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Ddl zan, la sinistra non ha il coraggio delle sue idee: la giornata Lgbt a scuola? Ora negano tutto

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Iuri Maria Prado
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Non so se sia stata malafede o insipienza a governare le parole di Alessandro Zan,il genitore n. 1 del ddl che porta il suo nome:ma contrastare l ’iniziativa vaticana con quell’argomento,e cioè che nella Giornata nazionale contro l’omotransfobia le scuole “potranno”,ma non dovranno, organizzare quelle celebrazioni, ecco, è letteralmente da magliari. Legittima o no, infatti, e condivisibile o no, la lamentela del Vaticano riguarda tra l’altro il fatto che quel disegno di legge, nell’istituire quella Giornata e nel disporre che le amministrazioni pubbliche e le scuole vi si uniformino, interferirebbe indebitamente con la libertà di determinazione degli altri istituti scolastici.

 

 

Ora, i sostenitori della riforma, a cominciare da Zan, avevano il diritto di contestare in qualsiasi modo il tentativo del Vaticano di ostacolarne l’approvazione: ma non dicendo bugie, come invece han fatto. Perché quello scriteriato disegno di legge fa proprio ciò di cui il Vaticano si duole, vale a dire: 1) innanzitutto istituisce la giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia; 2) poi prescrive che in quella giornata «sono organizzate cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile» per la realizzazione delle finalità della legge: e dunque non è una facoltà ma, appunto, un dovere; 3)infine dispone chele scuole «provvedono» a quelle attività. Attenzione: non «possono provvedere», non «hanno facoltà di provvedere», non «sono invitate a provvedere», che già farebbe schifo, ma «provvedono».

 

 

Bene, messo di fronte a tutto questo, che ti tira fuori il Parent 1 della legge «contro l’odio»? Che non è vero niente, perché nessuno obbliga questa o quella scuola ad adempiere al rito, e anzi ciascuna sarebbe libera di scegliere. Balle, si ripete. Perché tra i tanti altri spropositi di questa legge c’è quel che si è detto: non solo l’istituzione di questa balorda Giornata ma, per soprammercato, l’ordine di organizzarne la celebrazione e l’intimazione alle scuole di provvedervi. Altro che «possono». È comprensibile che ci si vergogni di questa legge-vergogna, ma chi la sostiene abbia almeno le palle di difenderla per l’obbrobrio che è anziché inzuccherarne il contenuto velenoso. Volete fare il Sabato Progressista? Bene (si fa per dire): intestatevelo, rivendicatelo e non rompete i coglioni.

 

 

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