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Milite Ignoto, onorare al meglio i cento anni: l'appello di Andrea Cangini al Parlamento

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Andrea Cangini
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Ricorre il 4 novembre di quest' anno il centenario della tumulazione del Milite Ignoto. Non solo il simbolo di tutti i militari italiani caduti o dispersi in guerra, ma il loro riscatto ideale dopo le offese ricevute dai vertici del Regio Esercito. Non solo l'emblema dell'amo- re per la Patria, ma il solenne riconoscimento della centralità della Nazione a completamento ideale di un Risorgimento che diede corpo all'Italia prescindendo dagli italiani. «Nel giorno in cui la Sacra Salma trionfalmente giungerà al suo luogo di eterno riposo, in quel giorno tutta l'Italia deve vibrare all'unisono, in una concorde armonia d'affetti», scrisse nel 1920 l'allora colonnello Giulio Douhet, cui si deve l'intuizione di onorare solennemente un caduto senza nome. 

 

È quel che, in effetti, accadde. Collocata il 29 ottobre del 1921 ad Aquileia sull'affusto di un cannone, e deposta su un carro funebre ferroviario che portava incisi i versi del quarto canto dell'Inferno dantesco -"l'ombra sua torna, ch' era dipartita" - la sal- ma del Milite Ignoto giunse a Roma il 2 novembre dopo aver lentamente attraversato mezza Italia. A Venezia, a Ferrara, a Bologna, a Firenze: in tutte le stazioni folle di cittadini si inginocchiarono al suo passaggio. La mattina del 4 novembre la bara, portata a spalla da dodici soldati insigniti con la medaglia d'oro al valor militare e poi deposta sull'affusto di un cannone trainato da sei cavalli, fu traslata all'Altare della Patria e tumulata davanti a una fiamma perenne, in una cripta lastricata con il marmo del Carso, presso un altare scolpito nella pietra del Mon- te Grappa, ai piedi della statua della dea Ro- ma, all'ombra delle due quadrighe poste al sommo vertice del Vittoriano come simbolo di Unità e di Libertà. L'Italia si fermò. 

 

Il silenzio deferente fu rotto solo dai rintocchi delle campane, dalle sal- ve dei cannoni, dai rulli dei tamburi, dal pian- to delle madri dei caduti. Le cronache di quel giorno raccontano che alla tumulazione pa tecipò un milione di italiani: fu la prima, im- ponente manifestazione patriottica di massa dell'Italia unitaria. Segnò una ripresa di fiducia, fu un impeto d'orgoglio nazionale dopo un biennio trascorso a suturare le ferite di guerra sulla carne esangue di una Nazione stanca e conflittuale. Quel soldato senza nome caduto durante la Prima guerra mondiale riuscì a far sentire gli italiani fieri e fieramente parte di un'unica comunità di storia e di destino. Si sopirono i conflitti, scomparvero le divisioni. La legge che istituì il Milite Ignoto fu approvata da tutte le forze politiche presenti in Parlamento, nessuna esclusa. Dai socialisti ai liberali, dai monarchici ai repubblicani, i rappresentanti di ciascuna cultura politica condivisero il medesimo strazio e avvertirono la medesima emozione. 

Nel ricordo di quei giorni, e nella consapevolezza dell'importanza dei simboli, i membri della VII^ Commissione del Senato sollecitano governo e parlamento a profondere il massimo sforzo affinché le celebrazioni per il centenario del Milite Ignoto risveglino nella Nazione quel sentimento di unità che si manifestò allora, e di cui ancora oggi si avverte il bisogno.

 

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