lo sfogo

Marò, l'India li perdona ma l'Italia no: l'ultimo sfregio (di Stato) ai nostri militari

Tommaso Montesano

La buona notizia, accompagnata dal suono delle fanfare politiche, è che la Corte suprema dell'India ha chiuso tutti i procedimenti ancora aperti contro i marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di avere ucciso due pescatori del Kerala nel 2012. La cattiva - mentre le forze politiche esulta- no - è che l'accusa di omicidio volontario resta aperta  presso la procura di Roma, cui spetta giudicare i due fucilieri dopo la pronuncia del Tribunale del mare di Amburgo, che ha riconosciuto la competenza giurisdizionale italiana. Per questo le famiglie di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non si uniscono al coro di chi, in queste ore, si lancia in dichiarazioni trionfalistiche. «Per la politica italiana siamo stati carne da macello», si sfoga Paola Moschetti, moglie di Latorre. La donna, costretta a parlare a nome del marito da nove anni (i militari sono vincolati al silenzio, ndr), ha affidato a Facebook i suoi pensieri. «Mi resta un dubbio», premette. E il «dubbio» è: visto che l'Italia ha versato alle famiglie dei due pescatori indiani circa 1,1 milioni di euro come indennizzo, «se mio marito è innocente così come il suo compagno di sventura Girone e saranno entrambi riconosciuti tali come è giusto che sia, cosa ha pagato lo Stato italiano all'India?». La signora Paola, raggiunta telefonicamente da Libero, preferisce non aggiungere altro: «A chi ha seguito la vicenda, credo sia evidente a chi mi riferisca...».

 

 

NODI DA SCIOGLIERE
Molto più loquace l'avvocato Fabio Anselmo, il legale che assiste Latorre a piazzale Clodio nell'ambito del procedimento aperto nel 2012 e affidato al sostituto procuratore En rico Amelio. «È lo sfogo comprensibile di una donna e di una famiglia che nove anni fa hanno avuto la loro vita distrutta. Va bene la vittoria diplomatica, ma qui stiamo parlando di persone. Massimiliano continua a portare sulle spalle il peso di un'accusa di omicidio». E il caso - purtroppo - ancora non è chiuso: «A breve sarà ascoltato dai magistrati romani. E lì non ci sarà alcun segreto militare che tenga. Massimiliano ci tiene a dire perché è innocente, ha voglia di raccontare quello che ha dovuto subire e che non dimenticherà mai». Insomma, mentre l'arco parlamentare si congratula con se stesso- «tutti si fanno i complimenti...», nota Anselmo - la famiglia Latorre guarda già al prossimo step giudiziario: «Queste esultanze ci lasciano molto freddi. Adesso, come avvocato di Massimiliano, mi aspetto di vedere quali prove ci sono a suo carico». E qui si torna alle parole di Paola su Facebook: sei due fucilieri sono innocenti, «cosa ha pagato lo Stato italiano all'India?».

 

 

«Adesso vediamo che prove ci sono», insiste il penalista: «La procura di Uno dei primi ad esultare è stato Luigi Di Maio, ministro degli Esteri: «Grazie a chi ha lavorato con costanza al caso, grazie al nostro infaticabile corpo diplomatico». Parole che stavolta provocano la reazione di Vania Ardito, moglie di Salvatore Girone: «Interessante leggere i ringraziamenti del ministro nei confronti di chi ha lavorato sodo. Ma prima di tutto è importante ringraziare i due soldati che siso no sacrificati alla sottomissione indiana per tanti anni, che non gli saranno più restituiti. Auspichiamo una rapida soluzione del caso anche in Italia». Nel frattempo, i due militari resteranno in silenzio. «Avevamo chiesto l'autorizzazione a poter fare dichiarazioni, ma ci è stata negata. In tutti questi anni Massimiliano e Salvatore non hanno potuto dire la loro», è l'ennesima coda velenosa che l'avvocato Anselmo mette su una storia ancora da chiudere.