Conseguenze

Giuseppe Conte, la sua eredità? L'idea bestiale della libertà vigilata, il terreno contaminato su cui muove il governo Draghi

Iuri Maria Prado

Solo un Paese profondamente malato poteva accogliere con noncuranza i decreti illegali di Giuseppe Conte, e assistere impassibile alle conferenze stampa in cui l'avvocato del popolo ne illustrava i contenuti balordi spiegando che lui "non consentiva" questo e "consentiva" quest' altro. Quelle orazioni sgrammaticate denunciavano il plateale fraintendimento sul quale prese a fondarsi l'esercizio del potere governativo durante l'imperio del vaffanculo in pochette: e cioè che la concessione e la revoca delle libertà costituzionali fossero nella disponibilità del capo del governo; insomma che "lui", al di sopra della legge e anzi a prescindere dalla legge, avesse titolo di "consentire" o no. 

 

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Ma un simile scempio, ha avuto corso in una temperie di sostanziale accettazione, quella che giusto qualche mese dopo induceva la stampa coi fiocchi a spiegarci che la libertà dovevamo meritarcela: come se si discutesse di una regalìa. L'ingentilirsi delle prescrizioni anti-Covid non ha rasserenato il clima. Anzi il venir meno di alcuni vincoli va di conserva con un medesimo atteggiamento minaccioso di certi rappresentanti pubblici: nell'idea che le libertà fondamentali siano poste a corrispettivo di una buona condotta. Non c'è stato solo in Italia, il coprifuoco, anche se in Italia ha avuto un presidio di divieti e sanzioni altrove neppure immaginabili. Ma solo in Italia i provvedimenti restrittivi sono stati assunti per soprammercato illegalmente - sulla scorta di un intendimento retributivo (siccome sei irresponsabile, io ti tolgo la libertà di muoverti), e soprattutto con l'immonda retorica per cui la soggezione a quel regime repressivo ci avrebbe "reso migliori". 

 

L'Italia che conta è sempre stata a guardare l'involuzione civile del Paese, anzi spesso lo ha accompagnato nel rifugio della soluzione illiberale raccontando e raccontandosi che il bene comune reclamava altre priorità: "prima la salute". La malattia era una specie di colpa: voleva dire che te l'eri andato a cercare. Ed era la prova che la libertà proprio non la meritavi. Oggi il governo è diverso e diversa è la compagine che lo sostiene: ma lavora su un terreno contaminato, che non ha smesso di esalare quel veleno autoritario e su cui ancora razzola l'idea bestiale della libertà vigilata.