori il governo, sorretto da una maggioranza di partiti privi di alternative. I nomi dei principali campioni draghiani sono noti - due su tutti: Daniele Franco all'Economia e Finanza, Giancarlo Giorgetti allo Sviluppo economico - quanto al resto: intendenza o tappezzeria. E al riguardo ecco un breve ma sentito elenco della pattuglia di ministri che non rilevano, tappezzeria appunto: decorativi ma già polverosi, anonimi come la cara vecchia carta da parati, non pervenuti insomma. Forse smarriti e non rimpianti, come le riviste sui treni e i pensieri fatui. Cominciamo con la prima classificata: Fabiana Dadone dei Cinque stelle, titolare delle Politiche giovani lie nemica giurata dell'eleganza. Di lei si ricordano per lo più l'istantanea nella sua stanza ministeriale con indosso la felpa dei Nirvana e i piedi sulla scrivania inguainati den trole scarpe rosse, ovvero la villania istituzionale che declassa pure la giusta causa delle battaglie contro la violenza sulle donne, nonché una pervicace militanza pro cannabis; da ultimo, immancabile, è arrivato il suo endorsement pro ddl Zan e a favore del voto ai sedicenni.

 

 

Tracce concrete della sua attività? Ha aperto un canale Twitch, lei nata nel 1984, per intervistare "giovani creativi" (così ha ammesso con il quotidiano online Open). Risultato: «Ho imparato a non guardare questo mondo solo con gli occhi dell'adulto e ho perso anche lo scetticismo che avevo verso i videogame, che conoscevo ancora poco». Tappezzeria ludopatica. Medaglia d'argento a Luciana Lamorgese, il ministro dell'Interno preferito da scafisti e trafficanti di carne umana provenienti dalla nostra povera, amata Africa. Lamorgese è una professionista di lungo corso al Viminale, la si può abbinare con qualsiasi arredamento. Il punto è che da un prefetto roccioso come lei non ci si attendeva tanta trascuratezza nella gestione dei flussi migratori (sbarchi triplicati), per non dire degli accordi europei sui ricolloca menti firmati a Malta prima della pandemia e totalmente disattesi dagli Stati continentali. Con lei all'Interno, i nostri confini sono diventati un'opinione e ora anche Francia e Germania si oppongono alle revisioni dei trattati che penalizzano l'Italia trasformandola nel centro d'accoglienza di Bruxelles. Tappezzeria colabrodo.

 

 

ACCADEMICI
Medaglia di bronzo a Roberto Cingolani, Transizione ecologica. E qui ci addentriamo nel mistero. È un preclaro uomo di scienza (fisico, ha diretto Istituto Italiano di Tecnologie), contrabbandato per amicissimo di Beppe Grillo e della banda pentastellata (parlandone da vivi), a lui è stato affidato l'immane compito di salvare la Terra dall'inquinamento. Ciononostante il direttore del Fatto, Marco Travaglio, in teoria suo consanguineo, l'ha appena ribattezzato "Attila ad honorem" inaugurando contro di lui una campagna giornalistica demolitoria. Accusa: essere sotto mentite spoglie il migliore amico dei nemici dell'ambiente. E lui come risponde? Che cosa dice? Che cosa fa? Nulla. A 'sto punto aridatece Pecoraro Scanio, così almeno ci divertiamo un po'. Tappezzeria esoterica. Segue Patrizio Bianchi, il ministro dell'Istruzione inviso alla consecutio temporum (io «speriamo che faremo bene»), già coordinatore della task force messa in piedi dalla predecessora Lucia Azzolina per gestire (si fa per dire) l'emergenza Covid nelle scuole italiane. Insomma un collaborazionista dei banchi a rotelle e un volonteroso carnefice degli studenti devoto alla dottrina Dad: non sapendo di quanto allungare l'anno scolastico, ha deciso di chiuderlo in anticipo. Provinciale ferrarese inurbato nel mondo, accademico pluridecorato con formazione economica, ha gli stessi problemi comunicativi del suo mentore Romano Prodi: non scandisce.

 

 

Non è colpa sua se ha ereditato un carrozzone sfasciato, ma la scuola italiana meritava senz' altro più di un'Azzolina canuta che ha studiato nei posti giusti. Tappezzeria paludosa. Per contiguità, subito dopo si piazza Maria Cristina Messa (Università e ricerca), docente di Diagnostica per immagini e radioterapia presso l'Università degli Studi di Milano -Bicocca. Chi l'ha vista? L'ultima sua dichiarazione degna di nota risale a un paio di settimane fa, e non era una buona notizia: nessuno sconto sulle rette universitarie per il periodo in cui gli atenei sono rimasti chiusi; motivo: «La didattica a distanza costa più di quella in presenza». La professoressa Messa ha promesso però che gestirà i 15 miliardi che il Recovery le assegna, tra risorse nazionali ed europee, «per dare la possibilità a tutti gli studenti di iscriversi all'università», grazie a borse di studio e all'allargamento della no tax area. Vasto programma. Tappezzeria accademica. E veniamo a Federico D'Incà, custode dei Rapporti con il Parlamento, il volto mite dell'usciere da cui è sempre piacevole ricevere uno squillante «buongiorno dotto'». È chiamato dal destino a un compito non facile: mantenere la buona creanza tra il governo Draghi e il Parlamento più balcanizzato che si ricordi. Lui, mandarino pentastellato, già fedelissimo di Giuseppe Conte e ora guardia del corpo tecnocratica, ha trovato la formula magica per non farci scoprire che non ha nulla da dire: aspetta che il capo dello Stato esterni e si mette in scia, ripetendo pari pari le parole di Sergio Mattarella. Se non ci credete, controllate le ultime dichiarazioni, per esempio quelle del 2 giugno sull'Italia post pandemica paragonata alla Nazione appena uscita dal secondo dopoguerra. Se non vi basta, leggete la sua confessione preferita: «Interpreto le sollecitazioni del presidente Mattarella...». Tappezzeria para***a. 

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