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Sergio Mattarella, l'ipotesi del bis per il Capo dello Stato favorirebbe anche la fase di avvio del PNRR

Roberto Formigoni
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A inizio febbraio 2022, è in calendario l'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Le manovre e gli abboccamenti tra i partiti e le personalità che pensano di avere le caratteristiche adatte sono cominciati da tempo, noi vogliamo svolgere qualche osservazione istituzionale (che ha però risvolti politici parecchio significativi). Il presidente della Repubblica è il rappresentante e il garante dell'unità nazionale ed è eletto da tutti i parlamentari integrati da una cinquantina di consiglieri regionali. È eletto dunque da un collegio che si vuole rappresenti le opinioni e le aspettative dell'intero Paese. Ma è così per questo Parlamento? Esso è stato eletto nel febbraio 2018, così come una parte significativa dei consigli regionali.

 

 

 

 

Tra sette mesi dunque parlamentari e consiglieri regionali saranno in carica da 4 anni, e nel frattempo sono intervenuti tali e tanti rivolgimenti politici, cambi di casacca, epurazioni, che possiamo dire con certezza che il presidente che risultasse eletto non rappresenterebbe per nulla gli orientamenti degli italiani di quel febbraio 2022. Verrebbe eletto un presidente figlio degli equilibri politici del 2018, non del 2022, legittimo dal punto di vista istituzionale ma non da quello politico. E c'è un'altra considerazione: con una modifica costituzionale introdotta lo scorso anno, il numero complessivo dei senatori e deputati del prossimo Parlamento è stato drasticamente diminuito, non più 945 ma 600, di cui 400 deputati e 200 senatori.

 

 

 

 

Ma il presidente eletto nel 2022 sarà figlio del Parlamento di 945 componenti, perché il nuovo Parlamento di 600 sarà eletto solo nel 2023. E dunque? Dunque si deve pensare a una soluzione, che possa anche permettere la prosecuzione del governo Draghi nella complicata fase di avvio del PNRR da 248 miliardi, senza peraltro impedire una sua ascesa al Colle - se il nuovo Parlamento e lui stesso lo vorrà - nel 2023. Come sarebbe possibile tutto questo? I principali partiti potrebbero chiedere a Mattarella di accettare una sua rielezione nel 2022, come già accadde con Napolitano nel 2013. Mattarella ha già detto di no, ma davanti all'insistenza di una larga maggioranza non potrebbe rifiutarsi.

Ora, il mandato del presidente della Repubblica è di sette anni, ma, esattamente come accadde per Napolitano, nulla impedirà a Mattarella di attuare un secondo mandato di un solo anno/anno e mezzo. Questa sua disponibilità eviterebbe all'Italia tutte le anomalie che abbiamo accennato e permetterebbe un Draghi presidente della Repubblica per un settennio completo. Accadrà? Questo non lo sappiamo, ma è la dimostrazione della flessibilità e intelligenza della nostra Costituzione.

 

 

 

 

 

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