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Pietro Senaldi a gamba tesa: "Fate una legge per Renzi. Altro che gay, è lui l'unica minoranza che si può insultare"

Pietro Senaldi
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Bisognerebbe fare una legge che punisca il reato di Renzi -fobia. In questo clima di tutela assoluta delle minoranze, i seguaci dell'uomo di Rignano e i parlamentari di Italia Viva sono la sola minoranza che chiunque può insultare, e perfino minacciare di morte, senza incorrere  in sanzioni o reprimende. Eppure, oggi in Italia i renziani sono molto meno degli immigrati, degli omosessuali o dei disabili che vuole tutelare la legge Zan, almeno a guardare i trattamenti Inps che vengono erogati. L'insulto a Renzi è di moda, lo si fa per sentirsi democratici. E se il tapino si difende, si passa direttamente alla lapidazione. Quanto successo ieri con Chiara Ferragni e Fedez è solo l'ultimo capitolo. La premessa è che il Matteo di sinistra, come quello di destra, non condivide la legge Zan e la vuol cambiare. L'influencer milionaria lo ha perciò insultato in rete, postando la sua foto sopra la scritta «i politici fanno schifo».

 

 

L'ex potente ha risposto «parliamone» e per questo è stato investito dagli improperi del marito della signora, un Fedez in versione John Wayne. «Matteo stai sereno, guarda la Nazionale e smettila di pisciare in testa agli italiani» è stato il civile messaggio del rapper che ama la libertà d'espressione al punto da coltivare il vizietto di registrare a tradimento chi parla con lui al telefono. Il macho dalla parte degli omo ha alzato la voce per perorare la causa della sua donna come un bullo di periferia, malgrado la Ferragni sia in grado di difendersi da sé. Al momento Renzi non gli ha fatto rispondere dalla moglie Agnese, impartendo alla bella e al tatuato una lezione di stile. Non c'è da stupirsi. Per aver successo sui social basta vedere cosa dice la massa e ripeterlo con parole meglio confezionate.

 

 

Se poi c'è un bersaglio facile, come è Renzi, gli si spara contro con la maggior violenza possibile e il gioco è fatto, si passa per maitre a penser sagaci, spietati e illuminati. Ci provano anche i politici, solo che non sono del mestiere e per questo gli va sempre male quando si scontrano contro i guru della rete. Il Pd lo ha capito meglio di tutti e ormai si serve di cantanti, calciatori e influencer per fare politica. Si limita a fornire loro l'obiettivo e questi sparano. Matteo Renzi è la preda preferita dalla sinistra, ancora più di Salvini e della Meloni. Ma perché tanto odio? Certo, Letta non gli ha perdonato di avergli fatto le scarpe con un messaggino canzonatorio, il famigerato «Enrico stai sereno». La sinistra poi mal sopporta che l'ex premier abbia cercato di usare il Pd come un tram e ora si faccia gli affari suoi. Ma quello che i dem non possono tollerare è che l'ex capo levi loro per la prima volta il pallino nella scelta del presidente dello Repubblica. Letta e i suoi sono terzi o quarti nei sondaggi, dopo le scissioni hanno una forza parlamentare del 14% scarso, ma ritengono di avere il diritto divino di decidere chi deve andare al Colle. Solo che, se Renzi si mette di traverso, con i grillini squagliati come sono, la sinistra non ha i numeri. La modifica della legge Zan suona alle orecchie dei dem come un campanello d'allarme, una prova generale di una nuova maggioranza, che oggi può cambiare la legge anti-omofobia e domani scegliere il sostituto di Mattarella. Per esempio Draghi, un nome che Letta dovrebbe trangugiare senza poter fare storie. Nel caso, chi sostituirà SuperMario a Palazzo Chigi, un tecnico indicato direttamente dal nuovo capo dello Stato, potrebbe essere poi lo stesso uomo che guiderà l'Italia del governo di centrodestra che scaturirà dalle elezioni del 2023. Una figura di garanzia, all'estero e in patria, inattaccabile dai soloni della sinistra. 

 

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