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Enrico Letta, silenzio stampa sugli affari cinesi del leader Pd: soltanto un caso?

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Giovanni Sallusti
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"Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere". Non è solo una nota sentenza del filosofo Ludwig Wittgenstein, ma si candida anche a perfetta rappresentazione del sistema dell'informazione italica. Facciamo un esempio, rigorosamente non a caso: se per disgrazia qualcuno fa uscire la notizia che un alto dirigente del Partito Democratico, magari perfino il segretario, coltivava una rete di rapporti professionali e lobbistici, lecita ma non certo neutra dal punto di vista della politica né da quello dell'immagine, in cui figurano regimi che non s' ispirano esattamente a canoni liberali, magari perfino il più grande totalitarismo sulla faccia della terra, ecco, quella è proprio una cosa "di cui non si può parlare". E quindi, coerentemente e sistematicamente, "si deve tacere". 

 

È lo schema che stiamo vedendo all'opera a proposito dello scoop del Domani, ripreso in beata solitudine da Libero, sulle molteplici attività intraprese da Enrico Letta quando formalmente dirigeva la Scuola di affari internazionali dell'Istituto di studi politici di Parigi. Tra gli incarichi che balzano più all'occhio di qualunque osservatore (ma non dei segugi a corrente alternata che popolano le redazioni dei giornaloni nostrani), c'è la co-presidenza per l'Europa occidentale della Tojoy: un acceleratore di start-up per imprese cinesi, o straniere che vogliono penetrare in Cina. Che non suonerebbe nemmeno male, se non fosse peril lieve dettaglio che nel corpaccione del Dragone non prospera un libero mercato, bensì un capitalismo di Stato sorretto da un Partito Unico che sta conducendo un'offensiva imperialista globale, con nel mirino anzitutto l'Occidente. 

Per rendersi conto della differenza, si rilegga l'agenzia cinese che l'8 agosto 2019 diffuse la nomina dell'attuale leader democratico (seppur di una variante particolare in bilico sull'ossimoro, democratico tendenza Xi Jinping): "Mentre la Cina celebra i 40 anni della sua riforma e della sua politica di apertura e continua a guidare l'iniziativa globale della via della seta, la compagnia Tojoy sta dimostrando un continuo impegno nel business globale accogliendo talenti internazionali di alto livello". Cioè, la posizione di rilievo assunta dal nostro (o dal loro?) veniva messa espressamente in relazione con le "riforme" e le "politiche di apertura" del Partito Comunista (per un quadro più chiaro, chiedere ai giovani manganellati e incarcerati di Hong Kong) e con la rivendicazione della "via della seta", il cavallo di Troia della dittatura per puntare al cuore dell'Occidente, spaccarlo, sabotare il legame atlantico tra le democrazie. Non pare irrilevante, da un punto di vista geopolitico e valoriale, nemmeno il ruolo ottenuto nel maggio 2019 nel colosso francese Publicis, di cui Letta diventa membro del Consiglio di sorveglianza e del Comitato rischi e strategia. Una delle controllate del gruppo cura da vent' anni l'immagine della monarchia saudita, una teocrazia islamista in cui i giornalisti fanno la fine del povero Kashoggi, letteralmente macellato, ma anche questo non ha minimamente turbato i giornalisti di quaggiù, che pure in tema Arabia Saudita davanti a un certo Renzi furono ben più reattivi. 

 

Ma soprattutto: per molto meno di tutto ciò, un altro capo di partito è stato per anni messo alla gogna e indicato come agente di una potenza straniera a testate, tiggì, editoriali unificati. Perché aveva il pregio di essere il politico giusto, quello di cui "si può parlare": ci riferiamo a Matteo Salvini e al farlocchissimo scandalo battezzato dall'apparato mediatico, senza alcuna percezione del ridicolo, "Moscagate". Una picaresca storiella che non coinvolgeva nemmeno il leader leghista, bensì un collaboratore che nell'albergo notoriamente più spiato della capitale russa sarebbe andato a chiedere dei finanziamenti, di cui non è stato trovato un rublo. Se la classe giornalistica utilizzasse oggi lo stesso metro con il segretario del Pd, il buon Enrico sarebbe infiocinato dalla mattina alla sera, ma ci troveremmo in presenza della classe giornalistica di una nazione avanzata. Fantascienza. 

 

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