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Ddl Zan, Alessandro Zan vuole censurare Libero: la richiesta a La7, non invitate Pietro Senaldi

Pietro Senaldi
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Parliamo di piccole cose, ma l'aria che tira inizia a essere pesante. Ieri alle 13.00 avrei dovuto essere ospite di La7, rete pluralista e di ottimo giornalismo che cortesemente mi dà spesso voce. Io avevo un impegno e cercavo di declinare, ma mi era stato fatto capire che si teneva alla mia presenza. Si attendevano scintille dal mio confronto con Alessandro Zan, estensore dell'omonimo disegno di legge contro l'omofobia, o la libertà d'espressione, a seconda dei punti di vista. Per questo ho risposto «obbedisco» malgrado un dibattito con il succitato deputato del Pd mi ecciti quanto una videoconferenza di Letta. 

 

Il duello però non c'è stato perché la sera prima ho ricevuto un sms, che conservo gelosamente, nel quale mi si spiegava che non sono gradito al nuovo paladino dei diritti civili. Non ricordo di aver mai scritto una riga sulla sua legge, eppure il democratico e progressista Zan mi ha bannato, suppongo in quanto esponente della direzione di Libero, senza neppure sapere quello che avrei detto. Una sorta di discriminazione di genere politico. 

Qui in redazione non siamo né stupiti né indignati, ci abbiamo fatto il callo. Il problema di Zan e dei suoi amici non sono i gusti sessuali ma che cosa lui e loro hanno nel cervello. Pensano di essere depositari del diritto di decidere chi può parlare e chi no, cosa deve dire un insegnante ai suoi allievi, un prete ai fedeli, un giornalista in televisione. E se per caso il Papa non è d'accordo con loro, salgono sul pulpito per impartirgli una lezione di catechismo. Quanto è accaduto a me è di poco conto, ma illuminante della mentalità di certa sinistra, convinta delle proprie ragioni al punto che non solo non ammette che altri espongano le loro, ma si arroga perfino il diritto di fare un processo alle intenzioni di quanti non appartengono alla sua parrocchia. I critici della legge Zan non sono omofobi e neppure persone che ritengono che non vada punito chi incita all’odio verso i gay.

 

Sono più semplicemente individui persuasi che la norma del deputato piddino sia l’anticamera della negazione della libertà d’espressione nonché lo strumento per plasmare la società indirizzandola verso il pensiero unico progressista attraverso la messa fuori legge di tutte le voci che lo contrastano. Insomma, gli anti-zanisti osteggiano il deputato per le sue devianze rispetto ai valori di una democrazia occidentale e non per i suoi gusti nella vita privata.Oggi è una presenza televisiva negata, domani un processo per un’opinione espressa in un articolo, dopodomani un giornale chiuso perché non ha un pensiero omologato. Così si finisce a dare il pallino in mano a chi ritiene che chi sia diverso da lui non abbia diritto di parola.

Riguardo ai gay, che Zan vuole tutelare ritenendoli non si sa perché diversi o particolarmente bisognosi, una volpe della politica come Andreotti sosteneva che per lui erano liberi di fare tutto quello che volevano, purché alla fine della storia non fossero gli eterosessuali quelli a essere considerati stravaganti. Con la legge in programma ci stiamo andando vicino: quelli che vogliono mettere la mordacchia a chi ha gusti diversi dai loro passano per democratici, quanti si battono per la libertà d’espressione vengono bollati come razzisti, fascisti e omofobi.

 

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