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Vittorio Feltri e il caso di Seid, morto suicida: "Non siamo razzisti, accogliamo tutti"

 Vittorio Feltri

Vittorio Feltri
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La questione del razzismo sta diventando stucchevole. Muore suicida un giovane calciatore di colore e giù tutti a dire, a sinistra, che si è tolto la vita a causa del razzismo di cui si sentiva vittima. Non è vero. I genitori adottivi del ragazzo negano che il suo gesto estremo sia dipeso dalla presunta discriminazione, nonché emarginazione, provocata dal colore della sua pelle. Nessuno meglio di loro può sapere perché il figlio abbia deciso di farla finita. Ma non ignoriamo quanto sia difficile entrare nella testa di una persona e capire perché abbia preferito farsi fuori piuttosto che rimanere sulla terra. Si può tentare indovinare, tuttavia mai conosceremo con certezza cosa sia scattato nel cervello di un uomo che ha scelto di scomparire. Ciò che non si può fare è accusare i nostri compatrioti di essere razzisti poiché è falso. Se lo fossero, non permetterebbero a tutti gli stranieri, neri o bianchi, di sbarcare in Italia e di stabilizzarsi qui, facendosi mantenere dallo Stato. 

 

 

Leggo in proposito, su vari giornali, articoli di una stupidità senza eguali. In essi si affermano che non esistono le razze umane e che siamo tutti fratelli. Boiate. Se non sussistessero le razze non avrebbe senso parlare di razzismo. Che invece c'è negli Stati Uniti, però non dalle nostre parti, dove non si segnalano episodi di violenza contro gli africani, salvo alcune rare eccezioni, che notoriamente non costituiscono la regola. L'odio è un'altra faccenda, trattasi di un sentimento umano molto diffuso, ma che prescinde dalle etnie. Per esempio, la rabbia sociale non dipende che dall'invidia: i ricchi sono detestati da chi tale non è, quindi prova risentimento verso chi campa bene. I contrasti tra abbienti e indigenti sono vecchi come il mondo e determinano spesso conflitti sanguinosi. Pure gli scontri che avvengono normalmente nel nostro Paese tra bianchi e neri non sono prodotti dal razzismo ideologico, bensì da attriti relativi al desiderio dei primi di mantenere una supremazia economica sui secondi. Non è una novità che i poveri hanno in antipatia i signori. È così da sempre e sempre sarà così. I pigmenti non c'entrano per nulla. 

 

 

Per il discorso, ci corre l'obbligo di sottolineare un fenomeno peggiore del razzismo importato nella penisola islamici di fede ferrea. Mi riferisco al disprezzo che nutrono i musulmani (non tutti, per fortuna) nei confronti delle donne. Prendiamo l'ultimo caso in ordine cronologico, quello di Saman, di famiglia pachistana. La quale è stata strangolata dai parenti stretti soltanto perché, come era suo diritto sancito dalle nostre leggi, non voleva sposare un pachistano imposto a lei dai genitori. Ora mi domando: la comunità musulmana ha emesso una sentenza contro la fanciulla, probabilmente già defunta, nella quale ella viene condannata alla pena capitale in quanto ha disobbedito alle norme coraniche che in Italia valgono meno di zero? L'ingiustizia è palese. Eppure nessuno protesta, perfino le nostre femministe del piffero tacciono. È uno scandalo, l'ennesimo riguardante le donne sfortunatamente nate all'ombra della mezzaluna.

 

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