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Vittorio Feltri, la Dadone e Salvini non laureato: la ministra grillina è la prova, la laurea non fa il politico

Vittorio Feltri

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Ha torto chi dice che in politica non succede mai niente di divertente. Pensate che Fabiana Dadone, ministra grillina alle politiche giovanili, ha scritto, alludendo a Matteo Salvini, che questi non potrebbe stare nel Palazzo perché non è nemmeno laureato. Come se il titolo di studio più elevato fosse una sorta di patente per potersi occupare della cosa pubblica. Il che non soltanto non è vero ma anche ridicolo. La signora in questione è talmente ignorante da non sapere neppure che il suo compagnuzzo Luigi Di Maio, ministro degli Esteri in carica, la laurea l'ha vista col binocolo, non avendo mai concluso un percorso accademico e, ciononostante, se ne sta al governo da vari anni.

 

 

 

Segnalo a Dadone che alla Camera e al Senato i dottori non sono una maggioranza schiacciante. D'altronde ella dovrebbe essere al corrente che le persone non si giudicano dagli studi ufficiali, bensì dalle loro opere. E si dá il caso che Salvini prese in mano la Lega quando il partito era al 4 per cento e ora l'ha portata in doppia cifra. Non basta. Aggiungo che Craxi, che fu presidente del Consiglio di qualche peso, aveva terminato il liceo classico, come il Capitano, però se ne infischió della pergamena da appendere in salotto. Eppure mai nessuno ha osato sottovalutare le capacità manovriere di Bettino.

 

 

 

Inoltre suggerisco alla ministra in questione di dare una occhiata alla Treccani: scoprirà che tra i numerosi premi Nobel italiani alla letteratura solamente uno era laureato, Luigi Pirandello. Eugenio Montale era ragioniere, Salvatore Quasimodo perito agrario, Grazia Deledda aveva conseguito la licenza media, Dario Fo, zero. Tutta gente alla quale Dadone non si può confrontare. Ella deve solo tacere allo scopo di evitare altre figure di merda. 

 

 

 

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